Il terremoto aquilano poteva essere previsto cinque giorni prima?

di Nicola Facciolini

12 Novembre 2009   12:48  

ABSTRACT - Il 2009 AGU Fall Meeting: gli studi sulle previsioni del terremoto di L’Aquila AD 2009 sbarcano in California. Scienziati italiani al Congresso Internazionale di Geofisica a San Francisco, per illustrare le loro ricerche sul sisma del 6 aprile. Ecco cosa ha visto il satellite Demeter dell’Agenzia spaziale francese, lanciato 5 anni fa con lo scopo unico di misurare parametri collegati ai precursori sismici. Il terremoto di L’Aquila è stato attentamente monitorato. Professor Pier Francesco Biagi: “Il terremoto d’Abruzzo veramente ci ha preannunciato il suo avvento: noi siamo scienziati e non abbiamo problemi nel dire la verità che emerge dalle nostre ricerche. Spero che venga istituito un Ente dello Stato con il compito di fare previsioni sismiche (come è il Servizio Meteorologico dell'Aeronautica per le previsioni meteorologiche) e che sia in stretto contatto con la Protezione civile che è l'Istituzione che deve decidere le azioni in caso di imminente pericolo”. Il prof. Biagi rivela in esclusiva alcuni principali risultati: dal volume speciale del NHESS e dalle presentazioni al Congresso AGU 2009 emerge che in occasione del terremoto d’Abruzzo sarebbero stati rivelati numerosi precursori principali. Si adeguino le leggi e le normative vigenti per le costruzioni, ai fattori di amplificazione sismica locale.

Cavità nel sottosuolo di L'Aquila: per il professor Antonio Moretti il ragionamento va rovesciato:“I crolli alle abitazioni non sono dovuti alla presenza delle grotte, ma viceversa le grotte sono state scavate in quel posto proprio perché il terreno era molto friabile”. La chiave di volta è di incrociare le informazioni utili all’opinione pubblica per giungere alla verità.

 

Gli Aquilani e la Città di L’Aquila, forse, si potevano salvare dal disastro imminente. Gli studi sulle previsioni deterministiche e probabilistiche del terremoto di L’Aquila del 6 aprile 2009 (Mw=6.3) sbarcano a San Francisco in California (Stati Uniti, 14-18 dicembre 2009) per il tradizionale “AGU Fall Meeting” di Geofisica (www.agu.org/meetings/fm09/).

Che quest’anno farà molto parlare di sé con lavori, ricerche, intuizioni, pubblicazioni e rivelazioni scientifiche interessanti che anticipiamo. Partecipano molti scienziati e ricercatori italiani, tra cui i professori Warner Marzocchi e Massimo Cocco dell’Ingv, Luca Crescentini dell’Università di Salerno e il prof. Pier Francesco Biagi dell’Università di Bari, con i loro colleghi di tutto il mondo. La scienza galileiana è ricerca della verità. Dunque, capiremo molte cose utili per tutti, non solo agli addetti ai lavori. I congressi scientifici servono proprio a fare piena luce sulla verità dei fenomeni naturali e delle ricerche in atto.

Ma poi il Legislatore è chiamato a fare il suo dovere, adeguando le leggi e le normative vigenti per le costruzioni, ai fattori di amplificazione sismica locale . “Sono stato invitato a mostrare i risultati della previsione  probabilistica degli aftershocks” – rivela il prof. Warner Marzocchi. “L'AGU è un meeting importante, chiunque può partecipare (ci sono circa 12-14mila iscritti). E’ rarissimo che dicano di no a chi vuole  presentare il proprio lavoro. Non è invece facile che invitino a presentare un lavoro”. Secondo alcuni ricercatori italiani, i dati offerti dal MODIS (Moderate Resolution Imaging Spectroradiometer), il sensore a bordo dei satelliti EOS (Earth Observing System) per monitorare i maggiori rischi ambientali, e le relative analisi condotte negli ultimi dieci anni, sembrano (il condizionale è d’obbligo!) confermare anomalie termiche pochi giorni prima dell’evento aquilano. Se la comunità scientifica internazionale dovesse accettare e pubblicare i risultati di queste ricerche, le implicazioni sarebbero importantissime per la via italiana alla previsione dei terremoti. “

''Gli studi sulle variazioni termiche prima dei terremoti – conferma il prof. Pier Francesco Biagi dell’Università di Bari – hanno dato ottimi risultati. Il quadro sismico italiano merita di essere seguito attentamente”.

