Arrestato Mascazzini, il neo-manager delle frane abruzzesi

Commissari e meteore

28 Gennaio 2011   10:58  

 C'è anche Gianfranco Mascazzini, ex direttore generale del Ministero dell'Ambiente, tra le 14 persone arrestate dai carabinieri del Noe e dalla Guardia di Finanza di Napoli.

Gianni Chiodi  gli aveva appena affidato la  gestione di 40 milioni di euro  in qualità di manager del rischio idrogeologico dell'Abruzzo.

L'accordo di programma quadro siglato tra il ministro dell'Ambiente Stefania Prestigiacomo e l'assessore regionale al ramo Angelo Di Paolo prevede una spesa complessiva di 40 milioni 750 mila euro, dei quali oltre 30 a carico del ministero e 10 a carico della Regione quale cofinanziamento obbligatorio.

Il commissario Mascazzini aveva il compito di coordinare e  verificare la corretta attuazione degli interventi previsti. Ovvero:  per il risanamento e la mitigazione del rischio idrogeologico verranno stanziati 11 milioni 750 mila euro, per il rischio idraulico 21 milioni e per la difesa della costa 8 milioni.

In particolare per il risanamento e mitigazione del rischio idrogeologico sono previsti quattro interventi in provincia dell'Aquila, tre in provincia di Pescara, tre in provincia di Teramo e due interventi in provincia di Chieti, tutti di importo pari a un milione.

Per il rischio idraulico sono programmate la realizzazione di una cassa di espansione sul torrente Valle Mura nel centro abitato di Carsoli (L'Aquila) e opere di sicurezza idraulica e di riqualificazione ambientale del Torrente Raio e del Fiume Aterno, nella zona industriale della città dell'Aquila; opere idrauliche sul Fiume Pescara nei pressi della zona industriale, in provincia di Pescara, opere di sicurezza idraulica e di difesa spondali sul Fiume Vomano, in provincia di Teramo, nei territori dei Comuni di Castelnuovo Vomano, Cellino Attanasio, Notaresco, Morro d'Oro, Atri, Pineto e Roseto degli Abruzzi.

A Mascazzini è stato concesso il beneficio degli arresti domiciliari. Sono invece finiti in carcere, fra gli altri, Lionello Serva, ex sub-commissario per i rifiuti della Regione Campania, Claudio Di Biasio, tecnico degli impianti del Commissariato, Generoso Schiavone, responsabile della Gestione acque per i depuratori della Regione Campania e Mario Lupacchini, dirigente del settore Ecologia della Regione.

MASCAZZINI PUO' REITERARE IL REATO

'' Gianfranco Mascazzini può reiterare il reato e per questo si rende necessario un provvedimento restrittivo personale se pure con il beneficio dei domiciliari dato che "risultano avere compiuto da tempo i settanta anni". La sottolineatura e' del gip collegiale del tribunale di Napoli, collegio presieduto da Bruno D'Urso, che ha valutato in oltre 940 pagine di ordinanza di custodia cautelare l'arresto di 14 tra ex e attuali dirigenti pubblici e gestori di impianti di depurazione tra Parma, Napoli e Caserta per il disastro ambientale delle coste campane dovuto all'immissione in mare di percolato non depurato in impianti inadeguati. Mascazzini, rileva il gip, e' consulente della Sogesid, "societa' in house del ministero dell'Ambiente cosicche' anche l'attuale ruolo rivestito lo pone direttamente a contatto con le tematiche ambientali e di salute pubblica". Catenacci e' presidente della Sapna, la societa' della Provincia di Napoli "che si occupa della gestione rifiuti nella provincia di Napoli". Quanto a Marta Di Gennaro, in pensione da dicembre, la valutazione del gip, cui il fascicolo di indagine e' approdato a luglio, quando cioe' era ancora in servizio, si basa appunto sul fatto che ella ricopra ancora ruoliin cui c'e' "rilevantissimo pericolo di reiterazione di reati analoghi". Il gip per lei annota: "Si ritiene di non dover aggiungere piu' alcun comemnto per delinearle lo spessore criminale e la assoluta gravissima responsabilita' penale per i reati ascritti".

L'INCHIESTA

Marta Di Gennaro, ex vice di Guido Bertolaso alla Protezione Civile e l'ex prefetto Corrado Catenacci, già commissario ai rifiuti della Regione Campania, sono stati arrestati nell'ambito di un'operazione per reati ambientali. Ai due sono stati concessi gli arresti domiciliari. L'operazione è stata eseguita in varie zone d'Italia dai carabinieri del Noe (Nucleo Operativo Ecologico) e dalla Guardia di Finanza di Napoli.

Complessivamente sono 14 arresti e numerose perquisizioni nell'ambito di una indagine coordinata dalla Procura della Repubblica di Napoli, per associazione a delinquere, truffa e reati ambientali. Nel corso delle indagini è stata accertata l'esistenza di un accordo illecito tra pubblici funzionari e gestori di impianti di depurazione campani che ha consentito, per anni, lo sversamento in mare del "percolato" (pericoloso rifiuto liquido prodotto dalle discariche di rifiuti solidi urbani), in violazione delle norme a tutela dell'ambiente. Il percolato veniva immesso senza alcun trattamento nei depuratori dai quali finiva direttamente in mare, contribuendo ad inquinare un lunghissimo tratto di costa della Campania, dal Salernitano fino al Casertano.

L'indagine, durata fino al luglio 2010 a prosecuzione di quella conclusa nel maggio 2008 (nota con il nome di "Operazione Rompiballe"), che ha portato all'arresto di 25 indagati per traffico illecito di rifiuti, è stata sviluppata mediante attività tecniche e dinamiche, nonché riscontri documentali (presso sedi istituzionali come la Prefettura di Napoli, la Regione Campania, la Protezione Civile di Roma nonché sedi di aziende di rilievo nazionale), che hanno permesso di acquisire gravi indizi di colpevolezza nei confronti di ex uomini politici, professori universitari, dirigenti della p.a. e tecnici delle strutture commissariali che si sono avvicendati al Commissariato per l'emergenza rifiuti della Regione Campania dal 2006 al 2008 che, in qualità di responsabili del processo di smaltimento del "percolato" prodotto dal sistema regionale, utilizzavano gli impianti di depurazione di acque reflue della Regione Campania contribuendo all'inquinamento del tratto costiero del litorale napoletano.

Indagato anche Bassolino
Ci sono anche l' ex presidente della Regione Antonio Bassolino, l'ex assessore regionale Luigi Nocera e l'ex capo della segreteria politica di Bassolino, Gianfranco Nappi, tra le persone indagate nell'ambito dell'inchiesta sui reati ambientali, legati allo smaltimento dei rifiuti in Campania ed in particolare del percolato. Sono complessivamente 38 le persone indagate dalla procura della Repubblica di Napoli.


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