Il Tg1 e il Tg2 censurano ventimila aquilani

L'informazione e il terremoto

17 Giugno 2010   09:56  

Ventimila persone in strada, nell'Aquila terremotata, un'intera città a ricordare che la situazione nel cratere è ancora disperata. Amministratori pubblici di destra centro e sinistra, di ogni ordine e grado che per primi occupano l'autostrada. Una delle manifestazioni più forti e significative degli ultimi anni. Eppure il tg1 e il tg2 hanno ignorato la notizia. Solo Tg3, La7, Tg5  e Sky hanno trattato l'argomento. Per Augusto Minzolini invece la manifestazione aquilana è stata ritenuta meno interessante di un servizio dedicato nientemeno che alla Nutella. Per il tg2 questa volta non c'è stato spazio per i terremotati perchè bisognava parlare assolutamente dei danni derivanti dagli interventi estetici. Un'emergenza nazionale. E in generale la reale situazione del cratere sismico, dove ci sono 16mila disoccupati, milioni di metri cubi di macerie ancora da rimuovere, una città ancora da ricostruire, centiania e centinaia di persone che dormono ancora in garage , baracche e divani di amici e parenti perchè le Case e Map non sono per tutti, per questi dipendenti pubblici dei tg della Rai, pagati dai contribuenti profumatamente, non sono una notizia, a differenza delle sagre di prodotti tipici in Val Brembana e  Cisternino, dei reportage sui gatti, sui cardellini, o sulla passione degli italiani per la pastasciutta,  delle tette al vento di qualche velina, parperina, letterina al mare.

E così i tanti siti di attivisti, gruppi facebook aquilani, e i comitati organizzatori pensano ad un boicotaggio:

Scrive ad esempio il sito www.6aprile2009.it

''TG pubblici, pagati con le TASSE dei contribuenti. Perché il cosiddetto "Canone RAI" è una tassa di possesso. Fosse un canone potremmo decidere se pagarlo o meno rinunciando al servizio. Ed essendo una tassa dobbiamo esigere che il servizio fornito sia adeguato, corretto, non una propaganda del politico di turno.
Ieri abbiamo dimostrato che possiamo essere uniti a L'Aquila, se lo vogliamo, occupando anche l'autostrada.
Oggi occupiamo le autostrade digitali, quelle di Internet. Scrivete sui vostri blog, forum, siti online. Inviate lettere di protesta, create gruppi su Facebook. Fate crescere il TAM TAM su Internet. Chiedete con forza un'informazione corretta. Per L'Aquila, e per l'Italia intera. La nostra forza è il collettivo, anche su Internet.''

BREVE RASSEGNA STAMPA ON LINE

La Repubblica
L'Aquila un anno dopo Storia di un miracolo che non c'è
di PIERA MATTEUCCI

"Il 6 aprile 2009, alle 3:32 della notte, un terremoto che in California provocherebbe un paio di feriti e la caduta di alcuni cornicioni a L'Aquila cancella la vita di trecentootto persone e uno dei centri storici più belli d'Italia... Il primo edificio a crollare è la Casa dello studente... Il secondo palazzo a crollare è l'ospedale, costruito con la sabbia". Poche righe bastano a Curzio Maltese per riassumere la storia più triste del capoluogo d'Abruzzo, nell'introduzione a L'Aquila 2010 - Il miracolo che non c'è, libro di Sabrina Pisu e Alessandro Zardetto, appena pubblicato da Castelvecchi.

Più di un anno dopo il sisma i due giornalisti fanno il punto su quanto è stato fatto e, soprattutto, su quanto non è stato fatto, nella città e nei comuni del cratere, distrutti in 20 secondi da un terremoto che probabilmente non si poteva prevedere, ma i cui effetti sarebbero stati meno tragici se solo gli interessi economici non avessero prevalso sul buonsenso.

Il cuore della città è vuoto e 'abbandonato' all'inclemenza delle intemperie, interi paesi sono stati cancellati e 19 new town, in cui ha trovato posto solo una piccola parte dei quasi 70 mila abitanti sfollati dopo il terremoto, hanno modificato l'aspetto 'sociale' della popolazione. E, soprattutto, della ricostruzione ancora nessuna traccia.