Al Meeting internazionale AGU di Geofisica che si terrà a San Francisco (California, Stati Uniti: www.agu.org/meetings/fm09/), “verranno illustrate, tra l’altro, un’interessante relazione appena inviata alla rivista "Natural Hazards and Earth System Sciences" per il numero speciale sul terremoto di L’Aquila del 6 Aprile ed alcuni miei lavori”.

L’Assemblea dell'AGU è uno dei principali congressi internazionali di geofisica. Si svolge ogni anno. E’ prevista la partecipazione di migliaia di ricercatori da tutto il mondo. “Occorre doverosamente precisare che la previsione del terremoto di L’Aquila nel contesto attuale – dichiara il prof. Biagi – non si sarebbe potuta fare. I dati non sono ancora on-line, i vari gruppi non sono coordinati, non esiste una istituzione statale preposta a questo”.

La Politica italiana ha oggi l’opportunità di aggiornare l’obsoleta normativa sulla prevenzione-previsione del rischio sismico locale. “L’esame a posteriore dei dati – afferma il prof. Biagi – ha  rivelato che le informazioni scientifiche, se raccolte e coordinate in tempo reale, avrebbero potuto portare alla formulazione di una previsione sufficientemente attendibile con ottima probabilità di successo”.

Questo è, dunque, il nocciolo della questione! “Quindi – spiega il prof. Biagi – la previsione dei terremoti non è impossibile come gli esperti del potere hanno più volte dichiarato con totale sicurezza e arroganza. Ho dedicato 30 anni della mia vita a queste ricerche e sono fermamente convinto di non averli buttati. Non ho alcun problema nel dichiarare pubblicamente quanto ora detto e scritto, cosa che del resto ho fatto in numerosi interventi radio-televisivi dopo il terremoto”.

E sarà il tema del congresso di San Francisco. “In America, ma è già successo a Vienna, questo verrà detto da me e da altri colleghi. Noi siamo scienziati e non abbiamo problemi nel dire la verità che emerge dalle nostre ricerche”. Sulla base di questi risultati, il prof. Biagi lancia una proposta alle istituzioni italiane. “Spero che venga istituito un Ente dello Stato con il compito di fare previsioni sismiche (come è il Servizio Meteorologico dell'Aeronautica per le previsioni meteorologiche) e che sia in stretto contatto con la Protezione civile che è l'Istituzione deputata a decidere le azioni in caso di imminente pericolo.

E’ evidente che  l'ente istituito dovrà prima organizzare la ricerca, la raccolta dati, l'analisi comparata, i test di attendibilità e via dicendo: per fare questo occorrono un po’di anni”. La previsione dei terremoti si basa anche sull’esistenza dei precursori sismici.

Un precursore sismico è una variazione anomala di un parametro geofisico, geochimico, biologico, etc., che si manifesta prima dell’avvento di un terremoto in un’area più o meno estesa intorno all’epicentro. L’area è intesa come terra e atmosfera”.

I parametri suddetti vengono determinati in punti di misura terrestri o da satelliti. “Come esempio è riportata la rete europea di misura del parametro: segnale radio LF (bassa frequenza) e VLF (bassissima frequenza)”. Questa rete è gestita dal team del prof. Biagi ed ha come quartier generale il Dipartimento di Fisica dell’Università di Bari. Non solo. “Il satellite francese Demeter (Detection of Electro-Magnetic Emissions Transmitted from Earthquake Regions) dell’Agenzia spaziale francese (Cnes), è stato lanciato cinque anni fa con lo scopo unico di misurare parametri collegati ai precursori sismici.

