Zona franca L'Aquila, a Bruxelles la riunione del Consiglio comunale

29 Novembre 2011   10:25  

Sta per iniziare, a Bruxelles, la seduta del Consiglio comunale riunito per la prima volta nella storia fuori i confini nazionali per perorare la causa della Zona franca urbana dell'Aquila, strumento unanimemente ritenuto indispensabile per la ripresa economico-occupazionale dell'area colpita dal terremoto. In serata, è previsto anche un faccia a faccia tra il sindaco Massimo Cialente e il vice presidente della Commissione europea, l'italiano Antonio Tajani.

A Bruxelles è presente anche l’Amministrazione provinciale, rappresentata dall’assessore Guido Quintino Liris per il quale "l’eccezionalità dell’evento tragico che ha colpito la realtà aquilana ha richiesto nel corso dei due anni post-sisma iniziative altrettanto eccezionali: dalle manifestazioni popolari all’Aquila e a Roma alle continue interlocuzioni bipartisan nei confronti di istituzioni nazionali e internazionali. L’amministrazione provinciale sta dimostrando nella sua azione quotidiana di essere centrale nel processo di ricostruzione della realtà aquilana e non poteva mancare a Bruxelles".

Sono trenta su quaranta i consiglieri comunali presenti nella capitale belga. Tra i pochi assenti, si registra lo "strappo" di Emanuele Imprudente dell'Mpa, che in una lettera inviata al presidente del Consiglio comunale Carlo Benedetti ha domandato, sostanzialmente, a cosa serva una riunione del genere quando è già in corso l'iter che dovrebbe portare all'istituzione della Zfu.

Anche per il vice presidente del Consiglio regionale la trasferta belga è del tutto inutile. Sabato scorso Giorgio De Matteis, delegato dal governatore Gianni Chiodi a seguire la questione per conto della Regione, aveva ricordato che l’Ue ha fatto tutto ciò che doveva fare e che ora tocca al governo italiano passare alla fase operativa che poi significa stanziare i 90 milioni che dovrebbero favorire il rilancio economico del territorio.

LA LETTERA DI IMPRUDENTE AL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE

Caro Carlo,
come ben sai ho il massimo rispetto per tutte le istituzioni e soprattutto per il Consiglio Comunale, fulcro della democrazia, dell’amministrazione e della politica cittadina. In questi anni, e soprattutto dopo la maledetta notte del 6 aprile, la Città, i Cittadini, noi tutti non siamo più gli stessi.

Il Consiglio comunale ha lavorato tanto, riunendosi nei posti più disperati della città. 
Probabilmente non raggiungendo grandi risultati, anche se sicuramente ci si è messo tanto impegno e tanta buona volontà. Per far ripartire la città si è fatto molto, stabilendo e condividendo tre priorità: case, scuola e lavoro.

Per il lavoro, elemento essenziale per la vita cittadina, legame unico alla vita e alla speranza nel futuro di una città, ben poco si è fatto. Tutti insieme, come Consiglieri comunali, abbiamo dato una prima risposta alle attività commerciali, con la delibera n. 57 del 2009, consentendo la rilocalizzazione delle imprese che avevano perse la loro sede a causa del sisma. Tuttavia in pochi, nel primo periodo (e tra questi non figura certo il Comune dell’Aquila), hanno proposto qualcosa per lo sviluppo e per l'occupazione.

Non mi sembra che il presidente della Regione, Gianni Chiodi, l'allora presidente della Provincia, Stefania Pezzopane, e il sindaco, Massimo Cialente, abbiano sostenuto e messo in piedi proposte concrete di aiuto per il sostegno alle imprese esistenti e per farne insediare delle nuove.

In pochi, nonostante il suggerimento dell'Europa, hanno pensato che la zona franca urbana potesse essere uno degli strumenti per rilanciare lo sviluppo delle attività e superare la crisi occupazionale. Non c’è stata una proposta alternativa o aggiuntiva vera, da parte di tanti benpensanti di ogni tipo, né da parlamentari, né da assessori o consiglieri regionali, provinciali e così via. Di destra come di sinistra.

Sviluppo e lavoro sono argomenti di cui si ci riempie la bocca, ma non si forniscono mai soluzioni vere. Della zona franca urbana c’è ancora chi non sa o fa finta di non sapere chi sono i beneficiari e quali sono le connesse misure di incentivazione all'impresa. Figuriamoci se qualche autorevole e illustre personaggio che non conosce l'iter può oggi sostenere la proposta nelle sedi preposte.

Oggi che l'iter europeo per la non infrazione comunitaria sulla concorrenza è pressoché superato, e dunque a livello comunitario la questione zona franca urbana è cosa fatta (ora è compito del Governo attuarla materialmente), il Consiglio comunale va a Bruxelles per fare cosa? Per sentire chi? Per sensibilizzare chi?

Caro Carlo, con la stima che ho nei tuoi confronti, il Consiglio comunale già in altre occasioni ha fatto pessime figure nei confronti del resto della Regione e della Nazione. Ora andiamo a farla anche all'estero. Il Consiglio comunale non è una piazza che manifesta pro o contro qualcosa e qualcuno. È il centro della programmazione e del controllo delle attività cittadine per la ricerca delle soluzioni dei problemi e per il bene comune.

Essere l'oggetto di una strumentalizzazione politica dovuta dall'avvicinarsi della campagna elettorale, non lo accetto io come non lo accettano altri consiglieri comunali e tanti cittadini. Si poteva e si può incontrare il commissario europeo Antonio Tajani anche a Roma, più facilmente e senza far viaggiare un Consiglio comunale all’estero.

Occuparsi ora e non un anno e mezzo fa dell'argomento è una provocazione alla mia intelligenza e a quella di altri colleghi, perché è chiaro è una mera azione di propaganda per le elezioni e per di più su un qualcosa su cui il Comune e tanti illustri politici non hanno creduto.

Credo di aver sintetizzato, ma al tempo stesso spiegato le motivazioni dell'inutilità di questa missione a Bruxelles e quindi della mia assenza alla relativa seduta del Consiglio comunale.


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