Cosa ha detto esattamente il Papa sull'uso del preservativo?

18 Marzo 2009   22:06  

Nell'arte dell'interpretazione del vero senso delle parole, la Chiesa vanta una tradizione millenaria. E non poteva non esercitare questa arte sulla controverse parole del Pontefice sull'uso del preservativo, pronunciate nell'Africa flagellata dal'Aids.  Uno scivolone mediatico che ha provocato dure reazioni in mezzo mondo. La Francia infatti ha espresso "viva inquietudine per le conseguenze delle dichiarazioni di Benedetto XVI". La Germania ha osservato che  "i preservativi salvano la vita, tanto in Europa quanto in altri continenti". Quel mangia preti di Zapatero ha  invitato nientemeno il pontefice a fare mea culpa. La Comunità Europea ha più algidamente affermato che  il preservativo "è uno degli elementi essenziali nella lotta contro l'Aids". In Italia ovviamente si è registrato il devoto silenzio di quasi tutti i politici, e sui tg grande rilievo è stato riservato soprattutto  al dietrofront della Santa Sede, che ha affermato che le parole del Pontefice sono state non correttamente interpretate. 
Cogliendo l'occasione per invitare i  lettori all'uso del preservativo, proponiamo allora, per una laica esegesi, la trascrizione letterale delle dichiarazioni del Papa, di martedi 17 marzo, proferite sull’aereo che lo portava in Camerun, nel corso di un'intervista rilasciata al giornalista francese Philippe Visseyrias. 


Giornalista – Santità, tra i molti mali che travagliano l’Africa, vi è anche e in particolare quello della diffusione dell’Aids. La posizione della Chiesa cattolica sul modo di lottare contro di esso viene spesso considerata non realistica e non efficace. Lei affronterà questo tema, durante il viaggio?

Pontefice – Io direi il contrario: penso che la realtà più efficiente, più presente sul fronte della lotta contro l’Aids sia proprio la Chiesa cattolica, con i suoi movimenti, con le sue diverse realtà.
Penso alla comunità di Sant’Egidio che fa tanto, visibilmente e anche invisibilmente, per la lotta contro l’Aids, ai camilliani, a tutte le suore che sono a disposizione dei malati… Direi che non si può superare questo problema dell’Aids solo con slogan pubblicitari. Se non c’è l’anima, se gli africani non si aiutano, non si può risolvere il flagello con la distribuzione di preservativi: al contrario, il rischio è di aumentare il problema. La soluzione può trovarsi solo in un duplice impegno: il primo, una umanizzazione della sessualità, cioè un rinnovo spirituale e umano che porti con sé un nuovo modo di comportarsi l’uno con l’altro, e secondo, una vera amicizia anche e soprattutto per le persone sofferenti, la disponibilità, anche con sacrifici, con rinunce personali, a essere con i sofferenti. E questi sono i fattori che aiutano e che portano visibili progressi. Perciò, direi questa nostra duplice forza di rinnovare l’uomo interiormente, di dare forza spirituale e umana per un comportamento giusto nei confronti del proprio corpo e di quello dell’altro, e questa capacità di soffrire con i sofferenti, di rimanere presente nelle situazioni di prova. Mi sembra che questa sia la giusta risposta, e la Chiesa fa questo e così offre un contributo grandissimo e importante. Ringraziamo tutti coloro che lo fanno.


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