Vigiliamo sulla ricostruzione, i bambini ci guardano!

Per pensare ad una città migliore

26 Gennaio 2010   10:56  

Con il terremoto del 6 aprile scorso, il popolo aquilano era probabilmente convinto di averne viste abbastanza. Effettivamente, si pensa sempre ci sia un limite alle sofferenze, ai patimenti ed alle fregature. Così, per molti sfollati il lungo peregrinare alla ricerca di una sistemazione degna di questo nome continua ancora, e sembra non avere una fine.

Tutto questo perché i  150 milioni di euro messi a disposizione dallo Stato per “la ricostruzione e la riparazione degli alloggi pubblici danneggiati dal terremoto“  non sono stati sfruttati affatto da chi di dovere, come denunciato nei giorni scorsi da Pio Rapagnà, Presidente del Movimento Mia Casa d’Abruzzo.

La normalità tanto agognata nei momenti difficili come questo, in fondo, parte proprio dalle cose più ovvie come potersi svegliare tra le proprie mura domestiche, ma ciò che agli altri può sembrare scontato, qui all’Aquila diventa un sogno bellissimo quanto irraggiungibile.

Prima di promettere il massimo, in sostanza, bisogna  garantire il minimo.
I bambini, con i loro disegni raccolti nel volume  ‘Terremotino terremotone, dalla casa rotta alla casa ecologica’ ci hanno voluto ricordare come sia importante, non solo per loro, poter ripartire da una casa vera e propria.

Non ci si può permettere, per nessun motivo, di tradire le speranze  e le aspettative di vita dei nostri figli. Quello che è successo è sotto gli occhi di tutti, ed ognuno di noi sa quanto sia difficile ripartire da zero. Altrettanto vero è, però, che chi davvero soffre di più la situazione in cui ci troviamo sono i più piccoli, che, come spesso accade, nella loro ingenuità sono i più saggi di tutti.

Diventa allora basilare denunciare gli oltre 4000 alloggi di Edilizia Residenziale Pubblica dei Comuni del cratere danneggiati dal sisma e ancora in attesa di riparazione, non per fare polemica sterile, ma per non deludere,  prima di tutto, le aspettative dei bambini, che guardano al futuro pieni di speranza.

Lasciamo da parte, quindi, il passato doloroso ed incancellabile, ed accogliamo l’invito di Roberto Museo, direttore del Centro servizi volontariato cittadino, a non pensare più alle divisioni, ma a qualcosa che unisca per davvero. L’Aquila di una volta rimarrà per sempre custodita nei nostri ricordi, incancellabile nel cuore di chi ha avuto la fortuna di viverla.

Ora è arrivato il momento di pensare a ciò che sarà, a ricostruire ripartendo dal niente, se necessario. Pensiamo insieme una città se possibile migliore, cercando di rimettere in piedi il poco rimasto. Solo così possiamo sperare come diceva il profeta Aggeo, in un futuro più glorioso per la nostra città.

Francesco Balzano


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