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Renzi: "Giovedì L'Italia avrà una legge sui diritti civili"

09 Maggio 2016   10:33  

Conto alla rovescia per il via libera definitivo del Parlamento alle unioni civili. Il provvedimento approda oggi in Aula alla Camera e entro giovedì è destinato a essere approvato.

L'intenzione di chiedere la fiducia, in modo da mettere al riparo l'iter dal rischio di voti segreti, era stata già preannunciato dal Governo e ieri sera è arrivata la "bollinatura" del premier Renzi:

"La prossima settimana avremo la legge sui diritti civili. Metteremo la fiducia e il 12 maggio la legge sarà votata".

Lo dice Matteo Renzi intervistato da Fabio Fazio.

"E' una cosa bella per tutti e non solo per gli omosessuali". La legge sulle unioni civili "ad alcuni piace di più, ad altri di meno. In tutti i due settori del Parlamento qualcuno avrebbe voluto una legge più coraggiosa, qualcuno la melina e il rinvio. Ma la politica si misura sulla capacità di prendere un impegno e mantenerlo. E poi dal punto di vista soggettivo ci sono persone che stanno aspettando la possibilità di costruire un futuro insieme".

Così, il premier Matteo Renzi, a Che tempo che fa.

"La voteranno in tanti, ma alcuni dell'opposizione forse no, visto che metteremo la fiducia. Altre volte però ho rischiato di più, mi sento molto tranquillo che questa volta passi".

"Entro l'estate portiamo a casa anche il dopo di noi - ha aggiunto - piano piano un pezzo alla volta ci siamo".

"Ho detto in tutte le sedi che del nome del ministro dello Sviluppo economico dovevo parlare prima col presidente della Repubblica. Ne ho parlato? Sì. 

Il nuovo ministro è Carlo Calenda. E' l'ex viceministro, gli ho chiesto di tornare da Bruxelles: giurerà in settimana al Quirinale", ha aggiunto.

Nonostante alla Camera la maggioranza sia ampia, come sempre sui temi etici, i malumori sono trasversali agli schieramenti e non è escluso che per alcune votazioni potrebbero crearsi alleanze alternative.

Oggi si inizia nel pomeriggio ma la prima prova è attesa per la mattina di martedì con il voto sulla questione pregiudiziale di costituzionalità presentata dalla Lega.

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Ma non è questa votazione a seminare qualche preoccupazione, bensì quelle che potrebbero arrivare su alcune correzioni messe a punto da esponenti centristi della maggioranza.

C'è, ad esempio, chi non si dà per vinto e insiste nel chiedere che i sindaci possano esercitare l'obiezione di coscienza e, dunque, non celebrare le unioni civili. Sul versante opposto si teme la riapertura del dibattito sulla stepchild adoption, vale a dire la possibilità di adottare il figlio del partner che varrebbe anche per coppie gay.

Nessuno immagina che l'Aula della Camera possa dare l'ok a una novità di questa portata ma anche il solo parlarne è inviso ai vertici Dem. Che invece puntano a un via libera veloce e, quindi, senza incidenti per poter aggiungere un tassello al puzzle delle riforme.

Sullo scacchiere parlamentare intanto i gruppi si stanno posizionando, con una parte delle opposizioni tentate dalla scelta di un Aventino bis come segno di protesta contro la fiducia.

Forza Italia, che la settimana scorsa ha riunito il gruppo, ha comunque ufficialmente deciso di puntare su un doppio NO, bocciando dunque anche nel merito il provvedimento. Un coro dal quale si sono chiamati fuori alcuni deputati e, soprattutto, alcune deputate come Mara Carfagna e Stefania Prestigiacomo: per loro sarà infatti pulsante rosso al momento della fiducia ma verde quando si tratterà di votare le unioni civili.

Ancora da definire invece la linea per i grillini: si dicono pronti a non fare ostruzionismo ma pretendono che la discussione sia libera. La fiducia sarebbe "inaccettabile", dicono.

Posizione simile a quella di Sinistra italiana, in questo caso, che riunirà i suoi deputati in settimana per decidere l'atteggiamento da tenere: favorevoli a una legislazione più aperta alle coppie gay (e dunque ai veri e propri matrimoni egalitari) i 20 parlamentari voteranno sicuramente contro il governo ma non è ancora definito l'orientamento da tenere al momento del voto sul pacchetto di nuove norme.

Le proteste contro un dibattito strozzato arrivano comunque anche dall'interno della maggioranza.

E' il fronte cattolico, sia dentro Area popolare ma soprattutto dentro il Pd, a chiedere di poter esprimere liberamente il proprio dissenso, in linea con il popolo del Family day.

E che chiede quindi una discussione nelle aule parlamentari, tanto più - è l'osservazione - che il governo può' contare su numeri affidabili a Montecitorio.


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