Terremoto, debiti e crisi: coraggio, il meglio e passato...

10 Dicembre 2010   15:46  

''Coraggio, il meglio è passato''. Se ragioni di ottimismo ci possono essere, oggi in Abruzzo, sono quelle suggerite da Ennio Flaiano.

L'Abruzzo dopo anni di commissariamento dei disastrati conti della sanità, dopo anni di sacrifici, di annunci del tipo: ''Coraggio, allegria, si vede la luce in fondo al tunnel'', si ritrova sul groppone un nuovo buco da 360 milioni di euro.

La massaia, che è abituata ad amministrare le spese di casa con oculatezza e precisione, si chiede allora ingenuamente: ''Ma come hanno fatto persone così istruite ed esperte a non accorgersi in tanti anni di un debito così grosso?''.

I politici regionali intanto cercano goffamente di dare la colpa del disastro a qualcun altro, mettendo in scena uno stucchevole scarica-barile. E cercano soluzioni per tamponare la falla. Di alternative non ce ne sono molte, tutte variamente miscelabili per una assai amara medicina. Chiedere un prestito di ben 200 milioni di euro, indebitando gli abruzzesi per i prossimi decenni. Tagliare tutto il tagliabile nel già azzimato bilancio,. Mettere mano ai mitici fondi Fas, le uniche risorse - europee - disponibili in tempi di vacche magrissime per fare investimenti, finanziare lo sviluppo, incentivare l'occupazione. Tassare ancora di più i cittadini e le imprese, con un nuovo aumento di Irpef ed Irap.

Nessuno, a quanto ne sappiamo, ha per ora menzionato anche i possibili sacrifici a carico dei principali responsabili del disastro, ovvero l'intera classe politica regionale: come ad esempio l'abolizione immediata, retroattiva e definitiva del vitalizio, ovvero del diritto, o meglio del privilegio, che consente ai consiglieri regionali di riscuotere una lauta pensione con pochissimi anni di contributi versati. In un paese dove milioni di giovani lavoratori precari di pensione percepiranno se va bene pochi spiccioli dopo i settantanni.

In una regione dove ci sarebbe anche una città capoluogo e decine di paesi distrutti dal terremoto da ricostruire e in grande difficoltà economica e sociale. Da una parte a tal proposito c'è chi eleva osanna al miracolo aquilano, afferma entusiasta che la ricostruzione procede a spron battuto, e se c'è qualcosa che non va questo ovvio non dipende dal commissario e dal Presidente protettori dei terremotati.

Dall'altra parte c'è chi incupito denuncia accorato che tutto è fermo, che nel cratere regna la catastrofe, il malaffare e la disperazione, profetizza per L'Aquila il futuro di una nuova Pompei.

I diretti interessati, ovvero i terremotati vorrebbero però ricevere, più che opposte iperboli, risposte finalmente chiare e definitive ad alcune domande: sarà prorogata la sospensione del pagamento delle tasse arretrate? Saranno congelati i mutui, visto che per pagarlo su una casa diroccata, nessuno può vendersi un voto di fiducia? Che fine ha fatto la zona franca e gli aiuti alle imprese del territorio? Quanto sarà finanziato a metro quadro per ricostruire una casa antica e del centro storico, tenendo conto che i 1200 euro per ora fissati, non sono in molti casi sufficienti? Chi decide e a vantaggio di chi il futuro della città?

Dice il saggio: ''In politica se non risolvi un problema creane un altro''. E l'impressione è che il problema del debito stia scalzando quello della ricostruzione. Il tempo in effetti stringe: la pezza a colori sulla voragine dei conti sanitari andrà cucita entro il 31 dicembre. E lungo la pista di questa disperata corsa contro il tempo, c'è un'altra data segnata, in rosso sangue, sul calendario: il 14 dicembre, il giorno del voto di fiducia al Governo Berlusconi.

E dalla sorte del governo nazionale a ben vedere dipende anche quella del governo regionale nonché l'esito del tradizionale rimpasto di metà legislatura, poiché si sa, le quadrature del cerchio si fanno anche ad esempio barattando una poltrona da assessore con una candidatura sicura in parlamento. O perché altro esempio, l'eventuale ingresso dell'Udc in un secondo governo Berlusconi, aprirebbe le porte della giunta abruzzese al partito di Casini.

Ma i cittadini più che al rimpasto, stanco rituale per pochi eletti, pensano sempre più numerosi a come affilare un pasto dignitoso sia a pranzo che a cena, in particolare i 33mila nuovi disoccupati, e gli oltre 50mila in cerca di un lavoro, in maggioranza donne, in una regione con l'economia ferma e dove almeno così dice la classifica del Sole 24 Ore, la qualità della vita è in discesa libera. Insieme alla capacità di portare pazienza e di credere alla favole.




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