Abruzzo: una buona vendemmia. I dati di Assoenologi

la produzione aumenta del 10 percento

31 Ottobre 2008   13:40  

SCHEDA -  APPROFONDIMENTI - DOCUMENTARIO -  La vendemmia del 2008 in Abruzzo é stata superiore del 10% rispetto all'annata 2007 e offrirà vini "complessivamente più che buoni, con molte punte di ottimo e diverse di eccellente". Quet'anno sono stati vendemmiati 2,4 milioni di ettolitri, contro i 2,2 dello scorso anno. I dati definitivi della vendemmia 2008 sono stati diffusi oggi dall'Assoenologi che parla di una "situazione di stallo" nella domanda di vino legata all'effetto della "crisi economica e del relativo calo dei consumi nazionali e internazionali", con decrementi di prezzo "nonostante la scarsa quantità di prodotto disponibile

ABRUZZO: Quantità: +10% rispetto vendemmia 2007

L’andamento climatico, a partire dallo scorso autunno, è stato caratterizzato dalla presenza di piogge e basse temperature. Grazie ad un inverno piovoso con precipitazioni abbondanti su tutta la regione e copiose nevicate verificatesi anche a bassa quota nel mese di gennaio, si sono ricostituite le riserve idriche dei vigneti che si erano depauperate durante la campagna 2007.

La primavera non molto calda, anch’essa caratterizzata da diverse precipitazioni, ha provocato un leggero ritardo del germogliamento. Da fine aprile in poi, tranne qualche sporadica pioggia, le belle giornate e le temperature alte hanno favorito lo sviluppo di una buona vegetazione ed una emissione abbondante di grappoli ben formati ed uniformi per tutte le varietà.

Le temperature miti e le piogge che si sono susseguite dalla primavera all’estate, se da una parte hanno permesso alla vite una normale attività vegetativa, dall’altra hanno determinato le condizioni ideali per l’insorgere di ampelopatie (peronospora e oidio) che hanno colpito parecchi vigneti procurando però danni significativi solo in quelli non tecnicamente e razionalmente monitorati e gestiti. Successivamente il decorso della fioritura e dell’allegagione, da un punto di vista sanitario, è stato buono, grazie ad un oculato controllo degli attacchi parassitari.

L’epoca di vendemmia in Abruzzo, come in tutte le altre regioni, si è svolta nella norma pluriennale, tanto che per le varietà precoci (Chardonnay, Pinot grigio) la raccolta è iniziata il 20 agosto nelle zone più costiere, mentre per quelle più interne e collinari intorno al 25 dello stesso mese. Per le altre uve bianche (Trebbiano, Malvasia, Passerina e Pecorino) l’inizio dei conferimenti è avvenuto verso il 10 settembre. Per le varietà a bacca rossa, principalmente Sangiovese e Montepulciano, la vendemmia è invece iniziata nell’ultima settimana del mese e si è protratta fino alla fine di ottobre.

La quantità si stima superiore del 10% rispetto alla passata campagna, in particolare per la presenza di un numero maggiore di grappoli e del loro peso, tanto da prevedere una produzione complessiva di oltre 2.400.000 ettolitri di vino, contro i 2,2 milioni di ettolitri del 2007.

Da un punto di vista qualitativo, grazie alle favorevoli condizioni climatiche che si sono verificate nei mesi di settembre e di ottobre, l’annata 2008 è da considerarsi sicuramente interessante. Dai primi riscontri di cantina si evidenziano molte punte di ottimo, in particolare per i vini rossi.

Sul mercato delle uve si è registrato uno scarso interessamento all’acquisto da parte dei vinificatori privati a causa dell’incertezza del mercato. Questo ha causato una riduzione generale del prezzo delle uve di circa il 25% rispetto alla scorsa vendemmia. Per quanto riguarda invece le quotazioni dei vini, sia dell’annata 2007 sia di quelli nuovi, si registra una stagnazione delle contrattazioni per tutte le tipologie, con ribassi medi del 20-25% e con punte anche del 30% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno.

