Terremoto: al via il processo alla Commissione grandi rischi, 309 vite attendono giustizia

Alla sbarra sette indagati eccellenti

20 Settembre 2011   00:22  

E' uno dei processi più attesi, dalla comunità civile, dai parenti delle vittime, dai media. Da tutti quegli aquilani che il 5 aprile del 2009 deciso di tornare a letto dopo le scosse della sera, dopo mesi di scosse, dopo mesi di rassicurazioni scientifiche.

Oggi in aula arriva il processo alla commissione Grandi Rischi, uno dei tanti filoni della maxi inchiesta sul terremoto.

Dopo la fase delle indagini della Procura della repubblica dell'Aquila, e quella delle udienze preliminari, caratterizzate da violente polemiche contro i pm, all'Aquila parte il processo su un caso che ha fatto fare il salto di qualità a livello nazionale alla imponente inchiesta tesa ad individuare se la responsabilità dell'uomo abbia in qualche modo peggiorato il grave bilancio di 309 vittime della tragedia del 6 aprile 2009.

Saranno oltre 50 le testate accreditate per raccontare i primi momenti di un processo che farà certamente discutere e il cui risultato potrà fare giurisprudenza.

Alla sbarra sette imputati eccellenti, tra cui scienziati e tecnici della Protezione civile e dell'istituto nazionale di geofisica e vulcanologia; tutti componenti della commissione Grandi Rischi, riunita all'Aquila il 31 marzo 2009, a cinque giorni dalla tragica scossa, per esaminare la questione dello sciame che da mesi non faceva dormire sonni tranquilli agli aquilani e ai cittadini del circondario.

Gli indagati dovranno rispondere delle ipotesi di reato di omicidio colposo, lesioni personali colpose e cooperazione nel delitto colposo

Secondo la procura, i protagonisti dell'incontro hanno lanciato messaggi troppo rassicuranti che non avrebbero fatto prendere precauzioni ai cittadini: insomma, nonostante i terremoti non si possano prevedere, con un atteggiamento diverso, alcune morti si sarebbero potute evitare.

E i protagonisti del processo, nonchè di quella riunione del 31 marzo 3009 sono: Franco Barberi, presidente vicario della Commissione Grandi Rischi, Bernardo De Bernardinis, già vice capo del settore tecnico del dipartimento di Protezione Civile, Enzo Boschi, all'epoca presidente dell'Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia, Giulio Selvaggi, direttore del Centro nazionale terremoti, Gian Michele Calvi, direttore di Eucentre e responsabile del progetto C.a.s.e., Claudio Eva, ordinario di fisica all'Università di Genova e Mauro Dolce, direttore dell'ufficio rischio sismico di Protezione civile.

Per i pm nella riunione del 31 marzo 2009, c'é stata "una valutazione del rischio sismico approssimativa, generica e inefficace in relazione alla attività della commissione e ai doveri di prevenzione e previsione del rischio sismico" con la divulgazione di "informazioni imprecise, incomplete e contraddittorie sulla pericolosità dell'attività sismica vanificando le attività di tutela della popolazione". Tesi respinte con toni duri dagli imputati.

L'inchiesta, coordinata dal procuratore capo, Alfredo Rossini e curata dal sostituto Fabio Picuti, è partita in seguito all'esposto presentato dall'avvocato aquilano Antonio Valentini e firmata da una trentina di cittadini.

Nel processo il Comune dell'Aquila si è costituito parte civile. Sono 22 i milioni di euro chiesti come risarcimento da tutte le parti civili.


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