Caso Lioce: due mesi per analizzare la busta incriminata

18 Giugno 2007   13:19  
Si è svolto questa mattina presso il tribunale dell´Aquila l´incidente probatorio relativo all´iscrizione nel registro degli indagati della brigatista rossa Nadia Desdemona Lioce, alla quale era stata sequestra nella cella del supercarcere "Le Costarelle" di L´Aquila una busta in cui si erano ravvisati messaggi minatori indirizzati al presidente della Cei monsignor Angelo Bagnasco. Il Gip Giansaverio Cappa ha nominato i periti, uno dei quali scelto dalla difesa, che dovranno valutare entro 60 giorni la congruità della prova. Solo il 17 settembre prossimo si saprà dunque se la prova sarà rilevante ai fini processuali. L´inchiesta va dunque avanti, ed è stata respinta la richiesta di archiviazione da parte della difesa, basata sulla testimonianza resa da un volontario in servizio al carcere di Sollicciano, in Toscana dove la Lioce è stata reclusa fino all´ottobre 2005. Sarebbe stato lui a consegnare, e non solo alla Lioce, buste identiche a quella trovata nella cella delle Costarelle. I frammenti di frase sospetti, "asco" e "religios", sarebbero parte del mittente stampato sulla busta dell´ente a cui queste lettere appartenevano: "Associazione Don Vasco Nencioni per la ricerca religiosa". L´intestazione sarebbe stata cancellata con un pennarello da una suora che operava, come il volontario, nel carcere di Solliciano, al fine di riciclare le buste a beneficio dei carcerati. L´avvocato della Lioce Carla Serra ritiene che l´accusa priva di fondamento "sia strumentale a giustificare il regime di carcere duro per la mia assistita". FT

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