"Finalmente in discussione in Consiglio Comunale l’ordine del giorno depositato dal capogruppo SEL, Giustino Masciocco, che ha per oggetto: "OPCM 8 novembre 2011 n. 3978 art. 10-Decreto del Commissario per la ricostruzione - Presidente della Regione Abruzzo del 14 agosto 2012 n. 134 art. 10" finalizzato ad impegnare il Consiglio comunale a compiere azioni volte alla ri-destinazione dei fondi per la ricostruzione dei centri antiviolenza.
La Corte dei Conti ha dichiarato illegittimo il decreto di Chiodi che nell’agosto scorso ha attribuito i fondi destinati alla ricostruzione fisica dei luoghi a sostegno delle donne vittime di violenza, affidando 1.500.000 euro all’Arcidiocesi che li avrebbe destinati all’acquisto di un immobile all’aquila e alla ristrutturazione di un altro immobile sito a Pescara (dunque fuori dal cratere! ) lasciando briciole per l’erogazione del servizio di sostegno reale alle utenti."
Lo dichiarano il Capogruppo di Sel in Consiglio comunale Giustino Masciocco e la coordinatrice Circolo dell’Aquila Giuseppina Leone.
"Con lo stesso atto, l’altra parte dei fondi (altri 1.500,00 euro) era stato destinato ad un progetto sempre relativo ai centri antiviolenza da realizzare a cura della consigliera di parità Letizia Martinelli. Progetto che avrebbe dovuto essere concertato con le realtà già esistenti e funzionanti nei comuni del cratere come il Centro antiviolenza dell’Aquila , concertazione che non è mai avvenuta.
Il coordinamento comunale di SEL vuole sottolineare come l’OPCM 3978 e poi il decreto del commissario Chiodi avessero disconosciuto l’importanza del lavoro e del progetto del Centro Antiviolenza che a L’Aquila dal 2007 opera per sostenere le donne vittime di maltrattamento nel percorso di uscita dalla violenza e dare loro anche un “rifugio di transito” verso le strutture residenziali protette.
Il progetto del Centro Antiviolenza dell’Aquila e della Rete di donne Terre-mutate, è quello di realizzare una Casa delle Donne quale luogo di accoglienza e di incontro, per ritessere le relazioni e diventare fulcro della vita associativa, luogo di cultura, di ricerca, di servizio, aperto alle donne di ogni provenienza, appartenenza religiosa, politica e collocazione sociale."
L’ordinanza prima e il decreto poi hanno comportato una gravissima violazione dei diritti di tutela delle donne rispetto alla violenza di genere e del diritto di accedere a percorsi di uscita dalla stessa, perché le Diocesi non possono essere in alcun caso i soggetti qualificati e specializzati nelle attività di contrasto alla violenza maschile compiuta sulle donne e di sostegno alle stesse.
Sono i centri antiviolenza i soggetti qualificati e competenti, perché in essi si sono sperimentati percorsi di possibile uscita dalla violenza, grazie alla relazione tra donne e perché costituiti esclusivamente da donne, come stabilisce anche l’art. 6 della Legge Regionale n.31 del 2006, testo normativo concepito in osservanza di principi costituzionali e di principi contenuti in Convenzioni Internazionali (Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione delle donne adottata nel 1979 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite CEDAW, Dichiarazione e Programma d’azione della IV Conferenza Mondiale sulle donne di Pechino).
La dichiarazione di illegittimità e la non registrabilità del Decreto 134/12 da parte della Corte dei Conti apre la possibilità di restituire alla città un servizio essenziale per il tramite del Centro Antiviolenza e di sostenere con forza presso il nascente governo di destinare i fondi dell’OPCM in disponibilità al comune dell’Aquila per assegnarli alla ricostruzione sociale e alla ricostruzione fisica di luoghi individuati per la CASA DELLE DONNE e finalizzandoli all’erogazione di un servizio fondamentale per la città.
Con l’impegno che vorrà assumere il Consiglio Comunale vogliamo continuare a mantenere alta l’attenzione sulla piaga della violenza alle donne cogliendo ancora un’occasione nella Giornata Internazionale della Donna per dare soluzioni e strumenti alla battaglia quotidiana di tante donne che, nella società civile, negli spazi della politica, nel mondo del lavoro vogliono produrre un’inversione culturale nella società.