Costantini (Idv): "Ecco gli obiettivi occulti ed indicibili del piano sanitario di Chiodi"

''Vuole distruggere la sanità pubblica''

07 Ottobre 2011   13:46  

Carlo Costantini, capogruppo Idv in regione Abruzzo, denuncia con il seguente memoriale gli obiettivi occulti della riforma della sanità abruzzese.

Siamo alla fine del giugno 2011. Il commissario alla sanita' Chiodi e' alle prese con la devastazione del suo Piano Operativo 2010, da parte dei Tribunali abruzzesi, che lo annullano, contestandogli di aver modificato con atti amministrativi cio' che invece era stato previsto e programmato con leggi regionali. Sintomatici sono i casi degli Ospedali che Chiodi avrebbe dovuto riconvertire e che invece decide di chiudere, nonostante la loro chiusura non fosse disposta in alcuna delle leggi regionali sul risanamento dei conti che, da Commissario, avrebbe dovuto attuare.

Il Governo corre in suo aiuto e, caso forse unico in Italia, approva con legge dello stato (d.l. n. 98 del 5.7.2011, art. 17)  un atto amministrativo di un presidente di Regione, relativo a questioni di competenza di una assemblea legislativa regionale. Ma il Governo evidentemente non si fida piu' e comunica anche a Chiodi che si tratta della prima ed ultima volta.

E cosi' gli impone di adottare, entro e non oltre 60 giorni dall'entrata in vigore del decreto n. 98 del 5.7.2011 un nuovo piano sanitario, con l'obiettivo del raggiungimento dell'equilibrio economico stabile del bilancio sanitario regionale programmato sul piano di rientro e gli dice anche (proprio per evitare il ripetersi di pasticci come quelli accertati dai Tribunali abruzzesi) che se si trova di fronte alla necessita' di superare le previsioni contenute in provvedimenti legislativi regionali non rimossi, non puo' piu' fare di testa sua, ma deve utilizzare le procedure ex art. 2, comma 80, legge 191/2009.

Cosa prevedono di cosi' fastidioso queste procedure, al punto da aver indotto Chiodi ad esporsi a rischi elevatissimi, pur di non applicarle? Prevedono che il Commissario (Chiodi) trasmetta gli atti al Consiglio Regionale perche' intervenga, nell'esercizio di prerogative che la Costituzione assegna solo ai Consigli Regionali; che il Consiglio Regionale intervenga entro 60 giorni; e che, scaduto inutilmente il termine, provveda al suo posto non il Commissario, ma il Consiglio dei Ministri.

Dunque un nuovo protagonismo del Consiglio Regionale, dopo 3 anni di gestione commissariale che, aggiunto al protagonismo pieno che sarebbe derivato dall'approvazione del nuovo piano sanitario (automaticamente decadrebbe Chiodi dalle funzioni commissariali, che tornerebbero tutte al Consiglio Regionale), sembravano dover segnare una svolta.

Ed invece cosa accade? Accade che Chiodi se ne frega abbondantemente. Interpreta il termine di 60 giorni come non perentorio e dichiara persino che ha bisogno di piu' tempo perche' il nuovo piano sanitario lo vuole concertare con le categorie e con le opposizioni in Consiglio Regionale.

E nel frattempo continua ad andare per la sua strada e perpetua gli errori commessi con il Piano Operativo 2010. Adotta, infatti, un Piano Operativo 2011-2012 che collide con molte previsioni legislative regionali vigenti, senza attivare le procedure previste dall'art. 2, comma 80, legge 191/2009 e cosi' esponendosi agli stessi identici rischi ai quali si era esposto con le sentenze di annullamento dei Tribunali abruzzesi, poi "condonate" con uno specifico decreto legge dal Governo.

Ma perche' Chiodi se ne frega? Perche' e' sincero, quando ha detto che ha bisogno di piu' tempo per  confrontarsi con il Consiglio Regionale, opposizione inclusa? O perche' in condizioni normali, come quelle vissute da tutti i suoi predecessori, sarebbe costretto a rendere noti agli abruzzesi i suoi reali obiettivi e soprattutto, non riuscirebbe a pagare le cambiali (politiche) che ha firmato?

