'Il Giornale' e la gaffe della Berlinguer: "La zarina Bianca si dichiara rossa in diretta sul Tg3"

Il quotidiano di Sallusti sul lapsus della giornalista

25 Novembre 2011   13:35  

Sull'edizione online de 'Il Giornale' compare un articolo firmato da Vittorio Macioce nel quale viene evidenziata una gaffe di una collega: "È il Tg3 delle 19 di mercoledì 23 novembre. In studio c’è il direttore, Bianca Berlinguer. È il momento dei sondaggi.", si legge.
 
La giornalista stava tranquillamente leggendo i dati relativi ai vari partiti, fin quando non è arrivata alla "coalizione delle sinistre: Pd, Idv, Sel, Radicali, Verdi e Socialisti. 'E qui saremmo al 46 per cento'. 'Siamo' e 'saremmo', la questione insomma è qui. Bianca Berlinguer fa un Tg identitario, le sue simpatie politiche non sono certo nascoste, e in fondo sono le stesse della rete. Il suo cognome è un marchio di garanzia. Non c’è nulla in quei 'siamo' e 'saremmo' che già non si sappia. Anzi, se si vuole ci può essere anche qualcosa di impersonale in quel plurale maiestatis. La faziosità può essere un segno di onestà intellettuale.", sentenzia Macioce.

Poi, una provocazione: "Tutti quelli che hanno lapidato gli editoriali di Minzolini direbbero di no. Non è giusto. Non è opportuno. Minzolini è un venduto, va cacciato, derubricato, messo all’indice.Sono gli stessi che,d’altra parte, considerano il 'noi' di Bianca Berlinguer legittimo, un sentimento di appartenenza, un baluardo di resistenza contro la Rai lottizzata dai berlusconiani. Ci si trova così di fronte a un paradosso logico. Gli editoriali 'partigiani' di Minzolini sono un sopruso, un arbitrio, un attentato all’onestà, all’autonomia, all’indipendenza del servizio pubblico.". Invece, "Il 'siamo' scappato alla Berlinguer e la linea del Tg3 , che con tutta onestà non nasconde le proprie idee, sono sempre e comunque un baluardo di libertà.".

Il metodo più facile usato per uscire da questa "Contraddizione logica" è " sostenere a gran voce che Minzolini è cattivo e la Berlinguer buona.". Sempre secondo Macioce, comunque,  stiamo parlando di una soluzione inefficace perchè "il Tg3 è un buon telegiornale, ma non c’è dubbio che la sua identità sia di sinistra. Ci sono ragioni storiche. C’è il suo stesso certificato di nascita. Ma negare che la sua anima non sia di parte è un calcio al buon senso. Il sospetto è che la Rai, per sua natura, non potrà mai essere indipendente dalla politica. La lottizzazione è nel suo Dna. Questo non significa che chi ci lavora sia asino o venduto. Forse semplicemente non dovremmo più scandalizzarci della 'partigianeria' e neppure dello spoil system", scrive .

Infine, la conclusione: "I partiti in Rai contano. Magari non è giusto, ma è così".

Francesco G. Balzano



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