In un’intervista esclusiva rilasciata a Luca Telese per il quotidiano Il Centro, Donatella Di Pietrantonio, pluripremiata autrice di L’Arminuta, esplora il suo profondo legame con l’Abruzzo, una regione che ha plasmato la sua scrittura e il suo modo di percepire il mondo.
“Scrivere nasce dalla curiosità. L’Abruzzo? Una terra forte e gentile”
Donatella Di Pietrantonio, affermata scrittrice e vincitrice del Premio Strega, continua a sorprendere il pubblico non solo per la sua narrativa, ma anche per il suo forte legame con l'Abruzzo. Nata ad Arsita nel 1962, la Di Pietrantonio è un simbolo della sua terra, e nella sua recente intervista riflette su cosa significhi essere abruzzese, il ruolo della memoria e l'importanza di proteggere la natura. Tuttavia, resta ben ancorata al suo ruolo di odontoiatra infantile: “Per ora è già tanto se resto nel mio studio a Penne,” afferma scherzando, mentre rifiuta l’idea di lasciare incompiuto il suo lavoro.
Radici profonde e memoria culturale
Quando si parla della sua regione, la Di Pietrantonio non nasconde l'orgoglio per l'Abruzzo e la sua complessità culturale. L’immagine del classico abruzzese “forte e gentile” è, secondo lei, molto più di una semplificazione: riflette l’essenza di una società rurale che ha affrontato dure sfide per sopravvivere. “L’Abruzzo montano ha scritto questo frammento nel DNA della nostra gente”, afferma. Un esempio di questa lotta quotidiana è la sua infanzia, trascorsa in una famiglia contadina: “Sono nata in un luogo dove mancavano l’acqua, la strada e persino il telefono. Per andare dal medico? A dorso di mulo, ovviamente!”.
L’idea che la forza nasca da un ambiente tanto ostile quanto affascinante emerge con forza nel suo racconto. Descrive un Abruzzo incantato e al tempo stesso duro, dove la natura rappresentava non solo una fonte di sostentamento, ma anche un nemico da rispettare. Un contesto che ha contribuito a plasmare il carattere dei suoi abitanti, impegnati a lottare per ogni piccolo risultato.
La tradizione del mutuo aiuto
L’elemento che più colpisce nelle parole della scrittrice è il concetto di “scagnaiut’”, una forma antica di solidarietà contadina. “Quando veniva il momento di mietere il grano,” spiega, “tutti i vicini si univano senza chiedere nulla in cambio, sapendo che, a loro volta, sarebbero stati aiutati”. Una forma di collaborazione che, nel suo racconto, diventa simbolo di una società fondata su valori profondi di reciprocità e ospitalità.
Questa cultura del rispetto verso la natura e il prossimo si riflette anche nelle sue posizioni contro la caccia indiscriminata ai cervi, una questione che la scrittrice sente profondamente. “È una follia ucciderli,” afferma con decisione, ricordando come anche suo padre, pur essendo cacciatore, non sparerebbe mai a un animale fermo. La sua battaglia contro la delibera della Regione che prevede l’abbattimento di centinaia di cervi, è una lotta per difendere una natura già fragile e per proporre soluzioni più sostenibili.
L’importanza dell'educazione e della lingua
Nonostante il suo forte legame con la cultura contadina, Di Pietrantonio non ha mai rinunciato all’importanza dell’istruzione. Ricorda con affetto il suo maestro elementare, Ivano Di Martile, che l'ha introdotta all’italiano in un ambiente dove si parlava solo dialetto. “È stato lui il mio primo editor,” racconta, spiegando come l’educazione sia stata la chiave per sfuggire alla percezione di inferiorità sociale legata al dialetto. “Io ci tenevo follemente all’italiano,” ricorda, sottolineando come il dialetto, pur essendo una risorsa preziosa, rappresentasse anche un marchio di classe.
Il dialetto resta però un elemento fondamentale per comprendere l’anima abruzzese. “In Abruzzo si cambia dialetto ogni cinque chilometri,” afferma con orgoglio, sottolineando come questo fenomeno derivi dalla complessa orografia della regione. Tra valli e montagne, fiumi e mari, ogni comunità ha sviluppato una propria identità linguistica unica.
Tra natura, storia e futuro
In chiusura, la Di Pietrantonio riflette su cosa significa essere abruzzese oggi, un’identità intrinsecamente legata al passato ma anche aperta al cambiamento. Il rispetto per la terra, il valore della famiglia e la capacità di resistere alle difficoltà sono pilastri che continuano a guidarla. Ma c’è anche spazio per l’innovazione: la scrittura, come la sua pratica odontoiatrica, è vista come un mestiere di precisione, dove ciò che si togli è spesso più importante di ciò che si aggiunge.
In definitiva, la Di Pietrantonio ci consegna una visione autentica dell’Abruzzo, una terra di contrasti, di lotta, ma anche di solidarietà e gentilezza. “Non puoi scrivere se non sei curioso,” conclude, ribadendo che il segreto del suo successo risiede proprio nel desiderio costante di conoscere e di capire.