"Il resto d'Italia non sa come si vive qui. 'Una casa ce l'avete, accontentatevi', questo si dice, senza sapere che pochi hanno una casa....". E' la testimonianza di un vigile del fuoco, riportata insieme a tante altre raccolte dagli autori per le vie ancora piene di macerie, nelle 'Casette di Berlusconi', dove in pochi si sentono "miracolati" e in troppi si sentono "ospiti", o parlando con chi a L'Aquila c'è nato e vi ha vissuto, conosce le dinamiche che hanno portato alla nascita di interi quartieri, costruiti, come nel caso di Pettino, in zone ad alto rischio sismico o che hanno spinto costruttori e proprietari a non effettuare i necessari interventi in edifici nei quali studi e verifiche avevano individuato 'criticità strutturali'.

"La fame di denaro non ha etica né paura". E così, quando la terra, che per 400 volte ha lanciato minacciosi avvertimenti, trema con maggiore rabbia, non resta che guardare la polvere e riflettere sugli errori. Ma non basta. I due giornalisti, oltre ad analizzare i dati raccolti sugli scandali degli appalti, le intercettazioni degli 'sciacalli' che il 6 aprile ridevano sul sangue e le lacrime degli aquilani e i documenti che mettevano in evidenza un pericolo tangibile, si soffermano a riflettere su quanto sia 'falsata' l'immagine che i media hanno trasmesso di una città che è ancora in ginocchio, con un'economia paralizzata e una società senza più punti di riferimento.

E ancora: l'alfabeto degli aquilani che, dal giorno del sisma "inizia per A e finisce per F" (come le lettere che indicano il grado di inagibilità delle loro case, ndr), gli alloggi del progetto CASE realizzati a un costo triplo del loro valore, gli sprechi e i ritardi che hanno impedito di sistemare il 68% delle case lievemente danneggiate e che sarebbero state pronte nei 6/8 mesi successivi al sisma, la versione del sindaco Massimo Cialente che si sente lasciato solo e che è costretto a ricorrere a 'cialentate' per fare notizia e per farsi ascoltare, l'ombra della criminalità organizzata che tenta di mettere le mani sui fondi e la rabbia del 'popolo delle carriole' che non si arrende a non poter accedere più nel cuore della città e, ogni domenica, getta sudore e fatica per raccogliere le 'pietre preziose' che rappresentano la storia del capoluogo e dei suoi cittadini. Un racconto intrapreso e portato avanti senza pregiudizi, con l'atteggiamento di chi vuole lasciare parlare i dati, i fatti, la gente. E che parla di un miracolo, annunciato, ma mai avvenuto.


Il Messaggero
Striscioni e bandiere, L'Aquila si mobilita:
Casello autostrada Aquila Ovest bloccato per oltre un'ora


L'AQUILA (16 giugno) - Vuvuzelas, striscioni, bandiere, ma nessun simbolo politico, solo i colori neroverde, simbolo dell'Aquila: in diecimila hanno aderito all'appello della mobilitazione cittadina oggi alla Villa Comunale per chiedere la sospensione dei contributi per tutti senza limiti e lo sblocco dei fondi per la ricostruzione e per denunciare che decine di migliaia di persone - oltre 32 mila - sono ancora assistite. Il corteo ha attraverseto tutto il centro storico e le principali arterie cittadine per arrivare a Piazza d'Armi e po il polo industriale dell'Aquila Ovest.

Il casello autostradale dell'Aquila Ovest bloccato per ore. Intorno alle ore 20.40 è stato riaperto sulla A24 Roma-L'Aquila il tratto compreso tra Tornimparte e L'Aquila est, in entrambe le direzioni: la chiusura, iniziata alle 19, si è resa necessaria per motivi di sicurezza, a seguito di una manifestazione. Sono stati inoltre riaperti ai veicoli pesanti con peso superiore alle 7,5 tonnellate i tratti tra l'allacciamento con la SS80 e Assergi in direzione di Roma e tra l'allacciamento con la A25 e Valle del Salto in direzione dell'Aquila.