Il termine di 60 giorni fissato dal decreto legge e' scaduto da tempo e, cio' nonostante, ne' io, ne' altri capigruppo, ne' la V Commissione, ne' la conferenza dei capigruppo, ne' l'Ufficio di Presidenza risultiamo minimamente investiti o coinvolti da Chiodi nel confronto che avrebbe dovuto precedere l'approvazione del nuovo piano sanitario della Regione Abruzzo. Dunque, legittimo pensare che Chiodi, indifferente persino alle prescrizioni legislative impostegli dal suo stesso governo, ormai voglia continuare a veleggiare in solitudine nei pericolosi mari che circondano i tesori della sanita'.

Le conseguenze pratiche In questo quadro, che e' un quadro nel quale le regole, non solo quelle del confronto democratico, vengono letteralmente calpestate e gli obiettivi strategici non sono negli atti di programmazione previsti dalla legge, ma solo nella testa del Commissario Chiodi e, al massimo, nei verbali di qualche riunione secretata con i direttori generali delle Asl, puo' accadere di tutto. Puo' accadere che, indifferentemente, si dichiari nel Piano Operativo 2011-2012 che le cause dei numeri drammatici della mobilita' passiva (di abruzzesi che vanno a curarsi fuori Regione) sono riconducibili all'Aquila ed al terremoto e sviluppano numeri che superano i 90 milioni di euro, proprio mentre dalla direzione generale della Asl aquilana vengono divulgati dati che parlano di una "importazione" di pazienti che garantisce proprio all'Aquila il record della migliore mobilita' attiva in Regione, con cifre che arrivano a 40 milioni di euro.

Puo' accadere che un direttore generale e lo stesso Chiodi annuncino sulla stampa una speciale bozza di convenzione per affidare ai privati l'abbreviazione dei tempi delle liste di attesa e poi la stessa Asl risponda alla richiesta di avere copia dei relativi atti mettendo per iscritto che non esistono null'altro che i numeri e le convenzioni ordinarie gia' siglate con i privati. Puo' accadere che un Direttore generale, senza alcun atto formale di progammazione che lo autorizzi, si carichi della responsabilita' del c.d. "lavoro sporco" (di quello che Chiodi non vuole assolutamente fare) ed avvii la spoliazione dei posti letto per acuti di un intero Ospedale, come si sta concretamente determinando con l'Ospedale di Atri.

Puo' accadere che chi ha la responsabilita' di rimettere i conti a posto, destrutturi e definanzi i servizi di prevenzione sanitaria (gli unici che assicurano risparmi certi rispetti agli interventi di cura) portandoli di gran lunga al di sotto degli standards previsti o che, proprio mentre si susseguono le morti sul lavoro, non partano neppure i progetti gia' finanziati che riguardano la sicurezza sul lavoro (e' il caso della Asl di Teramo).

O puo' accadere persino che, in pochissmi giorni, il futuro dell'Ospedale di Sulmona venga affidato prima ad un intervento sulla struttura e l'area esistente del vecchio Ospedale, poi alla costruzione in project financing di un nuovo Ospedale e, poi ancora, alla ricerca di un immobile in affitto per allocarvi l'Ospedale (bando pubblicato il 1.10.2011) senza che a nessuno, mancando riferimenti specifici ad atti di programmazione, possa essere consentito di capire e di valutare le ragioni di quella che agli occhi di chiunque appare una gestione quantomeno drammaticamente approssimativa della sanita', fatta sulla pelle e con i soldi dei cittadini. I reali obiettivi di Chiodi non puoi mai leggerli in un atto di programmazione.

Sei sempre costretto a stanarli da mezze parole, cose dette e non dette, scelte che ti conducono in una determinata direzione, per porti dinanzi al fatto compiuto. Da qui il bisogno di Chiodi di conservare fino all'ultimo momento possibile i poteri commissariali, anche a costo di porre in essere evidenti violazioni delle leggi che regolamentano la materia. Per chiudere un ospedale dovresti prima dichiararlo su un atto di programmazione e poi avviare il trasloco.

