Bimbo ucciso, il perito della Franzoni esaminerà Massimo Maravalle

Si indaga anche sull'atto di adozione

23 Luglio 2014   10:10  

Proseguono le indagini circa l'omicidio del piccolo Maxim, soffocato nel sonno a soli 5 anni nella notte tra giovedì e venerdì a Pescara dal padre adottivo, il 47enne tecnico informatico Massimo Maravalle.

Per determinare se l'uomo, che a quanto risulta sarebbe affetto da disturbo psicotico atipico, fosse nel momento dell'omicidio in grado di intendere e di volere, il gip Gianluca Sarandrea ha disposto una perizia psichiatrica.

In attesa della nomina del perito di parte, per contribuire a lo stato di salute mentale di Maravalle è stata chiesta la consulenza del professor Renato Ariatti, docente di psichiatria forense presso l'Università di Bologna e, soprattutto, autore in passato di perizie su Annamaria Franzoni e sul boss di Cosa Nostra Bernardo Provenzano.

A lui spetterà il compito di stabilire cosa si possa essere inceppato nella testa di Maravalle al momento del raptus da egli stesso confessato, oltre che valutare se l'uomo sia in grado di sostenere il processo.

L'incarico sarà ufficialmente assegnato domani, dopo l'accoglimento delle richieste di incidente probatorio da parte del pm Andrea Papalia, a capo dell'inchiesta, prossima ad entrare nel merito del fascicolo dell'adozione del piccolo Maxim da parte di Maravalle, che mira appunto a stabilire se l'uomo potesse adottare il bimbo.

Secondo il suo psichiatra Alessandro Rossi, infatti, Maravalle era in cura psichiatrica da 8 anni, ed il disturbo psicotico atipico di cui soffriva era tenuto sotto controllo dai farmaci e non si era mai manifestato in gesti di violenza. Il tribunale dei minori dell'Aquila, tuttavia, ha affermato di non essere al corrente della malattia, né lo psichiatra ha affermato di essere mai intervenuto nelle pratiche dell'adozione.

Il disturbo, a quanto pare, sarebbe stato una sorpresa persino per i servizi sociali del Comune, che hanno sempre ritenuto Maravalle e la moglie Patrizia Silvestri una famiglia adottiva modello. Inevitabile, dunque, che a questo punto gli inquirenti debbano lavorare alla ricostruzione dell'atto di adozione del bimbo, arrivato in Italia dalla Russia due anni fa, per stabilirne la regolarità o meno.


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