Per lo studio dei precursori sismici vengono utilizzati anche parametri misurati da satelliti lanciati in orbita per altri scopi, ad esempio gli studi meteorologici”.

Il terremoto di L’Aquila del 6 Aprile 2009 è stato attentamente monitorato, studiato ed analizzato. Dal 19 al 24 Aprile 2009 si è svolto a Vienna l’annuale Congresso Internazionale dell’European Geosciences Union (EGU). Nelle due sessioni (conveners: Biagi e Contadakis) dedicate ai precursori sismici ed alla previsione dei terremoti, diversi ricercatori hanno concluso la loro presentazione mostrando alcuni risultati preliminari ottenuti in occasione del terremoto abruzzese.

Su queste basi il prof Biagi, in qualità di Editore Associato della rivista Natural Hazards and Earth System Sciences (NHESS) ha pensato di proporre un volume speciale dal titolo:“Ground and satellite based observations during the time of the Abruzzo earthquake”.

La proposta è stata accettata dagli Editori in capo della rivista che hanno nominato come Editori del volume speciale: Biagi, Contadakis e Hayakawa. Il volume speciale è attualmente in fase di preparazione. “Da vari autori italiani e stranieri sono stati inviati per la pubblicazione circa venti articoli. Alcuni risultano già accettati, altri sono in fase di referaggio e correzione. Si prevede che il volume speciale verrà edito entro Gennaio-Febbraio 2010 e conterrà una quindicina di articoli”. E giungiamo al congresso di San Francisco.

A Giugno 2009 il ricercatore americano Dimitar Ouzonov ha contattato il prof. Biagi invitandolo a proporre con lui ed eventualmente altri italiani, una sessione al Congresso Internazionale annuale dell’American Geophysical Union (AGU) dedicate ai precursori del terremoto d’Abruzzo. La sessione, con lo stesso titolo del volume speciale del NHESS, è stata proposta da Biagi, Ouzonov, Lapenna e Tramutoli, ed accettata. Al termine della “chiamata” (call, Agosto 2009) risultavano proposte 19 presentazioni. Era stata accettata anche un’altra sessione dedicata al terremoto d’Abruzzo, proposta da ricercatori dell’Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia), riguardante prevalentemente aspetti geologici, tettonici, sismologici e strutturali, dal titolo: “An earthquake in an ancient city: the April 2009 L’Aquila (Central Italy) seismic sequence”. Al termine della “call” risultavano proposte in questa sessione 38 presentazioni. “Il Comitato Organizzatore del Congresso AGU ha proposto agli organizzatori delle due sessioni di unificarsi in un’unica, inglobando la prima nella seconda.

La proposta è stata accettata e così si avrà un’unica sessione che si svolgerà nell’intera giornata del 14 Dicembre 2009 con presentazioni orali e del 15 Dicembre con presentazioni poster”. Il prof. Biagi rivela in esclusiva alcuni principali risultati. Dal volume speciale del NHESS e dalle presentazioni (per ora solo abstracts) al Congresso AGU 2009 emerge che in occasione del terremoto d’Abruzzo sarebbero stati rivelati numerosi precursori principali.

La scomparsa – rivela il prof. Biagi – di un segnale radio LF (216 kHz) dal 31 Marzo al 1° Aprile 2009 (Biagi et al.); disturbi nella propagazione di segnali radio VLF quattro-cinque giorni prima del terremoto (Rozhnoi, Molchanov, Hayakawa); aumento della temperatura del suolo in una vasta area intorno all’epicentro a partire da alcuni giorni prima dell’evento (Tramutoli et al., Ouzonov); aumento del contenuto di gas Radon nel suolo giorni prima (Giuliani); distribuzione spazio temporale della sequenza sismica in atto nell’Aquilano indicante un livello 9 di allerta, in una scala da 1 a 10 (Papadopoulos et al.); anomalie elettromagnetiche dai dati del satellite Demeter (Parrot e Blecki). La conclusione è che il terremoto d’Abruzzo veramente ci ha preannunciato il suo avvento”.

