Ancora lungi dal risolversi positivamente il caso di Liliana Serafini, la donna teramana affetta da sclerosi laterale amiotrofica da mesi residente al terzo piano di una palazzina Ater di Colleatterrato priva di ascensore.
L'ultimo capitolo della vicenda ieri, allorché si è svolto un sit-in di protesta dinanzi la sede dell'ente, cui hanno preso parte il marito della donna, Antonio, il blogger Giancarlo Falconi e una quindicina di membri del comitato cittadino "Ora basta", organizzato al fine di ottenere risposte in merito alla questione e protestare per il blocco del finanziamento di 200.000 euro per l'abbattimento delle barriere architettoniche delle palazzine Ater di Teramo.
Una risposta ai manifestanti, sia pur indiretta, è giunta dall'amministratore unico dell'azienda Marco Pierangeli, che ha affemato come "già da tempo l'Ater ha offerto ai coniugi Serafini di spostarsi provvisoriamente in un altro alloggio Ater in via Adamoli, a soli 100 metri dalla loro abitazione attuale", onde aggirare la lunga tempistica prevista per la messa a norma delle palazzine.
La proposta è stata però immediatamente respinta dal signor Antonio, secondo cui "spostarla dalla casa in cui ha vissuto negli ultimi 35 anni sarebbe come ucciderla". Liliana, difatti, da febbraio ha subìto un peggioramento delle proprie condizioni, al punto da dover vivere attaccata 24 ore su 24 ad un respiratore e a una sonda per l’alimentazione.
Data la situazione, dunque, sembra farsi largo l'ipotesi di un nuovo sciopero della fame, dopo quello intrapreso a marzo ed interrotto alcuni giorni dopo, che stavolta potrebbe però coinvolgere anche l'associazione "Ora basta" e l'intero quartiere.