Un'annata decisamente da dimenticare, il 2014, per i produttori di olio italiani, che per una serie di motivi hanno ottenuto quantità di olio nettaente inferiori rispetto allo scorso anno.
Tra le zone più colpite da tale crisi dell'olio d'oliva, vi è senza dubbio il Teramano, dove la produzione si è drasticamente dimezzata, toccando anche picchi del 60% in meno rispetto ad un anno fa. Le olive scarseggiano sia sulla costa che all'interno, e quelle poche aziende che sono riuscite ad operare in maniera dignitosa lo devono solo ad una gestione particolarmente oculata delle piantagioni durante la scorsa primavera.
Il fattore che più ha inciso sul calo di produzione risiede certamente nelle frequenti ed abbondanti piogge e grandinate abbattutesi sull'Abruzzo nell'estate appena conclusa, impedendo il normale sviluppo dei frutti. Non pochi danni sono stati assestati anche dall'ingombrante presenza delle mosche olearie, che hanno compromesso la qualità di buona parte delle olive.
"E' ancora presto per sbilanciarsi sulla qualità dell'olio che sarà prodotto, anche se le premesse non sono affatto buone" - ha commentato Marcella Cipriani, responsabile dell'associazione Pandolea ed ex presidente provinciale dell'ordine degli agronomi - "ma la produzione può essere senza alcun dubbio definita scarsissima, addirittura il 50-60% in meno rispetto ad un anno fa. Sulla qualità, poi, andranno ad incidere i trattamenti effettuati sulle piantagioni".
Le conseguenze a livello economico saranno ovviamente tutt'altro che trascurabili: le scorte 2013 stanno esaurendosi per l'elevata richiesta, e la scarsa produzione del 2014 comporterà necessariamente un rincaro dei prezzi al consumo, con il pericolo che olio di scarsa qualità possa essere spacciato per altamente prelibato e quindi venduto a peso d'oro.