Tutti a casa, il terremoto è finito!

17 Settembre 2009   12:44  

'Allora tutto bene a l'Aquila, vero?'' esclama una vacanziera di Vimercate al suo vicino di scoglio, uno sfollato  aquilano che è andato a vedere il mare. E prosegue ''Ho letto che vi hanno dato una casa tutta nuova, con la  torta  e lo spumante nel frigo!''.
Nella testa dello sfollato cominciano  a piovere benzina e prosperi accesi.

Vorrebbe urlargli compostamente che il terremoto non è una fiction, che non stiamo all'Isola degli sfollati. Che le macerie sono quasi tutte dove erano il sei aprile. Che a lui ad esempio è già tanto che gli tocchi un sorso di quello spumantino di quelle CASE dove ogni tanto va Berlusconi a passeggiare sui tetti e a piantare bandiere, perché sono state costruite per una minoranza di sfollati. E infatti si sta scatenando già una guerra tra senzatetto, tra aquilani  e cittadini immigrati, perchè tutti si sentono in diritto di andare in quelle case, e questo però lo potevano prevedere, e possibilmente evitare.

E che le CASE saranno pure belle e sicure per carità, utili, chi lo mette in dubbio, anche perchè con tutti soldi che ci hanno speso ci mancava che facevano baracche di cartongesso, ma come dice il professor Antonello Ciccozzi, dal punto di vista urbanistico è come mettere il fornello in salotto e la lavastoviglie in camera da letto, perché cioè  non è che una nuova città la fai in procedura d'urgenza, in sei mesi, dove capita, espropriando terre a prezzo agricolo a chi aveva già perso casa e lavoro, salvando le terre degli speculatori e dei potentati locali.

Vorrebbe informarla del fatto che chiuse le tendopoli, a lui lo sbatteranno in qualche albergo lontano, a Balsorano, chissà, o a Prati di Tivo, dall'altra parte del Gran Sasso, e sarà un bel casino continuare a lavorare a L'Aquila. Che gli studenti ancora non sanno dove farli dormire.

Che in tanti paesi la costruzione delle casette di legno ancora non inizia, che la ricostruzione di tante case inagibili nei centri storici non è stata finanziata dal Decreto, che prima hanno fatto le CASE e poi hanno scoperto che non erano della pezzatura giusta, cioè hanno fatto come un calzolaio che prima fa le scarpe e poi chiede al cliente che numero porta.

Vorrebbe sturargli le orecchie urlando che la sua vicina di tenda deve tornare a vivere nella sua casa inagibile, con gli operai dentro che lavorano, con la paura legittima di nuove scosse, perché con un'ordinanza la Protezione civile ha detto che ora quelle case, dove se entravi fino ad una settimana fa ti facevano la multa, ora sono per magia diventate sicure, semi-agibili, dove si suppone ci si può semi-vivere in mancanza di alternative. E allora la signora pensa: ''Lo potevate dire prima, così vi facevo risparmiare i soldi che avete speso per me nella tendopoli, tornando a casa mia, e approfittando della bella stagione cominciavo a rimetterla a posto'''

Che non è che chi non va nelle CASE sarà ospitato nella caserma del G8 dove ha dormito Obama, perchè quella caserma non è grande come Città del Messico, ha posti letto limitati, e l'hanno già quasi riempita con i primi sfollati della tendopoli dismessa di piazza d'Armi, tra proteste e grandi tensioni.

Che è assurdo continuare a spendere tutti questi soldi per gli alberghi, milioni e milioni di euro, quando si potevano piazzare subito, dopo un paio di mesi, come in Irpinia e in Umbria, roulotte, container e case di legno, perché c'era suolo a  sufficienza, avoglia se c'era, e pazienza che un container, come dice Bertolaso, non è dignitoso per un terremotato abruzzese, mentre lo era il terremotato umbro e irpino...Chissenefrega! tanto certe case che affittavano a prezzi da usura a L'Aquila erano ancora meno dignitose,ed ora è molto meglio una roulotte, o anche una tenda ben riscaldata, piuttosto che andare in esilio un anno a Balsorano, che è un bel paese, per carità, ma sta a settanta chilometri dalla tua città, dalla tua vita, dai tuoi amici.

Che comunque, a parte la casa, a L'Aquila c'è tanta gente che non ha più un euro in tasca e anche il mutuo sul groppone, e i mutui li hanno sospesi, ma toccherà pagare tutto l'arretrato con gli interessi in aggiunta.

Vorrebbe far notare che a L'Aquila tante attività economiche hanno chiuso o non hanno mai più riaperto, o finite le casse integrazioni, chiuderanno. E se manca il lavoro si scatena una guerra tra poveri e i salari diminuiscono, e va sempre peggio, insomma, oppure ti tocca pure lavorare gratis per accattivarti la simpatia e la stima del tuo futuro datore di lavoro.

Vorrebbe ammettergli che non si sa nemmeno dove emigrare, perchè il lavoro manca in tutta Europa, e in autunno chiuse le tendopoli bisognerà aprire tante mense per i poveri, non più terremotati.

E che comunque tanti aquilani ospiti degli alberghi sulla costa non torneranno più, e questo per chi vuole bene a questa città è un colpo al cuore, il segno già di una sconfitta, di una ricostruzione fallita in partenza.

E vorrebbe urlare spaventando i gabbiani che lui si è stufato di tutte queste passerelle di vip, ministri, onorevoli e sottosegretari, utilizzatori finali di terremotati, clown, cantanti, antropologi, giornalisti, predicatori, salvatori delle anime, protettori e ronde armate di tutori dell'ordine. Andate altrove, dove c'è più bisogno, dove la gente non solo non ha la casa, ma non sa neanche cosa mangiare. O statevene a casa che è meglio, il terremoto è una cosa seria, cribbio, soffrire in solitudine è un diritto.

Che ….che....e ancora che....

Temendo il terremotato al mare di essere etichettato come un ingrato disfattista, nonché lamentoso meridionale, poi risponde però con un più sintetico ''Eh già...''.
La  signora  rasserenata  si immerge nuovamente nella lettura delle tettute inchieste del settimanale Chi. Lo sfollato torna ad osservare due bambini che costruiscono un castello di sabbia, e vorrebbe consigliare di aggiungere almeno un pò di cemento nell'impasto, sennò crolla.

Filippo Tronca


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