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IL PUNTO SUL SETTORE VITIVINICOLO ITALIANO

 

Regione        vino e mosto    produzione 2007      VARIAZIONE

Piemonte      2.910.000          2.724.000                 -10%   
Lombardia    1.061.000         1.099.000                   -20%    
Trentino A.A.    1.156.000        1.221.000                 -5%   
Veneto            7.662.000          7.799.000                  -5%   
Friuli V.G.        1.132.000             1.029.000              -10%    
E. Romagna    6.418.000        6.253.000                   =   
Toscana            2.802.000     2.824.000                      -20%    
Marche            1.048.000        757.000                       +15%    
Lazio               2.290.000       1.840.000                       -20%    
Abruzzo            3.162.000    2.205.000                     +10%    
Campania    1.806.000         1.652.000                   +10%    
Puglia            7.022.000       5.668.000                    +20%    
Sicilia            6.470.000        4.574.000                     +55%   
Sardegna     889.000            862.000                         -30%    
 
Totale           47.995.000        42.559.000                   +5%    



Quanto riportato in questo dossier riguarda i dati definitivi dell’Associazione Enologi Enotecnici Italiani (Assoenologi) sulla produzione di uva e di vino 2008. Essi si inseriscono in un contesto nazionale, europeo ed internazionale. Prima di passare alla loro spiegazione, si ritiene utile fare un sintetico quadro sulla situazione vitivinicola italiana, focalizzando produzione e mercati.
La quantità diminuisce ma la qualità aumenta. La produzione mondiale di vino, sulla base della media del triennio 2004/2006 (ultimo dato disponibile), è di circa 300 milioni di ettolitri, di cui 170 provengono dai Paesi dell’Unione Europea, che produce pertanto poco meno del 60% del vino mondiale. Il 17% della produzione mondiale ed il 30% di quella comunitaria “parlano italiano”. La media delle nostre produzioni è diversa a seconda dei periodi considerati. Essa, infatti, è di 59,2 milioni di ettolitri se riferita al decennio 1988/1997, cala a 50,6 milioni di ettolitri se rapportata al periodo 1998/2007, per diminuire a 48 milioni se calcolata sugli ultimi cinque anni.
Parallelamente è mutata la superficie di uva da vino che nel 1980 era di 1.230.000 ettari, nel 1990 era scesa a 970.000 ettari ed oggi è di 711.000 ettari (fonte Istat). Negli ultimi diciotto anni si sono persi 259.000 ettari di vigneto, più di quanti ne hanno oggi la Lombardia, la Puglia e la Sicilia insieme.
Un dato preoccupante? No perché la nostra viticoltura è sì diminuita, ma si è ulteriormente specializzata, eliminando i “rami secchi” a vantaggio di un sensibile e riconosciuto miglioramento qualitativo, nella convinzione che è inutile “produrre quello che il mercato non vuole”.
Il comparto in cifre. Il business dell’intero settore vitivinicolo è di oltre 13 miliardi di euro, di cui circa 3,5 miliardi dati dall’esportazione. A questo si devono aggiungere almeno altri 2 miliardi di euro riferiti alla tecnologia di cantina. Infatti la tecnologia di cantina italiana è la più diffusa al mondo.
Secondo l’Assoenologi il 60% della produzione è di vino rosso ed il 40% bianco. Più del 50% della produzione di vino italiano è detenuta dalle cooperative. Le imprese in possesso di registro di imbottigliamento sono circa 25.000 ed ognuna mediamente, sempre secondo i dati elaborati da Assoenologi, detiene cinque diverse etichette. Le aziende produttrici di uva da vino in Italia sono oltre 700.000. Nel 1990 erano 810.000.
Vent’anni di evoluzione. Il vino italiano in vent’anni è passato da “alimento” a “genere voluttuario”. Per dieci anni, fino al 2002, le nostre esportazioni sono ininterrottamente cresciute, raggiungendo primati di tutta considerazione.
Nel 2001 il vino in bottiglia ha superato, nelle vendite all’estero, quello sfuso. Nel 2002 negli Stati Uniti d’America i nostri vini tranquilli hanno superato quelli francesi, sia in quantità che in valore: gli Usa oggi sono il nostro primo mercato d’oltreoceano. Nel 2003 il settore vino ha raggiunto il primo posto nell’agroali-mentare, nel senso che su 100 euro esportati 20 sono da imputare a prodotti derivanti dal vigneto. Attualmente la voce “vino” costituisce mediamente il 40% delle nostre esportazioni agroalimentari in Canada, negli Stati Uniti d'America ed in Giappone.
2003: le esportazioni segnano il passo. Nonostante le eccellenti performance con il 2003 le nostre esportazioni hanno “segnato il passo”. Fatta eccezione per i vini venduti in Spagna ed in Russia, che sono aumentati rispettivamente del 29% e del 54%, dell’Inghilterra e della Svizzera che hanno fatto registrare +2% e degli Stati Uniti, Canada e Paesi dell’Est che si sono mantenuti sui livelli del 2002, tutti gli altri mercati hanno manifestato una flessione.
In sintesi le nostre esportazioni, nel 2003, hanno fatto registrare una caduta dei volumi del 16%, per l’80% dovuta al vino sfuso.
2004 e 2005: le esportazioni riprendono fiato. L'Italia nel 2004 ha iniziato la risalita recuperando nel 2005 quanto perduto. Infatti gli sforzi profusi non sono andati vanificati: i dati 2004 hanno fatto registrare un recupero del 5% in valore e del 6% in volume, con tendenza ad un’ulteriore crescita, che si è confermata nel 2005 con un incremento del 10% in volume e del 3,1% in valore rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente. A differenza però del passato la crescita ha avuto un andamento non generalizzato, bensì eterogeneo, nel senso che ci sono aziende con il “vento in poppa” ed altre in “profondo rosso”, il che vuol dire che ci sono vini che “tirano” ed altri che “pochi vogliono”.
Una cosa comunque è certa, fino a ieri era il produttore che indirizzava le scelte, oggi è sempre di più il mercato sulla base del rapporto qualità/prezzo, per i vini di fascia media, e qualità/prezzo/immagine, per quelli di alto livello.
2006 e 2007: le esportazioni tornano a volare. Mentre i consumi interni continuano a calare, tanto che secondo l’Assoenologi oggi siamo a 45 litri pro-capite contro gli oltre 100 degli anni Settanta, le esportazioni, sia pure tra alti e bassi, sono tornate a volare. Il 2006 si è chiuso con +11,5% di vino esportato in volume e di +5,8% in valore, ossia 18 milioni di ettolitri, l'1,9% in più, rispetto al 2005. Il 2007 ha visto un incremento dello 0,2% nei volumi, ma una crescita del 7% nei valori rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, pari ad un totale di 3.412 milioni di euro. Il prezzo medio al litro è passato da euro 1,75 a euro 1,90 pari ad un incremento dell’8,5%.
2008: calano sensibilmente le quantità. I dati riferiti ai primi sei mesi del 2008 mostrano, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, un deciso decremento dei volumi (-10,2%), mentre i valori crescono di +4,8%.
Il dato complessivo dell’export del periodo gennaio/giugno 2008 è di 1.670 milioni di euro, contro i 1.594 dello stesso periodo dell’anno precedente , pari, come dicevamo prima, ad un incremento in valore del 4,8%. Ma i volumi sono in decisa flessione e scendono da 9 a 8 milioni di ettolitri corrispondenti ad una contrazione del 10,2%. Il valore medio del prodotto esportato registra invece un netto incremento pari a +15,2%, passando da 1,78 a 2,05 euro/litro.
Dai dati elaborati da Assoenologi e riportati nel dettaglio, attraverso 200 tabelle e grafici nel “B2B” del sito www.assoenologi.it, si evince che le flessioni quantitative sono principalmente dovute a vini di basso prezzo e generici, mentre tengono e crescono nelle vendite i vini di qualità e quelli di livello medio/alto.

