Tangenti in Lombardia tra gli indagati anche il presidente della Regione Fontana

08 Maggio 2019   09:04  

Gli interessi privati prevalgono su quelli pubblici, dietro giusto compenso, e il sostegno alla politica diventa merce di scambio di imprenditori ambiziosi desiderosi di allargare il proprio giro d'affari. Il tutto condito da spregiudicatezza e senso di impunità. E il contesto da cui nasce la doppia inchiesta che ha portato a 43 misure di custodia cautelare, di cui 12 in carcere e 16 ai domiciliari, nei confronti di esponenti politici lombardi, amministratori pubblici e imprenditori accusati a vario titolo di corruzione e turbata libertà degli incanti, finalizzati all'aggiudicazione di appalti pubblici. Il reato associativo viene contestato a 9 dei 95 indagati. 

Nell'inchiesta coordinata dalla Dda di Milano, è finito in manette per associazione a delinquere il consigliere comunale Pietro Tatarella candidato di Forza Italia alle prossime europee, ai domiciliari per corruzione il sottosegretario azzurro della Regione Lombardia Fabio Altitonante, per il parlamentare forzista Diego Sozzani, accusato di finanziamento illecito ai partiti, c'è una richiesta di arresto inviata alla Camera.
 
Tra gli indagati, per abuso d'ufficio, c'è anche il governatore della Regione Lombardia Attilio Fontana secondo il 'Corriere della Sera'. In mattinata, Fontana si era presentato di persona e senza appuntamento dal Procuratore come "parte offesa" per avere notizie, poi la sera la situazione sarebbe cambiata. "Peggiora - spiega il 'Corsera - la posizione del governatore lombardo quando ieri, in Regione, la Guardia di Finanza acquisisce i documenti sul fatto che poi Fontana abbia attuato davvero una delle 'alternative' che aveva immaginato: e cioè nell'ottobre 2018 abbia proposto alla giunta regionale di nominare il suo socio di studio Marsico tra i membri esterni di un'Nucleo di valutazione degli investimenti pubblici'. E' a questo punto che Fontana viene indagato dalla Procura per l'ipotesi di 'abuso di ufficio'". Da parte sua, il governatore lombardi ieri nella sua difesa in aula ha proclamato: "Vado avanti corretto e trasparente come sempre sono stato".

L'inchiesta, spiega il capo della Dda Alessandra Dolci, nasce dall'osservazione degli affari di Renato Napoli, figura già emersa nell'indagine di 'ndrangheta 'Infinito' per i suoi contatti con alcuni affiliati alla locale di Cormano. E evidente, nella doppia inchiesta, la "sinergia tra cosche della 'ndrangheta e alcuni imprenditori", evidenzia il procuratore Greco. Il primo episodio contestato riguarda l'appalto pubblico per il 'servizio neve' indetto nel 2017 da Amsa. Nell'indagine della Guardia di finanza di Busto Arsizio, dei carabinieri di Monza e della Polizia locale meneghina, anche "il bando per il teleriscaldamento dell'A2A", o "l'episodio dello scorso marzo che coinvolge Acqua Novara", sottolineano i pm Adriano Scudieri e Silvia Bonardi. 

Diverse le municipalizzate a cui guardano gli imprenditori che cercano di ottenere informazioni interne per spartirsi le gare al ribasso. L'elenco dei nomi noti è lungo: l’abuso d’ufficio è contestato a Franco Zinni, attuale direttore del settore Urbanistica nel Comune di Milano, mentre turbativa d'asta e corruzione sono ipotizzate a carico di Mauro De Cillis, responsabile operativo dell’importante municipalizzata milanese Amsa. Spunta, nell'ordinanza di oltre 700 pagine, anche una conoscenza dei tempi di Mani Pulite: Loris Zaffra, fedelissimo di Bettino Craxi.  Tre i protagonisti centrali dell'indagine c'è l’imprenditore del settore rifiuti e bonifiche ambientali, Daniele D’Alfonso della Ecol-Service, l’unico al quale viene contestata l’aggravante di aver agevolato il clan di 'ndrangheta dei Molluso facendone lavorare uomini e mezzi negli appalti presi pagando tangenti.

Per il gip Raffaella Mascarino,  "Tatarella "è 'a libro paga' dell’imprenditore: "documentalmente è un consulente della società da 5.000 euro al mese"; in realtà è "una sorta di ‘facilitatore’" come dimostrerebbero i benefit di cui gode. Non solo: l'imprenditore che "sfrutta" le elezioni per ‘mettere le basi’ all’espansione commerciale della sua società" avrebbe contribuito alle spese della campagna elettorale di Altitonante con 25 mila euro.

Accuse di finanziamenti illeciti anche per il partito guidata da Giorgia Meloni. Emergono presunti "finanziamenti illeciti a Fratelli d’Italia" dall'ordinanza firmata dal gip di Milano. Anche in questo caso a fare i versamenti sarebbe l'imprenditore D'Alfonso. Dettagli che emergono nell'indagine che riporta indietro gli orologi della cronaca giudiziaria: uno dei luoghi di incontro tra gli indagati è il ristorante 'Da Berti', vicino alla sede della Regione, lo stesso di un'altra tangente consegnata nelle mani di un esponente regionale lombardo.

Nel locale, secondo l'accusa, Tatarella propiziava nuove relazioni politiche all’imprenditore, in gergo il locale diventava "la mensa dei poveri", da qui il nome dell’inchiesta. "Le vicende corruttive, di finanziamento illecito e di turbative di gara evidenziano un quadro di grave allarme sociale: le funzioni dei pubblici ufficiali coinvolti sono risultate, in molti casi, insanabilmente asservite agli interessi privati del sodalizio e dei privati corruttori", scrive il gip nella lunga ordinanza.

"Le dimensioni e la gravità del fenomeno criminoso ben fotografato dal quadro indiziario e la spregiudicatezza e la disinvoltura" messa in atto "denotano, da un lato, la predisposizione a beneficiare di favori in ragione della funzione pubblica esercitata, e con essa il senso di impunità derivante dalla possibilità di controllare direttamente vari settori delle istituzioni o comunque di godere della 'copertura' di compiacenti organi deputati alla funzione di controllo, e, dall’altro, la convinzione che, attraverso l’adeguata illecita remunerazione, si possano comprare i favori dei pubblici ufficiali ed asservire al proprio interesse personale i poteri pubblici conferiti".


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