Arrestati nella notte i presunti autori dello stupro di S. Valentino

Sono due romeni di 20 e 36 anni

18 Febbraio 2009   12:08  
Sono stati arrestati questa notte i presunti autori dello stupro di San Valentino, quello che ha visto una coppietta di giovani adolescenti brutalmente aggrediti nel Parco romano della Caffarella, la sera della celebre festa degli innamorati. Si tratta di due romeni di 20 e 36 anni, identificati già una quindicina di giorni fa nel quartiere di Primavalle in seguito ad un altro episodio di violenza sessuale . Il più giovane, Alexandru Isztoika Loyos, precedentemente accusato di furto e rapina, è stato fermato nella Capitale. Condotto in Questura per accertamenti assieme ad altri 7 romeni, è stato riconosciuto dalla giovane quattordicenne vittima delle sue brutali attenzioni.

I due fidanzatini lo avevano già indicato in sede di ricognizione fotografica, ma ieri di fronte alla stessa presenza del sospetto, non hanno avuto più dubbi. A dimostrare la colpevolezza di Loyos una macchia di sangue rinvenuta sui pantaloni che indossava al momento dell'arresto, e dopo, la confessione: "Non so perché, non so come è successo, volevamo solo rapinarli, poi improvvisamente tutto è cambiato" ha detto il giovane, palesemente confuso nel ricordo delle motivazioni che lo hanno spinto assieme al complice ad aggredire e violentare la ragazzina romana. A far parlare Loyos e ad ottenere informazioni sul complice fuggito dalla Metropoli nei giorni scorsi, è stato Vincenzo Barba, lo stesso Pm che ha risolto il caso dello stupro alla Fiera di Roma durante i festeggiamenti di fine anno.

Le informazioni rilasciate dal giovane romeno avrebbero infatti agevolato la cattura del complice, 36 anni, la mano destra priva di 4 dita, arrestato a Livorno qualche ora dopo il fermo di Loyos e giunto a Roma in mattinata. Secondo fonti non ufficiali il suo nome sarebbe Karol Racz, ma la versione dei fatti da lui fornita alle forze dell'ordine "non convince". L'uomo è stato identificato e fermato all'interno di un noto campo nomadi del Cisternino, nella campagna livornese che confina con il comune di Collesalvetti. Dalle prime ricostruzioni sembra abbia trovato asilo nell' accampamento nella notte tra domenica e lunedì scorsi, senza però spiegare le motivazioni della venuta e del precipitoso abbandono della Metropoli romana ai componenti del campo nomadi.

La scelta dell'insediamento dove nascondersi non è stata casuale per il romeno: prima di trasferirsi a Roma circa 5 mesi fa, Racs aveva vissuto e lavorato come raccoglitore di materiali ferrosi nell'accampamento nomade del Cisternino. E forse l'errore che l'ha condotto dritto nelle mani degli inquirenti è stato proprio questo: l'insediamento dove ha trovato rifugio il presunto stupratore della Caffarella, insiste sul territorio livornese da oltre un ventennio, su un terreno peraltro di proprietà di alcune famiglie nomadi appartenenti al clan degli Halilovic, di origine macedone, da diverso tempo perfettamente integrato nel tessuto sociale della città, e formato da una quarantina di individui i cui figli frequentano regolarmente la scuola. Ad aiutare gli agenti nelle indagini sarebbero stati gli stessi abitanti del campo che avrebbero immediatamente confermato la presenza nell'insediamento del romeno accusato di violenza carnale.

Le forze dell'ordine della Capitale sono convinte che almeno uno dei due romeni coinvolti nello stupro della Caffarella sia anche l'artefice della violenza di via Andersen a Primavalle, quando una giovane donna venne aggredita e violentata appena scesa dall'autobus. In tal caso fu Loyos Istacosa ad essere fermato per accertamenti, senza però cavarne nulla dato che a suo carico non risultava alcun procedimento giudiziario o ordine di custodia. La storia del giovane rom ben rappresenta l’aggrovigliata situazione italiana rispetto all'applicazione della legge che dovrebbe regolare la presenza degli immigrati nel Paese: espulso per mezzo del decreto Prodi, era stato bloccato a Bologna, senza però che il tribunale locale convalidasse il provvedimento, un’incongruenza che gli ha permesso di girare indisturbato e commettere crimini fino a ieri.

Un autentico lavoro di squadra quello che ha condotto all'arresto dei due malviventi. Il coraggioso riconoscimento dei malfattori da parte della coppietta, le testimonianze raccolte nel campo nomadi del Livornese, l'ausilio prestato dalla polizia romena in Italia, e l'intuito degli inquirenti romani ha fatto si che la giustizia seguisse il suo corso senza ronde nè linciaggi . Un esito talmente lineare da consentire al questore romano, Giuseppe Caruso, una battuta che già sta facendo il giro della Rete : “dopo aver preso Provenzano”, ha detto, mai avrebbe potuto "lasciarsi sfuggire due violentatori". (Foto tratta da Tgcom)




Giovanna Di Carlo   

 

 


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