Alla mamma di una vittima del disastro di Rigopiano, colpita da malore dopo la tragedia, arriva una diffida di pagamento per un ticket sanitario.
Un’amara sorpresa ha colpito la madre di Marco Tanda, una delle 29 vittime del drammatico crollo all’hotel Rigopiano del 18 gennaio 2017. La donna, che il giorno dopo il disastro si era sentita male per lo shock e l’ansia accumulata, ha ricevuto recentemente dalla Asl una richiesta di pagamento di 40,97 euro, cifra che include anche 4,82 euro per le spese di spedizione della diffida. Un importo che, se non versato entro 30 giorni, comporterà il recupero coattivo della somma.
Marco, giovane pilota di Castelraimondo, nelle Marche, si trovava a Rigopiano in compagnia della fidanzata, Jessica Tinari di Vasto, quando una valanga devastò il resort, portando via entrambi. Il giorno seguente, la madre di Marco, travolta dall’angoscia e dalla possibilità di non rivedere mai più il figlio, si sentì male mentre era in attesa all’ospedale di Penne e venne assistita in pronto soccorso.
A distanza di quasi otto anni, la madre ha ricevuto la richiesta per il ticket sanitario dovuto per quella visita. La comunicazione della Asl riporta un tono formale e burocratico, come previsto dalle normative, evidenziando come la lettera sia anche un'interruzione della prescrizione e una messa in mora del debitore.
La vicenda ha suscitato l’indignazione della famiglia e della comunità, ma il direttore generale della Asl, Vero Michitelli, ha voluto spiegare che la richiesta di pagamento rappresenta un atto dovuto per legge. "La normativa impone all’Asl di recuperare le prestazioni sanitarie non pagate," ha dichiarato Michitelli, che ha anche mostrato un lato umano aggiungendo che, a titolo personale, provvederà a saldare il ticket della signora Elma. "Sono pienamente consapevole della delicatezza di questa situazione e del lutto profondo che ha colpito questa famiglia," ha precisato il direttore.
Questa richiesta di pagamento ha riacceso la discussione sulle lungaggini della burocrazia e sulla difficoltà di gestire con sensibilità situazioni di particolare fragilità emotiva e psicologica. Il caso solleva, ancora una volta, riflessioni sull’esigenza di una gestione più umana e attenta della burocrazia, che tenga conto non solo delle norme, ma anche del rispetto e del supporto necessari in casi di tragedie personali e collettive come quella di Rigopiano.