"The Karate Kid", come lanciare un figlio di papà

La recensione del film

10 Settembre 2010   16:27  

"The Karate Kid"

Regia: Harald Zwart
Cast: Jaden Smith, Jackie Chan, Taraji P. Henson, Rongguang Yu, Zhensu Wu.  Zhiheng Wang, Zhenwei Wang, Jared Minns, Shijia Lü, Yi Zhao, Bo Zhang, Luke Carberry, Cameron Hillman, Ghye Samuel Brown, Rocky Shi, Tess Liu, Wenwen Han
Genere: Azione
Durata: 140 minuti
Voto: OO

Dre Parker, un dodicenne di Detroit, è costretto a trasferirsi in Cina a causa del lavoro della madre In breve tempo Dre inizia a simpatizzare per la sua compagna di classe Mei Yin, ma le differenze culturali rendono questa amicizia difficile. A peggiorare le cose c’è Cheng, un bullo, compagno di classe di Dre, prodigio del kung fu, che si ingelosisce per i sentimenti di Dre nei confronti dell’amica comune. Senza amici, in una paese straniero, Dre non si sente a suo agio se non con Mr. Han (Jackie Chan), il responsabile della manutenzione del suo condominio, che segretamente è anche maestro di kung fu. Man mano che Han insegna al ragazzo che il kung fu non è una disciplina solo di pugni e abilità, ma anche di maturità e calma, Dre capisce che affrontare i bulli sarà l’avventura della sua vita.

Prima di esprimere un qualsiasi giudizio critico su questo film bisogna specificare che "The Karate Kid" non voleva essere un remake della pellicola del 1984, (ma gli assomiglia tantissimo), bensì un trampolino di lancio per Jaden Smith nel favoloso mondo di Hollywood. Lo si capisce fin dal titolo, perchè il ragazzino protagonista non impara il 'karate' ma il 'kung-fu', e viene chiamato così in maniera beffarda dal gruppo di bulletti che gli danno il tormento perchè tenta di difendersi da loro abbozzando una brutta copia dell'arte marziale giapponese.

Tutto gira intorno al figlio di Will Smith e Jada Pinkett (qui coinvolti nel ruolo di produttori) ed il cast si è messo a completa disposizione della stellina. Primo fra tutti il co-protagonista Jackie Chan, che ha dispensato consigli sulla recitazione e sugli stunt creando un rapporto discepolo-allievo anche al di fuori della finzione. Una pellicola tagliata su misura per l'erede di casa Smith capace di tirarne fuori tutto il talento (ce ne è in abbondanza) ma piena di pecche.

Prima di tutte l'eccessiva durata (più di due ore) con un inizio dilatato per più di un'ora inutilmente, soprattutto in vista del fatto che lo spettatore già conosce, grosso modo, il canovaccio degli eventi. C'è, poi, da notare come sia difficilmente digeribile per chi guarda vedere un gruppo di bambini (e Jaiden Smith dimostra anche meno dei 12 anni che ha) picchiarsi con la violenza degli adulti.

Un'ultima ma marginale considerazione negativa è per le canzoni scelte per la colonna sonora assolutamente insipide. Resta, comunque, un'ottima resa emotiva delle scene clou, qualche pillola di filosofia zen all'altezza dell'originale e la buona interpretazione di Chan. Centrato l'obiettivo di lanciare il giovane Smith, rimane la lacuna di non aver realizzato un 'film'.

Francesco Balzano

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