Asl di Pescara, indagini da approfondire

20 Maggio 2010   16:43  

Chiusa una porta si apre un portone, recita un vecchio adagio ed il punto messo dal Pm Gennaro Varone sull'inchiesta per gli appalti alla Asl di Pescara non va inteso come una conclusione vera e propria ma come  un "punto e a capo" .

Lo si capisce dalla decisione di stralciare la posizione del Direttore Generale della Asl Claudio D'Amario, tenendo dentro questa inchiesta esplosa il 15 marzo scorso, soltanto i cinque personaggi che vennero colpiti da misure cautelari: il funzionario Asl Franco D'Intino, l'imprenditore foggiano G. P., il responsabile del cantiere per la ristrutturazione del reparto materno infantile dell'ospedale civile di Pescara Giacomo Piscitelli, ed i due direttori dei lavori Alfonso Colliva e Damiana Bugiani. L'uscita di scena di D'Amario potrebbe non significare archiviazione, ma come una necessità di approfondire meglio il suo ruolo all'interno di questa vicenda e non solo. Nel giorno degli arresti D'Amario, incalzato dai giornalisti, affermò di essere stato lui stesso a bloccare la famosa variante alla gara d'appalto assegnato all'associazione temporanea d'imprese Crei-Edilcap, che dai due milioni e mezzo   saliva ad un importo di sette milioni di euro. Ed eccole le carte dell'inchiesta: secondo la Procura e soprattutto secondo lo stesso Gip che firmò l'ordinanza, questa decisione va letta nell'ottica di una personale tutela contro le iniziative dell'Autorità giudiziaria (all'epoca si sapeva già di un esposto del collegio dei revisori ed alcuni indagati già sapevano di essere sotto intercettazione), più che come una forma di doveroso intervento in soccorso del pubblico interesse. Invero - recita ancora l'ordinanza - sino all'ultimo l'Asl ha cercato di salvare un appalto che presentava gravissime irregolarità. L'unica ipotesi di reato per ora sul piatto é quella di falso per il manager, ma gli inquirenti vogliono capire meglio per quale ragione D'Amario firmo' la delibera di variante, la 150 del luglio del 2009, e poi si affrettò a sospenderla. Non va dimenticato che subito dopo gli arresti gli agenti della squadra mobile coordinati da Nicola Zupo acquisirono un enorme mole di documenti anche nell'ufficio di D'Amario il quale, alla luce della notizia di ieri, diventa a questo punto oggetto d'indagini ancora più accurate.


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