Caccia grossa per le poltrone. A quando il taglio degli enti?

Spoil system e costi della politica

23 Gennaio 2009   20:39  

Archiviato (finalmente) il toto-assessori che ha impegnato gli aruspici e i mezzi di informazione abruzzesi nelle ultime settimane, ci si potrebbe ora cimentare in un nuovo appassionante gioco: il toto-poltrone. Ben più complesso del primo, per il numero delle possibili combinazioni, perché molti dei protagonisti sono illustri sconosciuti ai più e perché esso si svolge in gran segretezza nelle segreterie dei partiti.

In lizza ci sono la bellezza di 500 e rotti pretendenti per un posto da presidente, direttore, consigliere di amministratore, membro  con vario titolo e funzione in uno delle decine e decine di enti strumentali della regione Abruzzo, o in società partecipate, comitati, commissioni e agenzie in cui la Regione ha facoltà di nominare amministratori, secondo il salomonico meccanismo dello spoil system, previsto dalla normativa regionale. I vertici degli enti regionali decadono infatti automaticamente all’atto dell’insediamento del nuovo consiglio regionale e vanno sostituiti o confermati  nei successivi 45 giorni. Il presidente Gianni Chiodi ha promesso uno “spoil system gentile”, lasciando intendere che si terrà conto della competenza e dei meriti degli amministratori uscenti e non solo della pur legittime istanze (leggi spartizione politica delle cariche) da parte dei partiti che hanno vinto le elezioni. 

Non sarà facile:  a remare contro questa lodevole intenzione anche l’origine del termine spoil system, che deriva  dal motto statunitense “to the victor go the spoils” ovvero "ai vincitori va il bottino", e ciò fa pensare più che altro ad una maschia e rude invasione lancia in resta dei palazzi e degli uffici da parte di manipoli di aspiranti amministratori targati centrodestra e indicati dai partiti. E contemporaneamente evoca l’immagine rinverdita dal prode Pancho Villari in commissione vigilanza, di presidenti uscenti che si barricano dentro gli uffici con l’elmetto in testa, e vendono cara la pelle ( della poltrona).  

Poltrone più ambite, per prestigio e consistenza di emolumenti, quelli delle sei Asl, dell’Aptr, dell’azienda di promozione turistica regionale,dell’ Arta, l’azienda regionale per la tutela ambientale, dell’ Arssa, l’azienda per lo sviluppo dell’agricoltura, di Abruzzo Lavoro, dell’Arit, l’azienda regionale per l’informatica e la Telematica, del quartetto di enti che si occupano di trasporti, ovvero Saga, Sangritana, Arpa e Gtm. E poi terra di conquista sono le Ato, ad oggi commissariate  e le numerose società di gestione, che hanno fatto la fortuna del cosiddetto partito dell’acqua. E poi c’è la  Fira, la finanziaria regionale, le quattro Ater e  l’ Ater, le agenzie per le case popolari, il Cram, il consiglio degli abruzzesi nel mondo, le Adsu, aziende per il diritto allo studio.  E ancora: l’ Araen, l’agenzia regionale per la promozione del sistema energetico, Abruzzo Engineering,  il Cotir, il consorzio per la divulgazione e sperimentazione delle tecniche irrigue, il Crab, il consorzio di ricerche applicate alla biotecnologia, Abruzzo Sviluppo, la società di promozione industriale, l’ Asr, l’agenzia sanitaria regionale, i ben sette Consorzi industriali, Sprint Abruzzo, lo sportello regionale per l'internazionalizzazione delle imprese, Abruzzo Sviluppo, che analizza il mercato del lavoro, i consorzi di bonifica. E infine ci sono posti occupabili, ma molto meno remunerativi nei numerosi comitati, che hanno competenze nei più svariati campi, dalle cave agli impianti a fune.

Ci fermiamo qui,  perché stiamo compilando l’elenco completo di tutti gli enti con relativi organigrammi e costi,  e lo pubblicheremo appena possibile.  Abbiate pazienza perché si tratta  di un lavoro immane, degno delle certosine catalogazioni botaniche di Linneo.  

