Con l'udienza di Via D'Annunzio riprendono i processi sui crolli del terremoto

16 Settembre 2011   14:02  

Con l'udienza di stamani sul crollo del condominio di Via D'Annunzio riprende a L'Aquila la stagione dei processi sui crolli causati dal sisma del sei aprile 2009.

Trenta i consulenti schierati dalla Procura della Repubblica per tentare di far luce sulle cause della deflagrazione di decine di edifici, pubblici e privati, che quella notte causarono oltre trecento morti.

Nella palazzina di vai D'Annunzio, zona villa comunale – il caso oggi in aula davanti al giudice Giuseppe Grieco – persero la vita 13 persone. Alla sbarra, con le accuse di omicidio colposo plurimo e lesioni ci sono i progettisti e i costruttori dell'edificio, tre persone in tutto. Oggi in aula, sono state ascoltate le parti lese, sopravvissuti e parenti delle vittime.

22 i milioni di euro richiesti come risarcimento dalle parti civili, tra le quali figura anche il Comune dell'Aquila. Analoga scelta è stata fatta dall'amministrazione per il processo a carico dei componenti della Commissione Grandi rischi, quelli – si ricorderà – che fornirono elementi rassicuranti alla popolazione in apprensione a pochi giorni dal devastante sisma.

È, quella riguardante la Commissione, l'udienza più attesa e sulla quale sono maggiormente puntati gli occhi dei media. L'appuntamento in aula è per martedì prossimo.

A ruota, seguiranno poi le udienze dei vari condomini privati per arrivare, il 5 novembre alla Casa dello studente e il 29 al crollo del Convitto nazionale.

CHIESTA SUPER PERIZIA PER VIA D'ANNUNZIO

Per il crollo dell'edificio di via Gabriele D'Annunzio (zona Villa Comunale all'Aquila) chiesta una super perizia. E' stata questa la novita' emersa nell'udienza dibattimentale di oggi riguardante il collasso della palazzina in cui il 6 aprile del 2009 sono morte 13 persone.

Per questo, imputati di omicidio colposo plurimo, sono finiti: l'ingegnere Fabrizio Cimino, e il tecnico Fernando Melaragno che nel 2002 si occuparono dei lavori di ristrutturazione dello stabile. A richiederla sono stati i legali degli imputati, gli avvocati, Paolo Vecchioli, Angelo Colagrande e Riccardo Lopardi, senza trovare l'oposizione del pm Fabio Picuti e degli avvocati di parte civile. Su questo aspetto, il giudice del Tribunale dell'aquila, Giuseppe Grieco si e' riservato di decidere. Sempre Grieco ha escluso dall'elenco delle costituzioni di parte civile, il condominio crollato "Ardizzi" rappresentato da 14 inquilini. Il primo teste (quale parte offesa) ascoltato e' stato l'avvocato Ettore De Paulis, che in via Gabriele D'Annunzio aveva lo studio legale.

L'uomo ha raccontato che "nel garage dello stabile c'erano ferri scoperti nelle colonne, anche arrugginiti, cosa che ha portato alla decisione, dopo una riunione condominiale, di far fare dei lavori. Fu scelto l'ingegnere Cimino perche' proprietario di un appartamento nel condominio e quindi pensavamo che avrebbe fatto le cose in modo migliore".

Dopo di lui e' stato sentito l'ingegnere Franco Marino, genero e cognato di tre delle vittime del crollo della palazzina, che nel dicembre 2000 si interesso' su richiesta del suocero, Giuseppe Lippi, delle problematiche dello stabile: "Visto i segni del cattivo stato dei pilastri, gli consigliai di far fare un'analisi approfondita e lavori di consolidamento. A giugno 2001, 6 mesi dopo aver scritto una lettera all'amministratore del palazzo, venne fatto un preventivo per degli interventi localizzati per ogni pilastro danneggiato. Non ho mai visto un progetto o un certificato di sicurezza a seguito dei lavori - ha aggiunto il teste -. Erano almeno 6 le colonne in cattivo stato di conservazione che presentavano un distacco del copriferro negli spigoli. Il cemento esterno - ha concluso Marino - si era staccato e si vedeva il ferro che si era ossidato". L'udienza e' stata aggiornata al 25 novembre con l'audizione degli ultimi 3 testi del pm e dei suoi consulenti.


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