Dopo avere percorso alcune centinaia di metri sull'autostrada A/24 i manifestanti hanno fatto dietrofront e sono tornati al casello dell'Aquila Ovest da dove erano entrati a piedi un'ora prima. In testa al corteo sono rimasti gran parte dei sindaci del Cratere che hanno aderito alla manifestazione tra cui il primo cittadino dell'Aquila, Massimo Cialente. A lui, proprio a ridosso della rampa dell'Aquila Ovest, è toccato dare le impressioni conclusive davanti ai manifestanti, circa ventimila secondo gli organizzatori, circa la metà secondo le forze dell'ordine. «È stata una giornata bellissima - ha commentato il sindaco Massimo Cialente che ha sfilato senza la fascia per protesta - abbiamo dimostrato che uniti possiamo vincere qualsiasi battaglia. Adesso - ha proseguito - la sfida sarà essere di nuovo insieme per il 22 di giugno dove dovremo dimostrare al resto della nazione in che condizioni si trova la nostra città». Il sindaco ha fatto riferimento a una giornata di sensibilizzazione a cui sono stati invitati i direttori delle principali testate nazionali.

Una mobilitazione che vede in testa uno striscione con scritto "Sos", poi tutti gli stendardi dei Comuni che hanno aderito e quindi quelli della Provincia dell'Aquila e della Regione Abruzzo. Tra i tanti striscioni esposti si legge anche «Proroga della pazienza» con un riferimento ironico alla proroga delle agevolazioni fiscali ma anche «308 aspettano giustizia, 16 mila senza lavoro, 100 mila rivogliono la loro città: benvenuti nel cratere, benvenuti in Italia», e poi ancora «Dopo le passerelle qui la città rischia di essere abbandonata».

Numerosi gonfaloni di Enti che hanno aderito. Sfilano senza loghi, simboli o bandiere riconoscibili i rappresentanti di categoria, di sindacati di destra e di sinistra. Il presidente, Antonio Del Corvo, e l'assessore alla ricostruzione, Mimmo Srour, dell'Aquila - guidata dal centrodestra - sfilano sotto al gonfalone dell'Ente.

«La manifestazione dell'Aquila squarcia il velo sulle ferite ancora aperte in quella terra e fa carta straccia degli spot sulle new town messi in scena dal presidente del Consiglio». Lo dichiara il capodelegazione del Pd al Parlamento europeo, David Sassoli.

Il Corriere della Sera

L'Aquila, migliaia di persone al corteo per la ricostruzione
I manifestanti chiedono la sospensione dei contributi per tutti senza limiti e lo sblocco dei fondi

L'AQUILA - Striscioni, bandiere, anche vuvuzela, ma nessun simbolo politico, solo i colori neroverde, simbolo dell'Aquila: in migliaia hanno aderito all'appello della mobilitazione cittadina alla Villa Comunale per chiedere la sospensione dei contributi per tutti senza limiti - e non solo per gli autonomi con redditi inferiori di 200 mila euro annui - e lo sblocco dei fondi per la ricostruzione, oltre che per denunciare che decine di migliaia di persone - oltre 32 mila - sono ancora assistite. La mobilitazione, nella città colpita dal devastante terremoto dell'aprile 2009, è stata aperta da uno striscione con scritto 'SOS'.

AUTOSTRADA - Al corteo hanno partecipato migliaia di persone: ventimila secondo gli organizzatori, diecimila per la questura. Alla manifestazione, oltre al sindaco dell'Aquila, Massimo Cialente - senza fascia tricolore in segno di protesta - i sindaci di decine di altri comuni del cratere (i quali, però, indossavano la fascia). A un certo punto numerose persone si sono staccate dal corteo e si sono dirette verso il casello autostradale dell'Aquila Ovest, rimasto bloccato fino a quando i manifestanti - dopo avere percorso alcune centinaia di metri sull'autostrada A/24 - hanno fatto dietrofront. Ci sono stati disagi per gli automobilisti, ma la polizia stradale precisa che tutto si è svolto nella maniera più pacifica. Cialente è salito sul camioncino dei comitati, che ha fatto da apripista all'occupazione dell'autostrada, e preso il microfono ha improvvisato un comizio. «Non stiamo chiedendo nulla, ma rivendicando i nostri diritti» ha detto il sindaco dell'Aquila. Finito il discorso Cialente, visibilmente commosso, è stato abbracciato dagli altri sindaci e dagli organizzatori della manifestazione.

