Antonio Razzi: il non lavoro a programma di governo, obiettivo "la poltrona"

12 Dicembre 2011   10:55  

C'è un nome di appartenenza a movimento politico che, al solo pronunciarlo, mette in guardia: "responabili", non perché ci si senta davvero di fronte ad individui che rappresentano il senso di responsabilità  ma perché quel termine messo a confronto con la realtà, che invece rappresenta, è un evidente ossimoro.

"Responsabile" sarebbe, per esempio, in corso di partita politica cambiare la casacca e passare con un'altra squadra? Possiamo tollerare se l'azione avviene in modo manifesto e se è sostenuta non da gioco di poltrone ma da reale interesse "politico". Cioè si muta il proprio pensiero sulla gestione della cosa pubblica è quindi giusto dichiararlo  e se necessario cambiare gruppo.

Se però lo stesso autore del gesto si rende protagonista di altri gesti tutt'altro che responsabili, incomincia a sorgere il dubbio sul senso di quella parola.

Ne citiamo uno dei "Responsabili" quello in cui il senso dello Stato ci ha colpito di più. E' Antonio Razzi.

Eletto, per l'ultima legislatura Berlusconi, grazie alle liste Idv, decise in corso d'opera di passare al "carro di padroni". Insieme a Calearo, Scilipoti e Cesario passò a Noi Sud (gruppo parlamentare che sosteneva il governo), votò “no” alla sfiducia, ottenendo la protezione del Cavaliere del Lavoro. Un bel salto responsabile. Nel giro di valzer delle poltrone ora Razzi è esponente del gruppo parlamentare Popolo e Territorio.

Nei giorni scorsi avevamo pubblicato le sue dichiarazioni, ufficiali e rubate dalla "talpa" de Gli Intoccabili de La 7.

In un linguaggio da turpiloquio Razzi dice "Io penso anche ai cazzi miei. Non me ne frega … perché Di Pietro pensa anche ai cazzi suoi. Mica pensa a me." L'argomento del contendere è i vitalizi e l'abolizioni di questi.

Ciò che più lascia di stucco, ma non certo sconvolge l'italiano medio è la richiarazione precedente "Io c’ho 63 anni, dove vado a lavorare? In Italia non ho mai lavorato."

Razzi davvero non ha mai lavorato. 
Abruzzese di nascita, era il 22 febbraio 1948 quando Antonio nasceva a Chieti.

Cresce e si diploma tecnico commerciale. Per un po' lavora come operaio tessitore in Svizzera, ma dura poco l'esperienza perché presto è eletto nel collegio estero di Lucerna. La stessa cittadina dove è stato istituire improvvisamente un Consolato onorario dalla Repubblica Italiana, attraverso una procedura apparentemente illegittima dal momento che un politico non può nominare un istituzione in territorio estero.

Ma tornando a noi, è evidente che stavolta Razzi ha detto la verità "In Italia non ho mai lavorato". Quel poco di lavoro svolto lo ha svolto per la Svizzera.

Di Razzi si ricordano poche vicende: il passaggio dall' Idv a Berlusconi e per un procedimento penale precedente in cui è accusato di essersi appropriato indebitamente dei finanziamenti che la regione Abruzzo aveva concesso alla Feas, Federazione Emigrati Abruzzesi in Svizzera. 

Ma di Razzi si ricorda un'altra impresa, nella caccia alle poltrone il passaggio dalla parte di Berlusconi di fatto non generò una posizione di governo ma un incarico lo ebbe:  "consigliere personale del ministro delle politiche agricole alimentari e forestali Saverio Romano", con l'impegno ad occuparsi di "lotta alla contraffazione".

E -come ricorda il blog http://nonleggerlo.blogspot.com- al cronista del Tg3 che gli chiedeva se fosse "un esperto" della materia, e cioè di lotta alla contraffazione dei prodotti agroalimentari, un soddisfatto Antonio Razzi rispondeva così: "Guardi ... io ho lavorato tanto con i ristoratori ... non sono un ristoratore, ma sono un buon gustaio, e soprattutto un buon cuoco: a tempo perso, molte volte, aiuto mia moglie in cucina."


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