Riceviamo a pubblichiamo.
Alle donne ed agli uomini che gestiscono i campi di ospitalità di L’Aquila
Cordialità . negata
Dal primo momento dopo il dramma ogni nostro
comportamento (della maggior parte di noi) è stato caratterizzato
dalla cordialità, un po’ perché è in noi innata - assieme al
sorridere scherzare ironizzare anche – e un po’ perché proviamo
un sincero sentimento di gratitudine verso quanti, tanti tantissimi,
materialmente assistono chi nulla più possiede e con gioia e
determinazione ricomincia, nuovamente, daccapo.
Si comincia purtroppo ad assistere, a subire, ad una
gestione dei campi caratterizzata da rigida sciocca applicazione di
regole che rischiano di portare ad una lobotomizzazione della società
aquilana col negare incontri ed itineranze per noi abituali, quando
c’era la Città.
Negare anche il piacevole condividere il momento del
pasto con uno o due amici, al termine della fila degli ospiti
"registrati", in quelle mense dove mai è mancata
l’abbondanza del cibo.
Far pesare l’incontro col figliuolo ospite del
campo affianco.
Scoraggiare le naturalissime visite agli amici in
altri campi.
Imporre orari da convitto nelle aperture dei
cancelli.
Tutto ciò, solo nei campi in città, nei paesi
quest’aria, menomale, non la si respira.
Che tristezza, signori, vedersi negare la dolce
cordialità, imporre un modello che produce gratuite tensioni in un
contesto dove ogni cosa dovrebbe tendere quantomeno al quieto vivere.
Cerchiamo di capirci e di capire che non sono le
forme di pseudoautoritarismo e ottusità a garantire nei campi, com’è
giusto che sia, quello che dite di voler garantire.
Nel ringraziare di cuore le persone che ci aiutano,un caro saluto a tutti.
Giorgio Signori