LE RICHIESTE - I partecipanti chiedono il congelamento di tasse, mutui, prestiti e altre imposte per 5 anni e la successiva restituzione in 10 anni senza interessi; più garanzie per disoccupati, cassaintegrati e precari; provvedimenti per far ripartire le attività economiche e commerciali; subito le risorse necessarie per la ricostruzione, anche attraverso una tassa di scopo; lo snellimento delle procedure per la ricostruzione.

 

L'Unità
«Mo' basta!» all'Aquila la rabbia nelle strade

di jOLANDA BUFALINI

«Mo' vengo» diceva il sindaco Federico Trecco negli Anni Cinquanta, e si metteva in macchina sulla Salaria diretto a Roma a qualche ministero, per perorare la causa della sua città. "Mo' vengo" ieri l'hanno detto in 20.000 e più incamminandosi a piedi sull'autostrada: "Tremonti mo' facciamo i conti". Sindaci con la fascia tricolore in testa, insieme ai parlamentari e i gonfaloni dei paesi del cratere. Caschetto giallo e bandiera verde e nera, è stata Sara Vegni, portavoce del centro sociale 3 e 32 a vincere la tenue resistenza delle forze dell'ordine, schierate all'ingresso autostradale. Poi entrano gli altri, gli aquilani in una manifestazione mai vista in una città come questa, paziente, gentile, democristiana, anche. Ma che non ne può più.

"Mo basta", dicono i cartelli. Quando è iniziato il movimento delle carriole, il prefetto Gabrielli li definì "quattro cialtroni", ora ci sono tutti, persino il presidente Pdl della Provincia, Antonio Del Corvo, "Mi criticava perché portavo in piazza il gonfalone", nota Stefania Pezzopane, "ora viene anche lui, per non prendersi i fischi". Tutti insieme per dire che "Non si vive di sole CASE", per ricordare che "308 aspettano giustizia", e che "16.000 sono i senza lavoro" mentre "100.000 rivogliono la loro città". La protesta è anche contro le "passerelle" che hanno fatto comodo a Berlusconi e Bertolaso.

Massimo Cialente è l'unico dei sindaci che non indossa la fascia tricolore, per protesta ,dal 2 giugno: "E' surreale - prende a prestito il lessico dal suo vecchio mestiere di medico - siamo siamo dissanguati e ci chiedono di donare il sangue". Il no alle tasse e alla restituzione degli arretrati è corale, ci sono tutti dai commercialisti agli imprenditori ai ragazzi dei centri sociali. "E' il popolo dell'Aquila, una manifestazione così non si era mai vista", commenta il parlamentare Giovanni Lolli: "L'aquila è una polveriera e non basta la promessa di Letta dell'ultimo minuto, quando l'Inps ha già fatto partire le cartelle". Sos recita lo striscione più grande: s come sospensione dei pagamenti, o come occupazione, s come sostegno allo sviluppo. Ma, spiega la sindaco di Montereale, Lucia Pandolfi, "non è nulla di più di quello che hanno avuto gli altri territori colpiti". Vincenzo Merlini, presidente dell'ordine dei commercialisti, sfila in elegante completo lino, non ha proprio l'aria di uno del popolo delle carriole: "Questa è la manifestazione più compatta, siamo tutti uniti, al di là del colore politico, per la sopravvivenza della città. Dopo l'alluvione di Alessandria il pagamento è stato diluito in dieci anni e al 10%. Noi dovremmo pagare tutto, subito, in 60 rate".

Raffaele "terremotino" è nato la notte fra il 5 e il 6 aprile 2009, ora è in braccio alla mamma che lo ringrazia ancora, per essere nato nella notte del terremoto e aver portato fuori la famiglia dal centro storico dove è la loro casa distrutta. Giuliano è il papà, fa l'odontotecnico: "La questione economica è centrale ma non è la sola. La verità è che non sappiamo quando torneremo nelle nostre case".Gaetano è un giovane in carrozzina, per un incidente avuto con il deltaplano. Partecipa al corteo: "Le dichiarazioni di Gianni Letta, ieri sera, mi sembrano una presa in giro". "Ancora non hanno capito la differenza fra le case che hanno costruito loro e le nostre, quelle in cui vogliamo tornare", dice Anna Lucia Bonanni e aggiunge: "Hanno speso 500 milioni in opere inutili alla Maddalena e ora non trovano i soldi per la ricostruzione".

 

 

 


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