Crisi dell'edilizia, a rischio duecentomila posti di lavoro

22 Dicembre 2008   14:00  

La negativa congiuntura economica che attraversa anche il nostro Paese investe come una burrasca il settore dell’edilizia.
L’eccessiva edificazione avvenuta nella fase di espansione che ha preceduto l’attuale recessione non ha potuto che produrre un blocco del mercato immobiliare, soprattutto a causa delle modalità di edificazione che di fatto hanno tagliato fuori il target di quella classe media che oggi non è più in grado di affrontare la spesa dell’acquisto di una abitazione, ma nello stesso tempo non rientra negli aventi diritto alla casa popolare.
D’altro canto l’Italia è il paese nel quale si è investito meno in Europa negli ultimi venti anni per l’edilizia economica e popolare: i cinquecento milioni di euro previsti dalla ultima finanziaria del governo Prodi, a fronte dei venti miliardi investiti in Spagna, sono persino stati congelati dal nuovo governo Berlusconi.
Urge insomma una seria politica per la casa, quella housing sociale che in altri paesi europei offre affitti calmierati o acquisti agevolati.
Fronte fondamentale nel comparto edile quello dei pubblici appalti, il forte calo degli investimenti in opere pubbliche ed infrastrutture mette a rischio duecentomila posti di lavoro nel 2009, oltre a mantenere lo storico deficit infrastrutturle italiano.
Questi i temi al centro dell’attivo regionale della Fillea Cgil, riunito stamani a L’Aquila alla presenza del segretario nazionale Walter Schiavella.

(MS)


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