Lo stemma della città, Immota Manet, non si è mosso neanche con la scossa delle 3e32.
Eppur qualcosa si muove a L'Aquila, torna a muoversi dopo undici mesi. Il movimento è grande, partecipato, propositivo. Non si vedeva da tempo una mobilitazione così nel capoluogo di regione.
Ieri in tanti, come ormai da qualche domenica, sono tornati a spalare le macerie in piazza Palazzo. Anche Sallustio, dall'alto, si arma di pala e secchio.
Stavolta nessuna tensione con le forze dell'ordine, il sindaco con propria ordinanza ha concesso per tre ore e mezza l'ingresso incondizionato in zona rossa.
A un certo punto fa la sua comparsa anche il vescovo ausiliare Giovanni D'Ercole, che impugna una pala a fianco dei cittadini, senza non ricevere qualche critica.
E lungo Corso Vittorio Emanuele e in piazza Duomo, sembra rivivere le domeniche di una volta, con lo struscio tipico dei giorni di festa.
Il “popolo delle carriole” un primo risultato lo ha portato a casa, le macerie saranno differenziate in loco, lo ha deciso il tavolo riunito presso il Ministero dell'Ambiente.
Preselezione a mano in centro storico quindi deposito nelle aree in corso di allestimento e stoccaggio nella macroarea che Comune e unità commissariale stanno individuando. Fra le ipotesi la collina di Cesarano, fra le frazioni di Camarda e Aragno. È già rivolta popolare da quelle parti, dove ieri un ventina di abitanti del posto hanno manifestato e costituito un comitato che si prefigge di difendere la piana coltivata da tutti gli abitanti dei due paesi.
(MS)