Valanghe, densità della neve influisce sulla sopravvivenza

12 Marzo 2014   14:36  

 La densita' della neve potrebbe influenzare le possibilita' di sopravvivenza sotto una valanga piu' di quanto si e' pensato finora. La densita' del manto nevoso potrebbe influire addirittura piu' della dimensione della cavita' per respirare.
Alla verifica di questa ipotesi hanno lavorato i ricercatori dell'Accademia Europea di Bolzano - Eurac, dell'Universita' Medica e dell'Istituto di Scienze dello Sport dell'Universita' di Innsbruck e del Wsl Istituto per lo studio della neve e delle valanghe Slf di Davos.
 
I ricercatori hanno ricreato a Braies in Val Pusteria una valanga artificiale e scavato nell'ammasso di neve delle cavita' di dimensioni uguali per ogni volontario.
Per rendere il test sicuro e meno invasivo possibile, i 12 volontari non sono stati posizionati sotto la neve, ma sedevano al di fuori della valanga e respiravano prendendo aria dalle cavita'.
I volontari hanno respirato per 30 minuti in cavita' dello stesso volume e alla stessa temperatura.
Per capire come la densita' della neve potesse influenzare la loro capacita' di respirare, e quindi il tempo di sopravvivenza, il gruppo ha effettuato il test tre volte: prima a gennaio quando la neve e' tendenzialmente asciutta e leggera, poi a febbraio e a marzo quando la neve e' bagnata e prossima a sciogliersi. Durante i 30 minuti di respirazione nella cavita' i ricercatori hanno monitorato nei volontari diversi parametri fondamentali per la sopravvivenza.
Hanno esaminato per esempio il livello di ossigeno e di anidride carbonica sia nel sangue del volontario che nella cavita', l'apporto di ossigeno al cervello e altre funzioni vitali come il battito cardiaco e la pressione del sangue. 
 
All'inizio e allo scadere dei 30 minuti e' stato misurato lo sforzo fatto dal partecipante per respirare, un parametro che dipende molto dalle condizioni fisiche di ciascuno oltre che dalla densita' della neve.
I volontari che si sono sottoposti ai test sono membri delle squadre di soccorso locali e della guardia di finanza e appassionati di montagna.
"La densita' della neve - hanno spiegato i coordinatori dello studio Hermann Brugger e Giacomo Strapazzon dell'Istituto per la Medicina d'Emergenza in Montagna dell'Eurac e Peter Paal dell'Universita' Medica di Innsbruck - influenza la capacita' di respirare perche' qui siamo in un sistema aperto, in cui l'ossigeno puo' penetrare nella cavita' dall'esterno.
Per avere un confronto con un sistema chiuso che non fa passare aria nella cavita', i volontari hanno provato a respirare in un sacchetto di plastica con lo stesso volume dei buchi fatti nella neve.
In queste condizioni la capacita' di respirare durava da due a cinque minuti, mentre con determinate condizioni della neve i partecipanti potevano respirare anche 30 minuti senza problemi.
Il tempo di sopravvivenza puo' dunque variare molto a seconda della densita' della neve.
Questo fa pensare che con determinate condizioni sia possibile sopravvivere sotto una valanga piu' a lungo di quanto ritenuto finora". Per misurare nel dettaglio le caratteristiche della neve nei tre momenti in cui sono stati effettuati i test sono intervenuti i ricercatori svizzeri dell'Istituto WSL per lo studio della neve e delle valanghe SLF di Davos.
Il gruppo coordinato da Jurg Schweizer ha prelevato campioni da ogni cavita' utilizzata per i test per esaminare la densita' e la composizione della neve.
 
I campioni congelati sono stati trasportati a Davos dove saranno analizzati con una TAC.
Per verificare anche se il modo di respirare di ciascun partecipante possa influenzare le caratteristiche della neve all'interno della cavita', i campioni sono stati prelevati sia all'inizio del test che dopo i 30 minuti.
I ricercatori si sono concentrati anche sulla permeabilita' della neve per capire quanto ossigeno puo' entrare nella cavita' dall'esterno.
Per farlo hanno aspirato l'aria all'interno della cavita' e misurato il tempo necessario a far tornare la pressione a livelli normali.
"Lo studio sperimentale ha evidenziato subito come la densita' della neve abbia un ruolo piu' rilevante di quanto pensato finora per la sopravvivenza dei pazienti sepolti da valanghe.
I risultati dello studio arriveranno tra circa un anno. Saranno informazioni preziose per le modalita' di soccorso e trattamento degli infortunati e per lo sviluppo di nuovi dispositivi di sicurezza per alpinisti, sciatori e per i soccorritori", ha dichiarato il gruppo di lavoro. "Il fatto che la densita' della neve possa influenzare le probabilita' di sopravvivenza in caso di seppellimento da valanga significa anche che questa probabilita' puo' variare di molto nei diversi mesi invernali e primaverili", hanno concluso.


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