VENDEMMIA 2008: I DATI DEFINITIVI DELL’ASSOCIA-ZIONE ENOLOGI ENOTECNICI ITALIANI - ORGANIZZAZIONE NAZIONALE DI CATEGORIA DEI TECNICI DEL SETTORE VITIVINICOLO - ASSOENOLOGI

La quantità in sintesi
Si produrranno 44,5 milioni di ettolitri di vini e mosti con un incremento del 5% rispetto alla scorsa campagna che fece registrare solo 42.559.000 ettolitri a fronte di una media quinquennale, 2003/2007, di 48 milioni di ettolitri. Le regioni del Centro Nord, ad eccezione dell’Emilia Romagna, sono tutte caratterizzate dal segno meno. Quelle del Centro Sud, ad eccezione della Sardegna, recuperano notevolmente rispetto alla passata produzione che fu tra le più scarse degli ultimi 50 anni. Siamo decisamente lontani dalla media produttiva di 59,2 milioni di ettolitri degli anni 1988/1997 e di 50,6 milioni di ettolitri del decennio 1998/2007.

La qualità in sintesi
Le più che positive condizioni climatiche verificatesi in tutt’Italia nei mesi di settembre e di ottobre hanno prolungato il periodo di raccolta e permesso un forte recupero qualitativo al Centro Nord, in particolar modo per quei vini ottenuti da uve vendemmiate dopo la metà del mese di settembre. Questi prodotti infatti hanno potuto beneficiare delle giornate ricche di sole, scarse di pioggia e con buone escursioni termiche notturne. Il 2008 sarà ricordata come un’annata eterogenea, ma complessivamente più che buona con diverse punte di ottimo e anche di eccellente che, a fine agosto, era difficile ipotizzare, in particolar modo al Centro Nord.

