Dopo 7 giorni che si fa?
Questa mattina sul sito del Commissario per la Ricostruzione è apparso un modulo di Dichiarazione di assenza temporanea da C.A.S.E. e M.A.P. redatto dalla Struttura per la Gestione dell'Emergenza - Area Assistenza alla Popolazione.
Secondo quanto segnalato si può comunicare, attraverso il modulo da consegnare a mano o via raccomandata, quando si lascia la propria casa per un periodo superiore a 7 giorni, indicando, con esattezza, data di partenza e di ritorno, nomi e cognomi dei componenti del nucleo che lasceranno la casa per quale periodo e un riferimento di telefono cellulare.
Mettiamo il caso che lo stressatissimo cittadino aquilano decida di partire, per una breve vacanza (finalmente!) per più di 7 gg per una destinazione raggiungibile con l'aereo e mettiamo anche il caso, che alla data del ritorno scatti una serie infinita di scioperi del comparto aereo. Oppure il cittadino potrebbe essere trattenuto da un amico che lo invita a fermarsi qualche giorno in più.
Il Grande Fratello di Orwell controlla da lontano la C.A.S.A. o il M.A.P. e il settimo giorno si accorge che lo spiato aquilano non è rincasato. Che fa?
Lo chiama a telefono. Per dirgli: "questa casa non è un albergo" (il che desterebbe la risatina degli sfollati ancora in stutture alberghiere) oppure "hai oltrepassato il numero massimo di giorni d'assenza consentito. Potrai rientrare solo accompagnato dai genitori".
Se non risponde al telefono LA STRUTTURA PER LA GESTIONE DELL'EMERGENZA chiama "chi l'ha visto?"!
A parte l'irornia ciò che si chiede al cittadino è sorprdendente. Molti non comunicano nemmeno al marito, alla moglie, alla madre e al padre quando e dove andranno, lo devono fare ad una struttura di emergenza che li sovrasta?
AllA questo punto viene ancora da domandarsi se fornire tale comunicazione quando si parte sia un obbligo o "un caldo invito" a rendere note, alla suddetta struttura, essenziali informazioni sociali di ogni singolo cittadino.
E' giusto chiedere il rispetto delle regole, ma il controllo dell'azione, la schedatura delle abitudini, ricorda certo statalismo socialista di tempi che furono. Ciò è troppo anche per i terremotati.