Il tema della semplificazione della poderosa macchina amministrativa della Regione ha dominato l’ultima campagna elettorale, e il dibattito politico degli ultimi anni. Il presidente  Chiodi si è impegnato a tagliare gli enti inutili, ad accorpare le funzioni, a ridurre le poltrone nei cda e gli stipendi dei dirigenti. Lo stesso ha fatto il suo avversario in campagna elettorale Carlo Costantini. E tutti, diconsi tutti i candidati, a precisa domanda, hanno verbalmente sottoscritto tale solenne impegno. Entrando nello specifico il Pdl, per voce autorevole del senatore Di Stefano, e di tanti altri consiglieri, che anche per questo sono stati eletti, si è impegnato a tenere in vita una sola Ato, una sola Adsu, ed una sola Asl.  Ha proposto di abolire le Ater e i consorzi di bonifica, con trasferimento del personale alle Province e le competenze all’Ato, di accorpare in un'unica società   di trasporti l’Arpa, la Sangritana e la Gtm, di sottrarre finalmente dalle grinfie della partitocrazia i Consorzi industriali, come da anni sollecitato dalla Confindustria. Di Stefano ha anche proposto di smantellare l’Arssa. “Vi lavorano oltre 200 dipendenti – ha spiegato - con costi enormi per la comunità. È da anni un ente marginale con costi spropositati. L’Arssa va chiusa e le sue funzioni potrebbero essere assorbite dal dipartimento agricoltura della Regione.” 

La politica deve fare un passo indietro, ha affermato Chiodi: “non può più predicare la Pasqua per sé e la quaresima per gli altri”.  E a tal proposito ha promesso anche di  ridurre stipendi e vitalizi dei consiglieri regionali.

Ricordiamo a tal proposito che un consigliere regionale abruzzese guadagna circa 8mila euro,  più altre entrate accessorie, un assessore 10.569,17 euro, e con cinque anni di mandato e di contributi ha diritto ad un vitalizio di  3.170,75 euro mensili. Un presidente di un azienda partecipata 5.253,50 euro.  Ma si sa, gli stipendi dei politici sono una specialità tutta italiana, come la pizza e il parmigiano reggiano. Per fare un impietoso confronto, il primo ministro spagnolo Zapatero guadagna 7.696 euro, Sarkozy  6.714 euro, Putin la miseria, si fa per dire, di  4.250  euro, per governare la sterminata Russia.

Il taglio degli enti era anche centrale nel programma di governo di Ottaviano Del Turco, e timidi passi in avanti verso l'abbattimento dei costi della politica sono stati fatti, con la riduzione dei gettoni di presenza e con il taglio di commissioni ritenute inutili e di qualche poltrona. 

Ma molto resta da fare: gli enti e le società partecipate e controllate dalla Regione Abruzzo dispongono di circa 250 sedi e uffici sul territorio regionale, e di oltre 3.500 addetti diretti e indiretti. Costano 200 milioni di euro ogni anno. Una cifra enorme.Secondo un calcolo fatto da Carlo Costantini, ma ripreso anche da esponenti politici del centro destra, con  la riduzione e la razionalizzazione degli enti  regionali  si risparmierebbero da subito  dai 30 ai 50 milioni di euro. E altri 40  con una sola Asl invece di sei.    

Il tema è molto sentito dai cittadini che hanno votato, e si suppone anche dalla metà degli  abruzzesi che non si sono recati alle urne o hanno annullato le schede.. A torto o a ragione molti enti vengono considerati nel comune sentire, baracconi inutili nati solo come stipendifici per gregari dei partiti, candidati trombati alle elezioni, mogli e parenti di onorevoli, consiglieri e alti funzionari.  Sono in compenso il principale bacino occupazionale per molti territori, dove le aziende private non garantiscono sufficienti posti di lavoro. Creano sul territorio un importante indotto. In tempo di crisi economica è giusto considerare anche l’impatto sociale della soppressione di un ente.  Martedì in occasione dl primo consiglio regionale, sapremo quale saranno le risposte immediate che Chiodi  intenderà dare in tema di riduzione dei costi della politica.

Sorge  intanto un dubbio: perchè i partiti di maggioranza si stanno spartendo con foga ed entusiasmo le poltrone in enti che hanno promesso di chiudere o accorpare? Non potrebbero mettere mano subito alla forbice? Si potrebbe rispondere che la riforma non può essere fatta in poche settimane, è necessario un periodo di transizione. Ma in Italia le transizioni sono spesso infinite e apprezzato talento del politico è quello di cambiare tutto per non cambiare niente.

Filippo Tronca

 

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