Altre piattaforme petrolifere davanti la costa dei trabocchi

09 Febbraio 2009   09:11  

Scrivono in una nota le associazioni Comitato Natura Verde, Impronte e Nuovo Senso Civico:


"Mentre la maggior parte degli enti locali ancora fatica a prendere atto che la campagna petrolifera d’Abruzzo è cosa fatta, il nostro territorio viene continuamente preso d’assalto a suon di carte da bollo e decreti.
In una recente intervista l’Ing. Ezio Faieta, Dirigente del Servizio Attività Estrattive e Minerarie della Regione Abruzzo, ha minimizzato con queste parole il pericolo trivelle: “La mobilitazione in atto in provincia contro trivelle e piattaforme sarebbe ingiustificata, visto che a Roma non c’è alcuna concessione, nemmeno per la ricerca”.
Purtroppo per il futuro dell’Abruzzo, l’Ing. Ezio Faieta è stato immediatamente smentito dai fatti visto che a Roma un permesso di ricerca c’è: si chiama CIVITAQUANA ed interessa un’area di 615.37 kmq, spalmata tra le provincie di Teramo, Pescara e Chieti, ed interferisce con i Parchi Nazionali del «Gran Sasso-Monti della Laga» e della «Maiella».
Il permesso di cui parliamo è stato conferito il 24 luglio 2007 (con scadenza il il 24 luglio 2013) alla VEGA OIL ed alla PETROCELTIC.
L’intero procedimento amministrativo, avviato il 30 maggio 2001, si è concluso per l’appunto il 27 luglio 2007 con il decreto ministeriale di conferimento n.°83 che dà conto di tutto quanto accaduto e di tutto ciò di cui si sono rese protagoniste, in termini negativi o di disinteresse, le amministrazioni dello Stato e le strutture tecniche della Regione.
Per quanto riguarda il ruolo avuto in questa vicenda anche dall’Amministrazione Provinciale di Teramo, segnaliamo il parere n.°50 (di compatibilità parziale) espresso dalla S.U.P. nella seduta del 20 giugno 2006, nel corso della quale fu dato analogo parere anche per la più celebre “Corropoli”.
Per facilitare la lettura del decreto ministeriale di conferimento, allegato alla presente, abbiamo evidenziato in grassetto le parti più salienti che si commentano da sole in merito all’impegno dimostrato dai nostri solerti amministratori nella difesa del territorio abruzzese.
Ma non basta, mentre il “partito della camomilla” tace o al più si sforza di tranquillizzare gli abruzzesi sul rischio trivelle, l’ENI e le altre compagnie petrolifere straniere continuano a spartirsi l’Abruzzo ignorando totalmente le labili prese di posizione verbali dei politici, degli amministratori e dei funzionari regionali.
Un ulteriore brutto capitolo di questa spartizione riguarda l’Adriatico Abruzzese dove le istanze di concessione per estrarre petrolio sono diventate due. Dopo la prima, presentata dall’ENI e che interessa circa 59 kmq., ecco spuntare magicamente anche la seconda di fronte Ortona-San Vito, per mano di MEDOILGAS ITALIA, più sotto costa rispetto alla precedente e con un raggio d’azione tre volte superiore (145 kmq.).
Purtroppo quando nel giugno dello scorso anno andammo alla presentazione della MOG, da cui discende la Medoilgas, l’Amministratore Morandi l’aveva detto a chiare lettere: “Entro fine anno presenteremo l’istanza di coltivazione”. Detto, fatto!
L’istanza è stata presentata il 18 dicembre 2008 e pubblicata sul B.U.I.G. di gennaio.
Questo significa che molto presto ci saranno sottocosta le piattaforme fisse per l’estrazione di petrolio greggio e ce le terremo per decenni.
Queste piattaforme, dichiarava l’Ing. Morando durante la conferenza stampa, faranno l’attività di desolforazione in mare perché il petrolio Abruzzese (classificato API 12, un po’ meglio del bitume) è praticamente non trasportabile!
La Medoilgas è una società a responsabilità limitata, di fatto di proprietà della Mediterranean Oil & Gas australiana, il che vuol dire che nel caso di incidente (evenienza molto probabile nelle piattaforme offshore) risponderà soltanto del suo (esiguo) capitale sociale perché non risulta che siano state fatte assicurazioni o fideiussioni a favore della regione Abruzzo".

 


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