Chieti: due patronati rinviati a giudizio per violazione privacy

Si tratta di Enas e Labor

17 Febbraio 2011   09:47  

Due patronati sono finiti nei guai, accusati di avere "talpe" in ospedale. Si tratta dell'Enas e della Labro di Chieti, rinviati a giudizio, con l'accusa, per entrambi, di violazione della legge sulla privacy, nella parte relativa al trattamento illecito dei dati personali. L’Enas inoltre deve rispondere davanti al giudice monocratico anche di truffa aggravata ai danni del ministero del lavoro.

L’indagine è stata diretta dalla sostituto procuratore Marika Ponziani che ha firmato il decreto di citazione a giudizio, con la  collaborazione operativa dei carabinieri della polizia giudiziaria della procura, coordinati dal luogotenente Bruno D’Antonio.

 

 Il meccanismo della truffa è chiaro. i patronati, informati da "talpe", al momento non individuate, contattavano i lavoratori infortunati proponendosi di trattare i loro casi con l'Inail, perché ogni incidente trattato vale punti, più se ne fanno e maggiori sono i finanziamenti del ministero del lavoro.

Il caso che dato avvio alle indagini riguarda una donna che nel 2009 aveva avuto un incidente in auto mentre si recava al lavoro. La prognosi fu sette giorni. La donna aveva due patronati che l'assistevano, l'Inas della Cisl, personalmente scelto e l'Enas. Di questo secondo patronato la donna, come ha rivelato agli investigatori, non sapeva nulla, ma dai documenti acquisiti dai militari risultava la sua firma nell’atto di delega all'Enas.
La donna ha ribadito la sua posizione, smentendo l'Enas. La pratica, di fatto, era stata già stata inserita negli atti del patronato dai quali risultava come "infortunio gestito", con copia dell’Inail. E' il qui il punto chiave. Qui scatta la truffa.Un altro caso riguarda la Labor. Un lavoratore ha raccontato dell'offerta avuta dalla Labor, a seguire la sua pratica,  a seguito di un incidente con prognosi di 10 giorni. Il lavoratore si è visto recapitare a casa una lettera che iniziava così "Abbiamo saputo che lei è stato vittima di un incidente", ma come potevano saperlo?

Le indagini dei carabinieri si sono sviluppate dal sospetto che queste informazioni fossero partite da "spie" in ospedale, ma non si è potuto individuare chi fossero. Da aggiungere che l’Inail di segnalazioni da persone che venivano contattate da patronati ne hanno avuto decine e decine.


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