La deduzione logica di tutto questo è lapalissiana. “In un diverso contesto organizzativo, scientifico e culturale – fa notare il prof. Biagi – una previsione dell’evento poteva essere formulata alcuni giorni prima, con ottima probabilità di successo. Il tempo di avvento poteva essere indicato come: entro 5 giorni dal 2 Aprile. La località epicentrale come: l’area compresa fra le città di L’Aquila e Rieti (distanti 45 km fra loro). La magnitudo come: compresa fra 5 e 6”.

Appare evidente che, sulla base di tutte queste informazioni, la maggior inesattezza avrebbe riguardato la magnitudo e che l’indicazione dell’area avrebbe interessato una zona abbastanza vasta. “Il prosieguo delle ricerche – spiega il prof. Biagi – sarà in grado di portare a una maggiore precisione, fermo restando che l’esattezza in una previsione non appartiene al mondo degli umani”.

Ci vorrà del tempo per arrivare a regime, ma chi ben comincia è a metà dell’opera. Se la comunità scientifica internazionale dovesse confermare questi dati, allora le implicazioni sarebbero molto interessanti. E non solo per il Nobel della Fisica. Grazie alle affidabili osservazioni strumentali disponibili per i terremoti più recenti (www.emsc-csem.org; www.campaniameteo.it/sismi.php) ed alla buona conoscenza della struttura sismo tettonica, il bacino del Mediterraneo rappresenta un laboratorio naturale per la sperimentazione di tecniche avanzate per la valutazione probabilistica e deterministica della pericolosità sismica mondiale. La chiave di volta è di incrociare le informazioni utili all’opinione pubblica per giungere alla verità.

Per quanto concerne le cavità nel sottosuolo di L’Aquila, secondo il geologo Antonio Moretti dell’Università di L’Aquila “molte sono note da tempo: in particolare due anni fa (preside la prof.ssa Elda Fainella) ne abbiamo studiata una discretamente profonda (oltre 30 m) nelle cantine del liceo classico in via Roma. Dai rilevamenti risultava evidente che si trattava di locali adibiti a ricovero animali e, in seguito, a magazzini”. Moltissime cavità artificiali sono distribuite in tutto l’Aquilano. “Alcune di queste – fa notare Moretti – sono state probabilmente abitate già in epoca Italica, se non prima. In effetti il sottosuolo di L’Aquila è particolarmente adatto ad essere scavato, in quanto le brecce che lo costituiscono sono molto compatte ma nello stesso tempo agevoli da scavare”.

Quindi è probabile che le grotte fossero insediamenti pastorali preesistenti alla stessa città, ed in seguito allargate per altri usi. In ogni caso per il prof. Moretti il ragionamento va rovesciato. “I crolli alle abitazioni – afferma Moretti – non sono dovuti alla presenza delle grotte, ma viceversa le grotte sono state scavate in quel posto proprio perché il terreno era molto friabile; le brecce, infatti, come dice il loro stesso nome, sono formate da ciottoli e frammenti di roccia calcarea più o meno cementati tra loro, molto resistenti al carico fino a che questo è costante, ma soggetti a sbriciolarsi se sottoposte ad una forte vibrazione come quella generata dal terremoto.

Purtroppo non abbiamo mai avuto il tempo di fare richiesta per visitarle, ma ci piacerebbe molto, visto che in questa Università di L’Aquila abbiamo une delle uniche due cattedre di Speleologia (quella scientifica, non quella sportivo-ludica) d’Italia”. Se gli Aquilani e la Città di L’Aquila si potevano salvare dal disastro imminente del terremoto del 6 aprile 2009, saranno la scienza e la storia a stabilirlo.

Nicola Facciolini

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