Villa Pini, appello al Ministro Sacconi

22 Gennaio 2010   16:32  

Ad inizio della prossima settimana saranno 300 i giorni senza stipendio per i 1400 lavoratori del Gruppo Villa Pini. La giornata di ieri poteva essere quella giusta per sbloccare la situazione, ma i vertici dell’azienda hanno ancora una volta disertato la riunione a l’Aquila tra il governatore Chiodi l’assessore Venturoni e i sindacati, costringendo le parti ad ipotizzare soluzioni più che prendere provvedimenti concreti.

L’unica notizia, se vogliamo positiva, è che la Regione ha confermato la disponibilità a far partire la cassa integrazione in deroga contando su risorse reali, ma sarebbe comunque necessaria da parte della proprietà la dichiarazione dello stato di crisi aziendale. Lo ha fatto Chiodi: annunciando di aver chiuso l’iter per la sospensione dell’accreditamento, ha parlato di stato di crisi conclamato, ma non basta, a quanto pare, ci vorrebbe, hanno ipotizzato i sindacati, un intervento forte del governo centrale che possa bypassare i vertici aziendali – lo chiederemo noi stessi al ministro Sacconi – ci confida Angela Scottu della Cgil insoddisfatta dal vertice di ieri. Ma intanto Sacconi una prima importante concessione l’ha fatta – la ricollocazione nel pubblico dei circa 130 operatori psichiatrici che così potranno continuare a seguire i pazienti trasferiti in altre strutture. Lo ha confermato lo stesso assessore Gatti ieri da Roma. Un’altra ipotesi risolutiva l’ha prospettata Venturoni in riferimento ai lavoratori del San Stefar, trattandosi di servizi esclusivamente domiciliari e dunque con costi relativamente limitati, potrebbero essere o riassorbiti direttamente dalle Asl o da un’altra azienda che verrebbe scelta dopo una regolare gara d’appalto. Di questo si discuterà martedì prossimo in una riunione tra Venturoni e tutti i manager Asl. Sempre martedì ennesima manifestazione di protesta dei lavoratori durante la seduta del Consiglio Regionale in programma a Pescara, mentre una nuova riunione è in programma il 29 di gennaio ad una settimana esatta dalla tanto attesa udienza del 9 febbraio presso il tribunale di Chieti, nella quale il giudice dovrà individuare un provvedimento di fronte alle numerose richieste di fallimento presentate da creditori e lavoratori. Se venisse dichiarato il fallimento per insolvenza i lavoratori potrebbero davvero sperare nell’arrivo dopo dieci mesi  d’attesa, di qualche soldino, ma soprattutto eventuali acquirenti potrebbero a quel punto essere ancor di più invogliati a subentrare all’attuale proprietà.

di Luca Pompei


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