Consiglio dei ministri, discussioni decreti rinviati a dopo elezioni

23 Maggio 2019   09:35  

Decreti sicurezza bis e famiglia dopo le europee. Al termine di una nuova giornata di tensione, segnata dall'altolà del numero due della Lega, Giancarlo Giorgetti ("non accuso nessuno, tantomeno il premier Conte, ma così non si può andare avanti...) e dalla dura replica del capo politico M5S, Luigi Di Maio ("basta minacciare crisi di governo e basta fare la conta delle poltrone", il premier Giuseppe Conte ha annunciato che il Consiglio dei ministri è stato rinviato alla prossima settimana.

Conte, che ieri è salito al Colle per un colloquio con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, un incontro definito da fonti del Quirinale cordiale e costruttivo, in serata, in conferenza stampa a Palazzo Chigi, ha spiegato: "Ho sentito i miei due vicepresidenti e all'esito di uno scambio aperto e franco abbiamo convenuto che è complicato tenere un Consiglio dei ministri oggi o domani per cui lo abbiamo rinviato alla settimana prossima". Il premier ha poi puntualizzato che il Cdm si terrà "il primo giorno utile della settimana prossima". "Alcuni giornali hanno scritto di risse sfiorate" ma in realtà "il clima è stato molto sereno, molto costruttivo. A un certo punto abbiamo sospeso i lavori per confrontarci con gli staff tecnici. Tutto il governo condivide i due obiettivi politici" ha assicurato il presidente del Consiglio precisando che "sul decreto sulla sicurezza c'è una nuova versione, gli uffici qui hanno già lavorato" sulla nuova bozza e "posso dire che mi sembrano superate le criticità segnalate".
 
Conte ha poi sottolineato: "Non si può attribuire al Quirinale una censura preventiva né tantomeno un ruolo di sindacato politico, significa fargli torto in astratto ma anche in concreto, perché il Presidente non ha svolto e non intende svolgere questo ruolo". Sui due dl lunedì scorso all'esame del Cdm "è emersa la notizia che anche il Quirinale aveva segnalato alcune criticità... e qui mi occorre l'obbligo di una precisazione: è prassi consolidata che l’interlocuzione con gli uffici del Quirinale, quando vi siano decreti legge, abbia luogo, in via del tutto informale, anche prima dell’approvazione dei testi in Consiglio dei ministri, in previsione dell’emanazione che è una funzione che spetta al Presidente della Repubblica. Però per come è stata rappresentata questa interlocuzione vi sono delle incongruenze e delle assolute improprietà".

A stretto giro il vicepremier Luigi Di Maio ha detto di condividere le parole del premier "nel sollecitare rispetto per il Capo dello Stato. Ora c’è tutto il tempo di lavorare insieme sui rimpatri, che sono una questione importante da affrontare con determinazione”. "Se qualcuno", il decreto sicurezza bis "preferisce che venga approvato la settimana prossima non mi do fuoco" le parole dell'altro vicepremier e ministro dell'Interno, Matteo Salvini, intervenuto a 'Porta a Porta'. "Alcune criticità - ha sottolineato - segnalate nelle ultime ore, sono state superate, ora è approvabile, a prova di Onu, e del tribunale supremo di Fazio e Saviano". Nel pomeriggio anche Salvini, dopo Conte, è stato ricevuto al Colle da Mattarella.

La giornata è stata scandita da un nuovo acceso botta e risposta tra Lega e M5S. L'altolà è arrivato da Giancarlo Giorgetti. "Non accuso nessuno, tantomeno il premier Conte, ma così non si può andare avanti..." ha detto il numero due del Carroccio. "Non ho accusato nessuno - ha ribadito - Il presidente del Consiglio non deve essere super partes, il capo dello Stato deve esserlo. Questo è quello che ho detto, mi sembra una cosa assolutamente naturale". "Se questo è il governo del cambiamento, deve fare le cose - ha scandito poi - non può essere immobile e stare in stallo. La stabilità di governo va bene se non significa immobilità". Giorgetti ha escluso un rimpasto di governo dopo le europee: "Come nello sport, la squadra vincente non si cambia". Quanto alla sua posizione, "io sono dispostissimo a rinunciare al mio ruolo di governo in qualsiasi momento se me lo chiedono e lo ritengono utile".

La replica di Luigi Di Maio non si è fatta attendere: "Ogni giorno ormai, da circa un mese, c'è qualcuno, e non del M5S, che minaccia la crisi di governo e fa la conta delle poltrone in base ai sondaggi. Oggi è toccato a Giorgetti. Basta. Basta minacciare crisi di governo e basta fare la conta delle poltrone. Si pensi al Paese". "Giorgetti dice 'così non si può andare avanti'. C'è una parte di Lega nostalgica di tornare con Berlusconi" ha rincarato il capo politico M5S. Da Cosenza, durante un comizio in vista delle europee del 26 maggio, è partito l'affondo: "Mi vedrete sempre alzare la voce nel governo quando qualcosa non va bene. Ci sono due piani: quello dei numeri, e i numeri in Parlamento ce li abbiamo noi... ma poi c'è il piano delle parole. I fischi al Papa, e denuncio i magistrati, denuncio l'Onu... queste cose non le posso accettare". "Quando ce vo' ce vo'..." ha scandito il vicepremier.


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