Cosa Nostra in Abruzzo: le mani della mafia nella metanizzazione degli anni '80 e '90

Lavori in subappalto affidati a imprese collegate alla mafia

22 Maggio 2013   10:01  

Tra gli anni 80 e 90, quelli del boom della creazione delle infrastrutture italiane, la mafia si è fatta letteralmente strada sulla metanizzazione di parte del sud del paese.

La Guardia di finanza di Palermo ha sequestrato un patrimonio del valore di 48 milioni.

Grazie alla collaborazione di un gruppo imprenditoriale, come riferisce l'agenzia internazionale Reuters, Cosa Nostra si era infiltrata tra gli anni 80 e 90 nel business della metanizzazione del territorio siciliano.

"Le indagini hanno svelato le infiltrazioni di "Cosa Nostra" e dei suoi leader storici, fra cui Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella e Matteo Messina Denaro, negli affari delle società di un gruppo imprenditoriale che ha curato, a cavallo fra gli anni '80 e '90, la metanizzazione di intere aree del territorio siciliano.

Il gruppo imprenditoriale, che fa capo alla famiglia Brancato - dice la Gdf, ma senza rivelarne il nome -, si era sviluppato grazie all'appoggio dell'ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino, arrivando ad ottenere 72 concessioni per la metanizzazione di comuni in Sicilia e Abruzzo, i cui lavori sono stati poi affidati in subappalto ad imprese direttamente riconducibili alla mafia.

"Le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia - fra cui Giovanni Brusca, Vincenzo Ferro, Antonino Giuffré - ed il contenuto di alcuni pizzini sequestrati nel tempo a boss mafiosi e l'esame di decine di contratti di appalto e sub appalto hanno permesso di ricostruire la storia economico- finanziaria del gruppo imprenditoriale", si legge nella nota della Gdf.

I beni sequestrati si trovano tutti tra Sicilia e Sardegna.

"Tra i beni in sequestro, in Sicilia e Sardegna, ci sono società immobiliari e di produzione di metalli preziosi, imprese agricole, attività commerciali di prodotti petroliferi, combustibili ed oggetti d'arte, appartamenti, uffici, locali affittati ad importanti aziende e catene commerciali - molti dei quali situati nel centro di Palermo - immobili di pregio, amplissimi locali commerciali, opifici industriali, autorimesse, magazzini e disponibilità bancarie", precisa la Gdf.

Le indagini, che vedono al centro la Gas spa, hanno fatto emergere infiltrazioni di boss, fra cui Bernardo Provenzano, Leoluca Bagarella e Matteo Messina Denaro, negli affari delle societa' fra gli anni '80 e '90, affari che godevano di protezioni mafiose e politiche, in particolare dell'ex sindaco di Palermo Vito Ciancimino.


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