E' ripresa questa mattina in tribunale il processo per le presunte tangenti al Comune di Pescara. 24 sono gli imputati tra cui spiccano i nomi dell'ex sindaco Luciano D'Alfonso, del suo ex braccio destro, Guido Dezio, e degli imprenditori Alfonso e Carlo Toto.
La prima ora é scivolata via stancamente, spesa a chiarire al collegio giudicante che il teste Nicola Baiocchi, che ha chiesto di essere nuovamente ascoltato per rettificare un aspetto reso nella sua prima deposizione, é stato per un certo periodo iscritto nel registro degli indagati con l'ipotesi di falso in concorso e concussione, ma la sua posizione fu poi archiviata.
Meno di un'ora, invece, per ascoltare gli altri 4 teste: due dipendenti di un negozio di tendaggi per una fornitura di tende acquistata dalla famiglia D'Alfonso, e due imprenditori che avrebbero svolto dei lavori per conto del Comune. Poco dopo le 11.00 il pezzo forte della mattinata: la deposizione dell'architetto Paolo La Rovere, consulente della Procura chiamato ad effettuare l'analisi delle procedure per l'appalto per la riqualificazione dell'area di risulta e l'esame degli atti sequestrati alla Toto Spa e al geometra Leombroni.
Obiettivo del Pm Varone, dimostrare come l'amministrazione comunale abbia arrecato vantaggio a Toto agevolandolo nell'affidamento dell'appalto e garantendogli benefici sul piano economico nella gestione dei parcheggi a pagamento. La Rovere ha ricostruito con dovizia di particolari tutta la vicenda, dal progetto Monestiroli alla definizione di una prima gara d'appalto che non prevedeva inizialmente la gestione dei parcheggi come parziale ristoro agli investimenti per la realizzazione del progetto, ipotesi poi reintrodotta a seguito di una conferenza di servizi, anche se solo per 1200 parcheggi. Tuttavia la gara andò comunque deserta perchè un paio di imprese rilevarono il rischio amianto in quell'area che avrebbe fatto elevare i costi.
Rischio amianto poi smentito dalle relazioni di Corpo Forestale dello Stato ed Arta. Nel settembre del 2006 si diede avvio alla seconda gara d'appalto dopo che il Comune aveva ottenuto da Monestiroli una rivisitazione del progetto. Da qui la questione controversa della gestione dei parcheggi, in cambio delle spese per la realizzazione del progetto. 1200 in zona sosta controllata, 600 in zona a traffico limitato. In realtà, ha fatto notare il consulente, in altri documenti si fa riferimento a 4000 posti auto in Ztl. Nel frattempo Toto, unica impresa concorrente, si aggiudica la seconda gara d'appalto facendo insorgere alcuni consiglieri dell'allora mnoranza e di un'associazione di consumatori che ottenne dal tar la sospensiva, nel 2008 la procedura venne annullata concordando con Toto una riduzione dei posti.
La Rovere ha poi evidenziato le strane similitudini tra gli atti in possesso del geometra Leombroni e i termini definiti nel bando, alludendo ad una sorta di vestito cucito perfettamente addosso a Toto. Tesi contestata dai difensori: secondo Milia, legale di D'Alfonso, La Rovere é giunto a questa conclusione prendendo in esame il piano economico finanziario del progetto e non il bando dove, al punto F, si specifica che il corrispettivo per l'azienda si limitava ai proventi di soli 600 posti auto in Ztl, mentre gli altri 3400 erano gratuiti. Secondo l'avvocato di Leombroni Di Girolamo, invece, non c'é nessuna anomalia nelle similitudini riscontrate tra gli atti del geometra e quelli del Comune, perchè Leombroni é stato consulente esterno del responsabile unico del procedimento e non, come sostiene l'accusa, uomo di Toto. Si rprende nel pomeriggio con l'attesa deposizione dell'ex onorevole Raffaele Delfino uno dei principali accusatori di Luciano D'Alfonso.