Vivisezione: protesta nelle università

27 Gennaio 2012   10:58  

Riceviamo e pubblichiamo.

La conoscenza del problema vivisezione in Italia è aumentata notevolmente negli ultimi anni, grazie soprattutto alla campagna contro l’allevamento Green Hill di Montichiari, dal quale partono 250 cani al mese diretti verso diversi centri di tortura di tutta Europa.

Tra questi centri di tortura ce ne sono alcuni anche a Milano e ci sono anche i laboratori universitari. Clienti di Green Hill non sono infatti solo i grossi nomi dell’industria farmaceutica o laboratori sconosciuti, nascosti nelle zone industriali di piccoli paesini, ma anche stimati professori che tengono lezioni e parlano agli studenti dalle loro cattedre.

Eppure nessuno conosce questa realtà: fatta eccezione dei vivisettori, i loro assistenti e pochissimi studenti, nessuno sa veramente cosa accade nei laboratori universitari. Si tratta di luoghi attorno ai quali in un modo o nell’altro ruotano migliaia di persone, davanti alle cui porte passano tantissimi studenti, ma dietro quelle porte c’è un mondo sconosciuto, si consumano vite in gabbia per migliaia di vittime della scienza.

Stiamo compilando un dossier informativo sulla vivisezione nella città di Milano e quanto emerge è inquietante. Pur non avendo in mano informazioni su tutte le sperimentazioni fatte nei quasi 40 laboratori presenti a Milano e provincia, siamo a conoscenza di decine e decine di esperimenti condotti recentemente su macachi, cani, conigli, ratti, topi, pesci, rane.

Nel 2010 presso il Dipartimento di Patologia Animale, Igiene e Sanità Pubblica Veterinaria sono stati acquistati 18 beagle con lo scopo di iniettare loro la filariosi, vederne gli effetti, ucciderli e fare autopsia, . Tra il 2007 e il 2008 altri 5 cani beagle sono stati utilizzati presso il Dipartimento di Implantologia della scuola dentistica dell’Università di Milano e sono stati strappati loro i denti per testare degli impianti.

Gli stessi professori nel 2011 hanno testato ben 216 impianti dentari sulle ossa delle zampe di 36 conigli. Decine sono inoltre gli esperimenti di tutti i tipi condotti ogni anno sui roditori, principali vittime dei vivisettori, a cui vengono iniettati farmaci, modificate cellule, modificato il DNA. La galleria degli orrori perpetrati nelle università milanesi è purtroppo molto lunga.

La protesta di giovedì 2 febbraio nasce dunque dalla volontà di iniziare un progetto di informazione e pressione contro la sperimentazione animale nelle università italiane, che si compone di più tipi di intervento, con tre obiettivi: SVELARE VOLTI, NOMI E PRATICHE DELLA SPERIMENTAZIONE: Vogliamo che chi si prodiga a torturare animali non lo possa fare nel silenzio e indisturbato.

Per questo pubblicheremo e presenteremo un dossier informativo, con gli indirizzi di tutti i laboratori, dettagli di decine di esperimenti condotti negli ultimi anni e i contatti dei professori che li hanno compiuti. Oltre a fare informazione, la speranza è di poter bloccare in futuro alcuni esperimenti.

INFORMARE GLI STUDENTI: È all’interno delle università che vengono formati i vivisettori del domani. Tra gli studenti che oggi popolano le aule universitarie ci sono anche quelli che in futuro sostituiranno i loro professori o li affiancheranno nelle loro ricerche. A questi studenti vengono presentati animali già morti, insegnando loro a considerarli come semplice “materiale” da esperimento. Si tratta invece di esseri viventi che sono stati uccisi per una pratica contraria a ogni etica oltre che assolutamente inutile.

Risulta quindi molto importante cominciare ad agire fin da questo primo approccio, lavorando affinché la sperimentazione didattica venga abolita. Siamo inoltre interessati ad aprire brecce di comunicazione con gli studenti. Può non essere facile comunicare con molti di loro, già indottrinati dai professori, ma crediamo di poter trovare comunque un buon numero di studenti interessati e aperti mentalmente, con cui aprire spazi di discussione.

PROMUOVERE L’OBIEZIONE DI COSCIENZA: Gli studenti italiani hanno la possibilità di fare obiezione di coscienza alla sperimentazione animale, eppure troppo spesso non ne sono nemmeno a conoscenza. Chi invece ne è a conoscenza e vuole far valere questa scelta può trovarsi davanti professori con atteggiamenti intimidatori. Risulta per questo importante informare tutti gli studenti e creare una rete di sostegno e aiuto reciproco tra chi ha deciso di non partecipare alla sperimentazione con animali.


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