Ddl diffamazione: il Senato boccia l'articolo 1 e affossa il provvedimento

26 Novembre 2012   18:13  

L'Aula del Senato ha bocciato con voto segreto l'articolo 1 del ddl sulla diffamazione a mezzo stampa, con 123 voti contrari, 29 favorevoli e 9 astenuti. Un voto che affossa definitivamente il provvedimento, di cui l'articolo - che prevede il carcere fino ad un anno per i giornalisti ma non per il direttore della testata - rappresenta il cuore. Alla luce del voto il presidente del Senato, Renato Schifani, ha sospeso la prosecuzione dell'esame del testo.

Alla votazione non ha partecipato il Pdl. 

Proprio oggi il direttore del Giornale,Alessandro Sallusti ha ricevuto l'ordine di arresto domiciliare, dopo lo stop di un mese della sentenza. Sallusti ha chiesto di scontare gli arresti domiciliari nella casa milanese della sua compagna Daniela Santanchè. Il direttore del Giornale, condannato a 14 mesi di carcere per diffamazione, potrà continuare a svolgere il suo lavoro se il magistrato di sorveglianza glielo consentirà.

Per il procuratore di Milano, Edmondo Bruti Liberati, per Sallusti esistono i requisiti per i domiciliari, visto che "la pena da eseguire è inferiore a 18 mesi", "non vi è all'evidenza pericolo di fuga", "né pericolosità sociale", e inoltre il domicilio fornito da Sallusti "risulta idonee ed effettivo".

Giuseppe Giulietti e Stefano Corradino, portavoce e direttore di 'Articolo21' affermano a caldo: ''Ora quel pessimo testo sia chiuso in un cassetto a doppia mandata e la chiave sia buttata direttamente nel Tevere. Chi voleva mettere le manette al diritto di cronaca è stato sconfitto. Un grazie alla Fnsi, all'Odg all'Unione dei Cronisti e a tutte le associazioni che per l'ennesima volta hanno difeso l'art.21 della Costituzione dai suoi molestatori»

''Il caso è chiuso - commenta il senatore del Pd Vincenzo Vita - grazie anche a una bella manciata di senatori della destra che ha votato contro l'articolo 1 del provvedimento. Abbiamo vinto, perché decaduto l'articolo 1 decade tutto. E' la morte annunciata e non accidentale di una porcata. Finalmente di questa brutta storia non sentiremo più parlare".

Il no di Palazzo Madama riabilita il Parlamento, commenta il presidente dei senatori dell'Udc, Gianpiero D'Alia, per cui "immaginare il carcere per i giornalisti era un inutile segnale intimidatorio", mentre anche Francesco Rutelli esprime grande soddisfazione per la bocciatura dell'articolo 1 del ddl.

Il presidente dell'ordine dei giornalisti Enzo Iacopino è "grato a chi ha votato per mandare a morte una legge assurda, anche se resta la preoccupazione per ciò che avverrà, dal momento che rimane la vecchia legge". Ci piacerebbe - aggiunge Iacopino - che fra una legge a favore delle banche e una per le assicurazioni se ne facesse anche una per garantire ai cittadini il diritto a un'informazione libera".

L'appello congiunto della Federazione degli editori e del sindacato dei giornalisti al Parlamento prima del voto

''Il ddl sulla diffamazione è "una pessima legge che introduce norme assurde: le ragioni della protesta e la richiesta di ritiro sono condivise da Fieg e da Fnsi".

Lo si legge nell'appello congiunto della Federazione degli editori e del sindacato dei giornalisti al Parlamento, alla vigilia del voto in Senato sul provvedimento."In occasione della discussione al Senato della Repubblica del disegno di legge sulla diffamazione a mezzo stampa - si legge nell'appello congiunto - la Fieg e la Fnsi si uniscono nel rinnovare al Parlamento e a tutte le forze politiche l'appello a non introdurre nel nostro ordinamento limitazioni ingiustificate al diritto di cronaca e sanzioni sproporzionate e inique a carico dei giornalisti con condizionamenti sull'attività delle libere imprese editoriali, senza peraltro che siano introdotte regole efficaci di riparazione della dignità delle persone per eventuali errori o scorrettezze dell'informazione".

"Il testo che va al voto dell'aula del Senato - affermano la Federazione degli editori e il sindacato dei giornalisti - non riesce a bilanciare il diritto dei cittadini all'onorabilità e il diritto-dovere dell'informazione a cercare e proporre, con lealtà, verità di interesse pubblico, come viene chiesto al giornalista professionale.

Le norme proposte, inoltre, come ha rilevato il Governo - che ha espresso parere tecnico contrario - sollevano dubbi di incostituzionalità e di incoerenza con l'articolo 110 del Codice Penale, nonché con l'articolo 57 relativo ai reati a mezzo stampa". A giudizio di Fieg e Fnsi, "si tratta di una pessima legge che introduce norme assurde: le ragioni della protesta e la richiesta di ritiro sono condivise da Fieg e da Fnsi.

Gli editori e i giornalisti concordano sulla necessità di tutelare la dignità delle persone, tutela che si deve realizzare con azioni tese a sostenere un giornalismo etico e responsabile. Nessuna legge che abbia come sanzione il carcere lo può alimentare. In questo modo, invece, si introducono solo elementi di condizionamento, di paura per la possibile esplosione di querele temerarie e di controllo improprio che non possono essere condivisi".

Fieg e Fnsi "riconoscono che equilibrate sanzioni economiche e rettifiche documentate e riparatrici siano la strada principale di un ordinamento moderno del diritto dell'informazione che abbia come obiettivo la tutela della dignità delle persone.

E' necessario salvaguardare il bene informazione, la sua natura, il suo valore per una stampa libera, autonoma e pluralista. Occorrono leggi giuste e eque che tutelino efficacemente le persone ed esaltino le responsabilità e la funzione civica della stampa e del giornalista".

"Fieg e Fnsi rivolgono un appello estremo al Parlamento e alle forze politiche perché si evitino soluzioni non appropriate. L'Italia - concludono - deve restare in linea con i principi del diritto europei delle nazioni più evolute".

 


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