Tempi e modi del rientro

14 Dicembre 2009   09:44  

La settimana prossima ha termine il mio esilio sulla costa, posso rientrare a casa mia, un appartamentino in un fabbricato situato nelle immediate vicinanze del Torrione. Questo è il simbolo dell'intero quartiere sorto dagli anni sessanta in poi oltre la Fontana Luminosa e la zona verde che circonda il Forte Spagnolo, purtroppo ha perso un pezzo in alto i cui resti giacciono tristemente alla sua base, ma resta ancora lì, in piedi, a segnare lo spazio con il ricordo di un acquedotto oggi sparito. E' un quartiere fortunato, non ci sono stati morti o crolli, solo danni. Non gravi.

Eppure tantissime case stanno ancora come erano il giorno del terremoto, danneggiate ed abbandonate. Che tristezza! Quando arrivai sulla costa ad aprile, credevo veramente che per settembre sarei tornata a casa, e non avrei mai pensato di dover vedere alberi di Natale messi su negli alberghi della costa. Chi lo avrebbe pensato allora, che gente abitante nel quartiere più fortunato di Aquila dovesse passare il Natale fuori casa? Quale negativo intreccio di fatti tiene tanta gente ancora lontana da casa?

La risposta è semplicissima, per ora non ci sono soldi per pagare i lavori di recupero, neppure per quelli chiamati ricostruzione leggera. Inoltre la procedura per poter solo fare la domanda per accedere ai fondi è complicatissima, ed ha generato lunghissime discussioni nelle riunioni condominiali. Il termine di scadenza per la presentazione delle domande viene spostato sempre più in avanti, e qualcuno ha incominciato a dire che non ci deve essere alcuna scadenza, visto come vanno le cose. Il mio condominio è stato efficientissimo nel presentare la domanda, riuscimmo a farlo ai primi di settembre, all'inizio di ottobre ricevemmo un'autorizzazione ad incominciare i lavori. Questi incominciarono a metà ottobre, sono andati avanti, e le prime famiglie sono già rientrate.

Come è stato possibile? Il miracolo questa volta non lo ha fatto il Grande Capo al governo, e neppure Padre Pio. Semplicemente lo ha fatto l'impresario dei lavori, che ha voluto portare avanti i lavori senza avere neppure un centesimo della cifra richiesta, ristrettissima, proprio il necessario, e sulla quale pure ci sono state obiezioni. Sebbene la nostra domanda stia nel gruppo delle prime su 12.000, non ancora è arrivato nulla. Insomma ancora una volta la buona volontà, l'arte di arrangiarsi, il fai da te, ha fatto miracoli.

Sarebbe questo un esempio pratico della frase fatta che ho sentito esclamare con sicurezza ed a gran voce decine di volte, come risposta universale e definitiva ad ogni obiezione sull'andazzo poco rassicurante delle cose: “Rimboccati le maniche e datti da fare” Ma che significa? Da soli non possiamo fare niente, parecchie persone messe insieme possono fare qualcosa. Manca per ora il collante che tiene insieme la comune volontà di fare e la fiducia nella ripresa di una vita per quanto possibile normale, disperse da una normativa sospettosa e contorta che di fatto rende impossibile persino la ricostruzione leggera, deluse da tante promesse ripetute e sbandierate ai quattro venti, tutti i giorni e mai mantenute, svanite in un oceano di parole.

L'impressione generale per ora è proprio triste. La riapertura di due locali pubblici in pieno centro, la cantina, meglio l'enoteca, de Ju boss a Piazza Regina Margherita ed il bar Nurzia in piazza Duomo, sono state occasioni d'incontro per migliaia di persone, la voglia di rientrare in città è grande, ma quanti passata la festa sono andati a dormire chissà dove!

Troppo stridente il contrasto fra la rapida ed efficiente costruzione del nuovo resa possibile da mezzi ingenti e tecnologie nuovissime in zone verdi espropriate alla svelta, e la assenza, il vuoto nella ricostruzione delle abitazioni esistenti nel centro storico e zone limitrofe. Per non parlare delle opere d'arte e delle chiese, per cui il discorso complesso e veramente difficile è appena agli inizi.

Emanuela Medoro
emedoro@gmail.com

14 dicembre 2009

 

Nella foto di Filippo Mortari Corso Federico II


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