Chiodi, invece, prima avvia e conclude il trasloco e poi comunica, a chi non se ne fosse accorto, che l'ospedale non c'e' piu'. Ad Atri se ne sono accorti, in altre realta' se ne accorgeranno tra poco ma, per quanto Chiodi non lo abbia mai detto espressamente, ne' scritto sul Piano Operativo 2011-2012 (se lo avesse fatto sarebbe andato incontro alle stesse conseguenze gia' subite dal Piano Operativo 2010; dunque meglio farlo, ma questa volta senza mai dirlo espressamente), la sua decisione e' quella di sopprimere definitivamente la funzione di ospedali per acuti ed i relativi posti letto ad Ortona, Atessa, Atri (Penne e Popoli sono gia' moribondi, da questo punto di vista). Non e' mai affermato esplicitamente, ma sara' una conseguenza inevitabile: - della concentrazione di tutti i fondi ex art. 20, fino all'ultimo euro, per la costruzione dei nuovi Ospedali di Avezzano, Sulmona, Lanciano, Vasto e Giulianova; non si capisce come potrebbero sopravvivere Ortona, Atessa ed Atri, senza piu' un euro a disposizione per le proprie esigenze strutturali; - delle politiche di concentrazione della casistica e di aumento dei volumi trattati per patologia, evocate nel Piano Operativo 2011-2012 (se intendi concentrare la casistica su un determinato ospedale, devi inevitabilmente sottrarre casistica ad altri Ospedali).

Chiuderanno, quindi, per "asfissia meccanica da incaprettamento", perche' e' nelle intenzioni di Chiodi privarli di ogni possibilita' di salvezza e tuttavia farli morire lentamente.

Con i Direttori generali delle Asl chiamati a sistemare le "corde", sulla base di "pizzini" sconosciuti alla politica ed all'opinione pubblica abruzzese. Le cambiali di Chiodi Sono in parte le stesse che il suo collega della Calabria Scopelliti ha gia' pagato.

1) Consegnare su un piatto d'argento a Infrastrutture Lombarde S.p.a. (o ad altra struttura di riferimento) la gestione di un maxi-appalto di quasi 500 milioni di euro per la realizzazione in project financing di 5 nuovi ospedali in Abruzzo.

2) Ampliare a dismisura la quota di partecipazione del privato nella spesa complessiva sanitaria abruzzese.

Come? Privando progressivamente di personale e mezzi le strutture pubbliche per distruggerne l'efficienza e subito dopo offrendo al cittadino la possibilita' indistinta di curarsi dal pubblico o dal privato (un po' come sta avvenendo nella scuola).

Il prezzo gia' pagato e quello ulteriore che rischiano di pagare gli abruzzesi Quello pagato e' scritto tra le righe nel Piano Operativo 2011-2012. Quasi 100 milioni di mobilita' passiva, di produzione di prestazioni sanitarie sottratte all'Abruzzo e regalate ad altre Regioni, possono valere anche 2.500 posti di lavoro, che in Abruzzo avrebbero occupato soprattutto giovani e donne.

Se a questo si aggiunge che la manovra di ulteriore contenimento della spesa per il personale vale altri 24 milioni di euro (pagina 16 del Piano Operativo 2011-2012), ecco che i posti di lavoro sottratti al sistema regionale si attestano sull'ordine delle 3.000 unita'.

Ma non e' tutto! Il piano prevede, infatti, che dagli stessi cittadini che hai privato di una opportunita' di lavoro, pretenderai meccanismi di compartecipazione tali da assicurarti introiti ulteriori fino a quasi 23 milioni di euro (pagina 21 del Piano Operativo 2011-2012).

Il tutto con effetti "depressivi" sul sistema economico regionale che ben difficilmente riuscirebbero ad essere compensati dagli investimenti promessi dallo Stato. Per il prezzo che, invece, pagheremo, al netto dei drammi sociali e familiari che continueranno a susseguirsi per chi, in Abruzzo, ha necessita' di prestazioni sanitarie, basta andare a verificare quanto sangue hanno ripreso a succhiare dai bilanci delle regioni gli ospedali in project financing gia realizzati in altre parti d'Italia (Mestre, ad esempio), per farsi un' idea dell'eredita' che vorrebbe lasciare Chiodi, senza neppure averci mai avvisato. Un giorno vorrebbe poter dire che tutto si e' determinato a sua insaputa. Meglio, quindi, avvisarlo subito.


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