Corruzione e Riciclaggio: 24 arresti a Roma. Indagato Il Parlamentare #Marotta (Ap)

Un faccendiere coinvolto nell'inchiesta della Procura di Roma

04 Luglio 2016   11:19  

Blitz della Guardia di finanza con decine di perquisizioni su tutto il territorio nazionale disposte dalla Procura di Roma e decine di misure cautelari ordinate dal Gip presso il Tribunale della Capitale.

I reati contestati sono associazione per delinquere finalizzata alla frode fiscale, corruzione e riciclaggio, truffa ai danni dello Stato e appropriazione indebita.

Al centro dell'inchiesta anche un faccendiere capitolino, Raffaele Pizza, che opera nel settore delle pubbliche relazioni e che - riferisce la Gdf - ha "forti entrature politiche, grazie a salde ed antiche relazioni con personalità di vertice di enti e società pubbliche".

Nell'inchiesta, risulta indagato anche il parlamentare Antonio Marotta (Area Popolare), per presunti legami illeciti con il faccendiere al centro dell'inchiesta stessa.

Il faccendiere Raffaele Pizza, è fratello di Giuseppe, quest'ultimo è stato sottosegretario alla pubblica istruzione, ora segretario nazionale della nuova Democrazia Cristiana. 

Nei confronti di Marotta i pm Paolo Ielo e Stefano Rocco Fava avevano sollecitato l'arresto in carcere ma il gip ha escluso alcuni fatti a lui contestati e che hanno fatto cadere i presupposti per applicare la misura detentiva. 

In particolare, la magistratura romana ha emesso 24 ordinanze di custodia cautelare, di cui 12 in carcere e 12 agli arresti domiciliari, e cinque misure interdittive con obbligo di firma.

E', inoltre, in corso, il sequestro preventivo di beni immobili, conti correnti e quote societarie per 1,2 milioni di euro.

Durante l'inchiesta - che è stata svolta dal Nucleo speciale di Polizia Valutaria della Guardia di Finanza e che ha avuto origine dalla segnalazione di operazioni finanziarie sospette - è stata accertato l'utilizzo di un gran numero di fatture per operazioni inesistenti a favore di società ed enti su tutto il territorio nazionale, e di ricostruire l'operatività di una ramificata struttura affaristico-delinquenziale imperniata intorno a un consulente tributario e a un gran numero di società a lui riconducibili, che movimentavano grandi somme di denaro tra conti personali e aziendali.

Il faccendiere - secondo quanto riferisce la Gdf - utilizzava uno studio ubicato accanto al Parlamento, in una nota via del centro di Roma, "per ricevere denaro di provenienza illecita, occultarlo e smistarlo, avvalendosi in un caso anche della collaborazione del parlamentare, che lo ha attivamente coadiuvato nelle attività di illecita intermediazione". 

 

La fitta rete di tangenti, che vede coinvolti politici, funzionari ed imprenditori, mirata ad aggiudicarsi gli appalti dei ministeri, è emersa dall’inchiesta della Procura della Repubblica. 

Grazie all'operazione "Labirinto" (del Nucleo speciale polizia valutaria della Guardia di finanza di Roma), oggi all’alba sono scattati 24 ordini (12 in carcere e 12 ai domiciliari), 5 misure interdittive (obbligo di dimora e divieto di attivita' professionale), sequestro di piu' di 1,2 milioni di euro tra immobili, conti correnti e quote societarie. 

Complessivamente si tratta di oltre 50 tra arrestati e indagati, ritenuti "organici al sodalizio criminale".

Attualmente sono ancora in corso le perquisizioni finalizzate all'acquisizione di ulteriori elementi utili al prosieguo delle indagini che stanno interessando oltre 100 obiettivi tra la capitale, il Lazio, la Lombardia, il Veneto, l'Emilia Romagna, la Toscana, le Marche, l'Umbria e la Campania.

Finiti in manette anche due dipendenti dell'Agenzia delle Entrate di Roma.

Le indagini sono partite dall'approfondimento si svariate segnalazioni per operazioni sospette nei confronti di un consulente tributario romano e di un labirinto di società a lui riferibili che movimentano grandi somme di denaro ta i conti correnti personali e aziendali.

"Figura centrale del sistema affaristico criminale" scoperto dalla Gdf e' "un faccendiere capitolino, originario della Calabria, attivo nel settore delle pubbliche relazioni che, forte di 'entrature' politiche e grazie a salde, antiche relazioni con personalita' di vertice di enti e societa' pubbliche, costituiva lo snodo tra il mondo imprenditoriale e quello degli enti pubblici".

L'uomo, secondo gli investigatori, svolgeva "un'incessante e prezzolata opera di intermediazione nell'interesse personale e di imprenditori senza scrupoli interessati ad aggiudicarsi gare pubbliche".

Non solo: il faccendiere, "sfruttando i legami stabili con la 'politica', si adoperava anche per favorire la nomina, ai vertici di enti e di societa' pubbliche, di persone a lui vicine, cosi' acquisendo ragioni di credito nei confronti di queste che, riconoscenti, risultavano permeabili alle sue richieste". 

Il faccendiere, sempre secondo i finanzieri, utilizzava uno studio accanto al Parlamento, in una nota via del centro, "per ricevere danaro di illecita provenienza, occultarlo e smistarlo", avvalendosi in un caso anche della collaborazione di un parlamentare, attualmente indagato. 


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