Cgil in piazza contro la manovra finanziaria. Ecco le ragioni dello sciopero

06 Settembre 2011   07:45  

 

Contro una manovra dai tratti “profondamente iniqui” e “aggravata” in queste ore da norme, come l'articolo 8 sui 'licenziamenti facili', “che hanno come scopo l'abolizione del contratto nazionale, dello Statuto dei lavoratori e dei diritti di questi ultimi”, la CGIL ha indetto per oggi lo sciopero generale di otto ore per ogni turno di lavoro e per tutte le categorie di lavoratori. Dietro la rivendicazione “un'altra manovra è possibile, dal segno diverso, pagata da chi più ha e non ha mai pagato”, il sindacato di corso d'Italia si prepara al suo quinto sciopero generale nel corso di questa legislatura, il secondo per Susanna Camusso alla guida del più grande sindacato italiano, con oltre 100 manifestazioni in altrettante piazze d'Italia, con il segretario generale che chiuderà la manifestazione di Roma.

In Abruzzo il concentramento è a Teramo, scelta simbolica perchè è la città del governatore Gianni Chiodi.

Un notevole sforzo organizzativo per la confederazione di Corso d'Italia deciso appena lo scorso 23 agosto per cambiare i tratti 'iniqui e vendicativi' della manovra 'salvacrisi' del 13 agosto, e delle sue innumerevoli e confusionarie riscritture dei giorni a seguire. La CGIL punta il dito contro il combinato disposto della manovra del 6 luglio, approvata dalle Camere, e di quella del 13 agosto, decreto in via di conversione, che sommati produrrebbero una correzione dei conti pubblici senza precedenti "per mole e per iniquità" (2,1 miliardi nel 2011, 24 nel 2012, 50 nel 2013 e 55,4 nel 2014). Ma alla correzione, annuncia la CGIL, "seguirà un effetto depressivo che prepara il campo a nuove e dannose manovre economiche".

“Per cambiare la doppia iniqua manovra - spiega il sindacato -, per lo sviluppo del Paese, per difendere i diritti del lavoro, per battere i privilegi e per contribuire in misura delle proprie possibilità, per redistribuire equamente le risorse”, la CGIL proclama lo sciopero generale avanzando una serie di proposte che guardano alla crescita e all'occupazione, fatte di equità e di giustizia. Tra queste: un piano strutturale di lotta all’evasione fiscale e al sommerso; un'imposta straordinaria sui grandi immobili il cui valore patrimoniale, al netto dei mutui, superi la soglia degli 800mila euro con aliquota fissa dell’1% nel 2012 dal gettito potenziale di 12 miliardi di euro; un'imposta ordinaria sulle grandi ricchezze pagata solo sulla quota che eccede gli 800mila euro che porterebbe nelle casse dello stato circa 15 miliardi ogni anno.

Solo alcune delle proposte - insieme ad una ritassazione dei capitali 'scudati', ad una rimodulazione della tassa di successione e ai tagli ai costi della politica - che il sindacato avanza per mettere al sicuro non solo i conti ma per avviare un percorso di crescita. Con queste risorse recuperate, infatti, l'organizzazione guidata da Susanna Camusso si propone di costituire un fondo per la crescita e l'innovazione e investire circa 1 miliardo di euro ogni anno per un incentivo diretto all’inserimento dei giovani nel mercato del lavoro, insieme al sostegno dei  redditi e dei consumi attraverso la riduzione strutturale del prelievo fiscale sui redditi da lavoro e da pensione.

Ma al centro della mobilitazione c'è anche la battaglia contro le scelte del governo che tagliano gli stanziamenti alle amministrazioni centrali, agli enti locali (e di riflesso ai servizi sociali), alla Sanità e al “vero e proprio accanimento” contro il lavoro pubblico. Incassata la vittoria sulla salvaguardia delle tredicesime nel pubblico impiego e le festività laiche e civili, mentre continua la raccolta di firme per la petizione arrivata ad oltre 72mila sottoscrizioni, l'impegno di corso d'Italia prosegue per tutelare il sistema previdenziale e l'area della disabilità contro le norme che prevedono lo stravolgimento del collocamento obbligatorio, per stralciare l'obbligo di privatizzare i servizi pubblici “in contraddizione con l'esito del recente referendum” e per impedire la modifica dell'aritcolo 41 della Costituzione.

Ultimo, non certo per rilevanza, la lotta contro l'articolo 8 del decreto in tema di 'contrattazione collettiva di prossimità'. Le modifiche introdotte dall'emendamento del governo “distruggono l'autonomia e l'autorevolezza del sindacato”  e indicano “la volontà di annullare il contratto collettivo nazionale di lavoro e di cancellare lo Statuto dei lavoratori”, ha spiegato in queste ore Camusso. Per la CGIL l'articolo 8 e le modifiche apportate in commissione non sono coerenti con l'accordo del 28 giugno e rilevano “un comportamento autoritario del governo che interviene sull'autonomia contrattuale delle parti con una scelta senza precedenti nella storia della nostra Repubblica”.

Una prova difficile per la CGIL quindi - per i tempi organizzativi e per le condizioni in cui versano i lavoratori - “ma cresce nel paese il clima di condivisone e di consenso rispetto alle sue critiche e alle sue rivendicazioni”. Per determinare “un cambiamento contro la deriva in cui sembra essere condannato il paese” la Cgil è quindi ancora una volta in campo con “un messaggio di speranza e per dimostrare che scelte diverse, eque e giuste, sono possibili”. Il sindacato “non si rassegna e volge il suo sguardo al futuro che passa attraverso il lavoro e i giovani perché un sindacato che non vuole cambiare mestiere fa proposte e guarda al cambiamento” senza, per l'appunto, rassegnarsi.

 


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