Le fiamme si sono alzate verso le 3,30 dalla discarica gestita dalla" Ecoadriatica" srl dei fratelli Bellia, vicino al Megalò e sono state notate da un automobilista che ha immediatamente avvertito il “115”. L’incendio si è propagato in breve tempo, sprigionando una nube di fumo tossico, dovuto alla presenza nella discarica di pneumatici e plastica di ogni tipo. C’è voluta tutta la notte per permettere ai vigili del fuoco di domare le fiamme; le operazioni di bonifica sono proseguite per tutto il giorno fino a tarda sera. Gli investigatori ipotizzano il dolo dal momento che all’interno del deposito sono stati rinvenuti 3 focolai. Se così fosse, sarebbe il secondo incendio doloso, subito dalla discarica di via Tirino. Il primo infatti divampò nel giugno del 1999. Anche in quel caso le fiamme si svilupparono di notte e mille quintali di rifiuti, materiali vari, prevalentemente residui di lavorazione tessile, plastica e carta, finirono per essere carbonizzati. A quel tempo però la società si chiamava “Ecoambiente” ed era di Sergio Bellia. Nel deposito si raccoglieva materiale delle industrie della Valpescara destinato allo stoccaggio, al riciclaggio o allo smaltimento. L’ intervento dei carabinieri, allora, portò all’apertura di una maxi indagine, chiamata “Ecoscalo”, una delle più grandi sul traffico illecito di rifiuti, in cui vennero coinvolte Abruzzo, Campania e Marche e grazie alla quale finirono in manette cinque persone. Dell’ipotesi di dolo è stato avvertito, ieri, il sostituto procuratore Giuseppe Falasca, magistrato di turno, lo stesso che qualche mese fa aveva fatto sequestrare la discarica dalla Guardia di finanza con l’accusa nei confronti della srl di “illecito smaltimento dei rifiuti” dal momento che la società scalina avrebbe usufruito di agevolazioni (ecotassa) previste per lo stoccaggio dei rifiuti. Il p.m. Falasca aveva in seguito emesso nei confronti della Ecoadriatica un’ ordinanza di bonifica dell’area dall’enorme massa di rifiuti e ne aveva, così, ordinato la riapertura per consentire ai proprietari le operazioni. Un book fotografico prodotto dalla fiamme gialle su richiesta dallo stesso magistrato, avrebbe testimoniato la buona riuscita dei lavori di bonifica, determinando, così, la riapertura della discarica. Provvedimento che è stato emesso circa dieci di giorni fa. Ora però a poche ore dalla fine dell'operazione "bonifica", si contano i danni, ritenuti gravi soprattutto per quanto riguarda l’ambiente. Sulle conseguenze ecologiche dell'incendio,infatti, dovranno rispondere gli esperti e i tecnici, i quali saranno chiamati a relazionare alla magistratura, che ha già aperto una inchiesta.
(IP)