VINITALY: INTERESSI E PASSIONI NELLA SCELTA DI UN VINO

03 Aprile 2008   16:51  

Niente brutte figure con gli amici a cena: l'eno-appassionato preferisce andare sul sicuro quando acquista il vino per un'occasione importante, mentre da solo e' piu' disposto a sperimentare, provando etichette nuove e sconosciute. Passioni e interessi quotidiani fanno dell'eclettico consumatore un amante del vino attento e incuriosito dalle nuove tendenze del mondo enologico, ma con una premessa fondamentale: nella vita, come negli affari, cio' che conta e' la trasparenza. E' quanto emerge dall'indagine sociologica Buone pratiche di consumo - come il consumatore sceglie il vino promossa da Citta' del Vino - l'Associazione dei Comuni a piu' alta vocazione vitivinicola d'Italia - e presentata a Vinitaly 2008. "Il mercato e' un luogo in cui l'eclettico consumatore non solo puo' esprimere i suoi gusti ma diventa uno spazio dove l'individuo costruisce o riafferma, attraverso le sue scelte di consumo, la sua identita' e il suo stile di vita" sottolinea la sociologa Manuela Gabbai, che ha raccolto e analizzato le opinioni di consumatori abituali di vino nei principali mercati italiani: Milano, Firenze, Roma e Napoli. Interessato alle complicate vicende che ruotano intorno al problema "etichetta", l'eno-appassionato non ha dubbi: sulla bottiglia informazioni piu' tecniche e precise, riguardo ai vitigni utilizzati, al processo produttivo e di vinificazione, alla pratica di affinamento strettamente legata alla storia di un'azienda. "Quello che chiede - sottolinea il presidente di Citta' del Vino Valentino Valentini - e' una chiara tracciabilita' di un prodotto come il vino, la cui filiera produttiva e' interamente italiana. La questione del gusto sembra assumere un ruolo di secondo piano rispetto alla modalita' di produzione e neppure dipende dalla presenza di una certificazione, quanto piuttosto dalla capacita' dello stesso produttore di fare un vino che rappresenti in tutto e per tutto le peculiarita' del territorio, non solo attraverso l'etichetta, ma per le sue caratteristiche organolettiche. Se cosi' fosse le informazioni contenute nelle etichette permetterebbero al curioso appassionato di conoscere e sperimentare nuovi vini e tramite questi territori meno noti".

Dall'indagine emergono due atteggiamenti contrastanti nei confronti delle denominazioni di origine, per cui se da un lato rimangono sinonimo di sicurezza, garanzia e rispetto della tipicita' territoriale, dall'altro il 35% degli eno-appassionati ne denuncia la perdita di identita' per l'aumento eccessivo delle produzioni di origine e per il troppo rincorrere le logiche di mercato: come dire, se tutto e' tipico e territoriale, niente lo e'. Di fronte alla profusione dell'offerta, la denominazione rimane fondamentale per i semplici appassionati, mentre emerge una forte curiosita' da parte dell'esperto conoscitore per i vini non certificati, considerati originali e frutto della sapienza di enologici e produttori. Del resto a contribuire al successo del vino sono prima di tutto il nome della cantina (35%) e il rispetto delle tradizioni territoriali (30%), la presenza in guide e riviste specializzate (25%) e, non per ultimo, lo spirito imprenditoriale del suo produttore (10%). Nelle intenzioni dell'enoturista il vino preferito si acquista direttamente in cantina, ma nella realta' questo non e' sempre possibile. Una diffusione sempre piu' capillare dei vini piu' amati e una maggiore presenza del produttore ad eventi e manifestazioni del mondo del vino anche in area metropolitana, e' quanto chiede l'eno-appassionato al produttore di fiducia. L'alternativa della grande distribuzione - dove pure si vende il 69,2% del vino italiano e gli spazi alle produzioni tipiche sembrano aumentare notevolmente sull'esempio francese - non soddisfa: in assenza dei preziosi consigli dell'esperto enotecario, le denominazioni di origine influenzano la scelta, ma il vino appare completamente spogliato della sua identita' territoriale.

(AGI)


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