Almodovar e quel crocifisso ridotto ad icona pop

Alla presentazione di Los abrazos rotos

09 Novembre 2009   12:27  

A Roma per promuovere il suo ultimo film, Los abrazos rotos, noir di notevole fattura, Pedro Almodovar non si è fatto pregare nell'intervenire sulla polemica scatenata dal tribunale di Strasburgo sul crocifisso. Nella sua nuova pellicola (e non solo questa), infatti, il discusso simbolo compare come oggetto ornamentale: Nella Spagna di oggi la scuola è multietnica e multireligiosa, in questo senso la sentenza della corte di Strasburgo sul crocefisso nelle scuole ha una sua logica. In Spagna ha creato gli stessi problemi che in Italia. Sono stati risolti caso per caso, cercando un accordo con i genitori, alcune scuole hanno tenuto il crocefisso, altre lo hanno eliminato".
Dunque, una posizione molto moderata per un ateo come lui, abituato da sempre a dare scandalo con i temi trattati, mai teneri con la religione cattolica. Il problema, però, è che il cineasta spagnolo si è spinto molto più in là, quando ha affermato come per lui il crocifisso appartenga "all'iconografia pop, come il cuore trafitto, e come elemento pop mi piace moltissimo", Quindi, l'immagine di un uomo (Gesù è stato anche questo) martirizzato sarebbe ridotto ad una questione di moda, un arredo per appartamenti molto in.
Hanno ragione, allora, coloro i quali sostngono possa dare fastidio, disturbare la vista e le menti dei propri bambini. Del resto, un ornamento può anche suscitare ribrezzo, alla stregua di qualsiasi altro oggetto puramente decorativo. Cosa ci fa, allora, ancora nelle nostre aule. Se quello che è, da sempre, considerato la rappresentazione di amore fraterno, anche da illustri atei come Natalia Ginzburg, viene ridotto a tal misera cosa?
Meglio conservarlo solo nelle chiese, dove ha sempre chiesto di essere. Gesù ha voluto essere riconosciuto ed apprezzato per ciò che veramente è stato, non per quello che ogni uomo avrebbe voluto che fosse. Icona pop, simbolo innocuo? Ma stiamo scherzando? Il crocifisso "è l’immagine della rivoluzione cristiana, che ha sparso per il mondo l’idea dell’uguaglianza fra gli uomini fino ad allora assente…", diceva la sopraccitata Ginzburg. Su questo simbolo non c'è proprio da scherzare.
Non sta scritto proprio da nessuna parte, nè nella Costituzione nè nel Vangelo, che Nostro Signore debba stare dove non è nè apprezzato nè voluto. Ognuno, in fondo, la propria religione e la propria spiritualità la coltiva dentro di sè e nei luoghi appropriati. I soliti 'soloni' cattolici per comodità, stanno attaccando Almodovar per le sue parole, ma sapete cosa vi dico? Almeno lui è stato onesto con sè stesso. In Dio, e nella religione cattolica non ci ha mai creduto, e per lui il Cristo in croce è solo un ninnolo alla moda.
Più grave, a mio avviso, è sentire tanti credenti, più finti che tali, scagliarsi violentemente contro la Corte di Strasburgo in nome della loro fede, quando ancora non hanno ben capito la differenza tra Dio e Gesù. "Dove due o tre sono riuniti nel mio nome io sono in mezzo a loro”. Ovvero sia, se non sapete neanche Chi sono, nessuno vi obbliga a tenermi lì. Ancora una volta, il Figlio di Dio ci dà lezioni di laicità.  "Date a Cesare quel che è di Cesare"...

Francesco Balzano

 

 

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