Terremoto emiliano, adesso si arrangino da soli!

Cosa farà il Governo dopo le dichiarazioni di Gabrielli

20 Maggio 2012   08:54  

Un'incubo che si ripete, ma che in Italia è sempre prevedibile essendo questo paese una zona a fortissimo rischio sismico.

L'Aquila e i suoi 309 morti non hanno insegnato nulla, il processo in corso contro la Commissione Grandi rischi non ha insegnato nulla, ma c'è una cosa ancor più grave, da oggi, speriamo di no, tutti dovranno provvedere a se stessi in completa autonomia.

Partiamo dalle frasi di Franco Gabrielli ai Giovani Industriali abruzzesi

“Purtroppo per il futuro dovremo pensare alle assicurazioni, perché lo Stato non è più in grado di fare investimenti sulle calamità: possiamo ritenere che gli Aquilani siano stati gli ultimi a ricevere assistenza dallo Stato. Il problema, però, è ancor più grave e a monte – chiarisce Gabrielli – perché prima ancora che sulle calamità bisogna pensare alla prevenzione delle stesse. E il nostro Paese non ha investito su questo”

Parole forse profetiche del Capo della Protezione civile e ex Prefetto aquilano nel periodo dell'emergenza terremoto.

Un uomo che è entrato in servizio all'Aquila all'alba del 6 aprile 2009 e che è entrato in servizio alla Protezione Civile al tramonto di Guido Bertolaso, due momenti storici e sociali difficilissimi e che in quest'ultimo periodo continua a lanciare parole dall'allarme sempre più pesanti sul sistema di Protezione Civile.

Non è certo un mistero che risolvere questo tipo di emergenze costi tantissimo e la crisi si sente forte in tutta l'Italia, ma ci chiediamo se dopo aver regionalizzato la sanità (altro elemento cardine della cultura e società italiana) regionalizzare anche la P.C. non sia un modo per lo stato centrale di effettuare solo la vessazione delle imposte sul cittadino.

Insomma un buon padre di famiglia provvede alla stessa in qualsiasi condizione egli si trovi, un buon padre non lascia il figlio alla mercè degli strozzini per non coprire un debito, non lo lascia senza cure se non può provvedere da solo.

Un buon padre non raccoglie solo il frutto del lavoro (le imposte se non si capisse) e poi se ne frega del resto.

Insomma non ci possiamo ritrovare con uno stato che chiede soltanto e poi non provvede in caso di bisogno alle esigenze dei suoi cittadini.

Ai tempi di Maria Antonietta andò male ed un popolo privato dei suoi diritti potrebbe divenire "ingestibile".

Il terremoto emiliano è un terribile dramma umano e materiale, ci fa capire che tutta l'Italia è a rischio, ci fa capire che Gabrielli ha ragione, non si può agire sempre "a indennizzo", non si può sempre intervenire dopo, bisogna prevenire.

Cari aquilani, dopo tre anni dal terremoto abbiamo le insegne per strada che, in caso di emergenza, dovrebbero farci arrivare ai punti di incontro e di attesa, ma quanti di voi hanno fatto un'esercitazione? quanti di voi sono forniti degli zainetti di emergenza stile giapponese?

Diciamolo chiaramente siamo comunque impreparati, a tre anni dal terremoto se un'altra scossa ci dovesse essere scatenerebbe un panico forse superiore a quella del 6 aprile 2009. Suggestione di massa o no noi vogliamo le esercitazioni del personale addetto a gestire le emergenze e dei cittadini che devono vivere l'emergenza.

Dopo il sisma fui sconvolto da un racconto di un primario del San Salvatore, mi disse:

"Questa è la prima e unica esercitazione che facciamo in ospedale sul rischio sismico"

era il 7 aprile 2009 e quella non era un'esercitazione, le cose da allora non sono cambiate!

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