Bussi avvelenata dalla chimica, scoperta discarica abusiva di sostan

13 Marzo 2007   14:07  
La Solvay, polo chimico di Bussi che svetta inaspettato tra le verdi vallate che separano il Parco nazionale della Majella da quello del Gran Sasso, era negli ultimi mesi salito alla ribalta delle cronache a causa dell´annuncio, fatto dalla multinazionale proprietaria, dell´imminente smantellamento del sito industriale, con conseguente perdita di oltre 200 posti di lavoro. In queste ore in tutta Italia si torna a parlare della Solvay, questa volta per la scoperta clamorosa a poche decine di metri dallo stabilimento, di una discarica abusiva di 185mila metri cubi di sostanze tossiche e pericolose. Fra le sostanze individuate nel corso delle analisi di laboratorio ci sono cloroformio, tetracloruro di carbonio, esacloroetano, tricloroetilene, triclorobenzeni e metalli pesanti. L´area è ubicata fra la stazione ferroviaria e il fiume Pescara: le sostanze tossiche, frammiste a terreni già inquinati, erano ad una profondità media di circa cinque-sei metri. In totale la Forestale calcola che i materiali che dovranno essere rimossi si aggirano sulle 240 mila tonnellate, con un costo di bonifica stimato in circa 58 milioni di euro. Il sostituto procuratore di Pescara Aldo Aceto parla di un danno di proporzioni gigantesche, che avrà effetti per migliaia di anni. La Provincia di Pescara si costituirà parte civile, e si teme l´inquinamento dei fiumi e delle sempre più preziose falde acquifere. La discarica risale a decine di anni, prima dunque che la Solvay si insediasse sul territorio e dunque si esclude al momento una sua responsabilità nel disastro. Si moltiplicano intanto le dichiarazioni allarmate ed indignate del mondo politico che fino a qualche mese fa era intervenuto per trattenere sul territorio la Solvay, intenzionata forse a delocalizzare in Paesi dove la manodopera costa meno e i vincoli ambientali sono estremamente blandi. Nel corso del 2006 il mondo politico ha sollecitato piani industriali, moltiplicato tavoli di concertazione, ha fatto pressione sul governo nazionale, ha esaltato Bussi come "centro che vive pacificamente con la chimica", pronto dunque ad ospitare altre filiere produttive della Solvay. I sindacati hanno fatto la loro parte garantendo alla proprietà la concertazione e il congelamento delle rivendicazioni salariali. "Gli impianti saranno chiusi il primo maggio 2007 - ha tuonato in una recente ed affollatissima assemblea Aurelio Franceschelli della Cisl - e i progetti ventilati sono spariti nel nulla. Se Solvay vuole rimanere proponga progetti seri, altrimenti bonifichi e vada via". Ma al di là delle responsabilità del disastro, le velenose e fumanti macerie della "via chimica allo sviluppo" graveranno a lungo su questo stupendo angolo d´Abruzzo. Filippo Tronca

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