Terremoto: Giuliano Panza "prevede" i terremoti dell'Aquila e dell'Emilia, ma nessuno ha fatto nulla

Metodo scientifico verificato, ma la Grandi Rischi lo ignora

22 Maggio 2012   11:12  

Ogni terremoto sembra trovarci impreparati: impreparata la popolazione che non sa come reagire, non sa capire i segni, se ce ne sono, della natura.

Impreparata la politica che ogni volta si trova a contare i morti e a ricostruire ciò che avrebbe potuto rendere più sicuro, rinforzare, rendere anti sismico.

Ogni volta a stupirci e a non capire che l’Italia è TUTTA sismica.

Saperlo non dovrebbe servire, come invece è, ad aumentare paura, ma dovrebbe spingere chi di competenza, le Istituzioni, a darsi da fare. Come?

In primis adeguando le strutture, e poi educando la popolazione: cosa fare durante un sisma, cosa tenere a fianco a letto SEMPRE, come valutare la condizione della propria abitazione.

Sapere lo si sa, ma si fa davvero poco.

Il problema è che il rischio dalla scienza attuale, viene considerato come una probabilità lontana, perché la scienza sa dirci poco o nulla sulla previsione.

Nei giorni scorsi su tutti i mezzi di stampa, è uscita la notizia di uno studio, italiano, che invece avrebbe “previsto” il sisma in Emilia, o meglio, avrebbe annunciato il rischio in un dato periodo.

Lo studio realizzato da Giuliano Panza, ordinario di sismologia dell’Università di Trieste e dai colleghi del Centro di fisica teorica Miramare, evidenzia due algoritmi: CN ed M8. Lo studio presenta una mappa e dentro una zona  nella quale, secondo gli studi,  si può prevedere, a medio termine,  uno terremoto di magnitudo significativa.

Lo studio va avanti da sei anni e il 4 maggio il professor Panza ha consegnato il suo materiale alla Commissione Grandi Rischi, alla presenza di Antonella Peresan dell’Università di Trieste e del Direttore del centro ricerche Enea di Bologna, Alessandro Martelli.

Il documento, ora nelle mani della Commissione Grandi Rischi, evidenziava il rischio nella zona emiliana, un rischio a medio termine entro settembre.

I due algoritmi CN ed M8 utlizzano informazioni contenute nel catalogo dei terremoti e individuano nell’attività sismica moderata variazioni che possono essere considerate precursori di un forte sisma. Calcolano gli intervalli temporali in cui risultata aumentata, rispetto a condizioni normali, la probabilità  in cui si verifichi un sisma superiore.

Lo studio del dottore Panza è italiano ma parte da studi internazionali, infatti l’algoritmo CN si chiama così perché nasce da studi fatti in California e Nevada, e l’M8 è stato messo messo a lavoro per terremoto di magnitudo superiore a 8.

I risultati degli studi sono di grande interesse scientifico, anche e soprattutto perché la loro attendibilità è superiore al 95%  (algoritmo CN) e al 99% (algoritmo M8) secondo Panza, che già tre anni presentò alcuni risultati in una prolusione all’inaugurazione dell’anno accademico a Trieste.

Al Tg3 Leonardo Alessandro Martelli sismologo Enea Bologna spiega: “I terremoti si possono prevedere, ma sempre con incertezza. Questi studi non definiscono luogo e ora precisa di un sisma, ma una previsione da qualche mese ad un anno in una determinata zona e possono offrire uno scenario su cui incidere. Questi studi per ora non sono in grado di permettere l’evacuazione ma sono importanti per verificare la sicurezza delle strutture, per organizzare la protezione civile e migliorare l’informazione alla popolazione.”

Dati di grande interesse c'erano prima del sisma a L'Aquila e prima di quello in Emilia.

Perché non è stato fatto nulla né a L’Aquila né in Emilia? “Martelli spiega: “Questa metodologia anche se in sviluppo avanzato non è ben accetta nel mondo ufficiale dei sismologi.”

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