Le previsioni di mercato
La contingente situazione economica ed il relativo calo dei consumi nazionali ed internazionali determinano una situazione di stallo nelle contrattazioni all’ingrosso. Le compravendite delle uve sono state scarse in tutt’Italia con decrementi di prezzo, rispetto allo scorso anno, che in Abruzzo, Puglia e Sicilia hanno superato anche il 20%. Lo stesso dicasi per quelle dei vini che, nonostante la scarsa quantità di prodotto disponibile, spuntano prezzi anche del 20% in meno in diverse regioni del Nord, del Centro e del Sud, non solo per i vini comuni ma anche per quelli di fascia più alta, tipo il Prosecco che lo scorso anno aveva fatto registrare cifre astronomiche.
L’Associazione Enologi Enotecnici Italiani - Assoenologi, ovvero l’orga­nizzazione nazionale di categoria (fondata nel 1891) che rappresenta i tecnici del settore vitivinicolo attivamente impegnati nel settore, di cui oltre il 40% inquadrati con mansioni decisionali in aziende private e cooperative, come ogni anno, presenta i dati definitivi della vendemmia 2008.

Un’annata bizzarra, piena di colpi di scena. Lo scorso anno il Centro Sud fece registrare una produzione fortemente deficitaria rispetto a quella del Nord Italia. Quest’anno si verifica invece un capovolgimento della situazione. Infatti i dati definitivi di Assoenologi, fatta eccezione per l’Emilia Romagna, danno un deciso decremento nel Centro Nord e, fatta eccezione per la Sardegna, un deciso incremento nel Centro Sud. Questo a causa del verificarsi delle difficili condizioni climatiche e meteoriche che hanno caratterizzato il ciclo vegetativo della vite e che si sono protratte in tutte le regioni mediamente fino alla fine di giugno.
L'inverno è decorso con temperature miti e con giuste precipitazioni, che hanno permesso un buon germogliamento ed una regolare cacciata. La primavera, soprattutto nel Centro Nord, è stata caratterizzata da continue e persistenti precipitazioni che, accompagnate da basse temperature, hanno ostacolato le diverse fasi vegetative, riportando le epoche di maturazione nella media pluriennale.
Fortunatamente i mesi di settembre e di ottobre sono decorsi nel migliore dei modi con giornate calde, senza piogge e con escursioni notturne di tutto rilievo che, principalmente nel Centro Nord, hanno prolungato le operazioni di raccolta e favorito sensibilmente il ripristino dei livelli qualitativi.

I tempi della vendemmia 2008 possono essere così riassunti. La raccolta delle varietà precoci (Chardonnay, Pinot, Sauvignon) è iniziata nella prima decade di agosto in Sicilia, nella seconda in Puglia, mentre nel Centro Nord nell’ultima. Il pieno della vendemmia è avvenuto nella seconda decade di settembre. I conferimenti sono terminati, per molte varietà, intorno al 15 ottobre. Su tutto il territorio nazionale, la vendemmia si è conclusa alla fine di ottobre con la raccolta delle ultime uve di Raboso e Cabernet nel Veronese, di Nebbiolo in Valtellina e di Cabernet, Petit Verdot e Sangiovese in Toscana, mentre nell’Avellinese si protrarrà fino alla prima decade di novembre, quando saranno effettuati gli ultimi conferimenti delle uve di Aglianico.

Quantitativamente parlando l'elaborazione dei dati fa ipotizzare che la produzione di uva possa complessivamente oscillare tra i 60 e i 63 milioni di quintali che, applicando il coefficiente medio di trasformazione del 73%, danno circa 44,5 milioni di ettolitri di vini e mosti, con un incremento produttivo di circa il 5% rispetto al 2007, che fece segnare una produzione di 42,6 milioni di ettolitri.
Per avere un'idea dei livelli di produzione 2008 occorre necessariamente confrontare le quantità previste con le medie degli ultimi anni, che danno 50,6 milioni di ettolitri per il decennio 1998/2007, 48,1 milioni di ettolitri per il periodo 2001/2007 e 47,6 milioni di ettolitri per il triennio 2005/2007.
Qualitativamente parlando nonostante l'andamento bizzarro delle condizioni climatiche e meteoriche che hanno caratterizzato il 2008, la qualità dei suoi vini è complessivamente più che buona con molte punte di ottimo e diverse di eccellente, queste ultime, nel Centro Nord, grazie alle più che positive condizioni verificatesi nei mesi di settembre ed ottobre che in molte zone hanno ristabilito i livelli qualitativi desiderati.
Giornate ricche di sole, scarse di pioggia e con buone escursioni termiche notturne, hanno fatto il miracolo: raddrizzando un millesimo che, in molte regioni, sembrava ormai irrimediabilmente compromesso. La qualità rimane comunque eterogenea, nel senso che in molte zone il buono si scontra con l’ottimo ed il discreto con l’eccellente, ma con potenzialità complessive decisamente interessanti per i futuri vini sia bianchi che rossi. 

 


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