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La signora Marina, protagonista della trasmissione di Forum nella veste di finta commerciante terremotata, e che in città ha scatenato un putiferio di reazioni indignate, in realtà è una fioraia di Popoli, cittadina vicino Sulmona, che è solita aprire al mercatino di fronte al cimitero. A Forum per sua stessa ammissione è andata recitare un copione per 300 euro.
Questa mattina al mercatino del cimitero la signora Marina non c'era, la spazio a lei assegnato era vuoto, ed è probabile non ci sarà neanche nei prossimi giorni, perché i suoi colleghi di bancarella, quasi tutti aquilani, non hanno certo preso bene la performance televisiva della signora Marina a Forum, e con molta civiltà gli hanno consigliato di non farsi vedere per un po', o magari di andare a vendere da un'altra parte.
Al nostro microfono il signor Walter racconta quello che è accaduto all'indomani della trasmissione lì al mercatino.
Riferisce della sua accesa discussione con la signora Marina. E prova a far capire cosa significa stare 14 mesi in albergo senza alternative, in 10 metri quadrati, spesso in solitudine e a rischio di perdere il lume della ragione (era stato detto a Forum: ''in albergo gli aquilani ci vogliono stare perché mangiano e bevono gratis''), cosa significa vivere in una C.A.S.A. di 40 metri quadri con i parenti e la casa distrutta in centro con prospettive molto lunghe di rientro, (''tutti hanno avuto una casa con giardino e garage''), cosa significa insistere a fare il venditore ambulante a L'Aquila guadagnando il 10 per cento di quello che si guadagnava al mercato a Piazza Duomo, (''l'economia è ripartita, tutti i negozi hanno riaperto!'').
Nelle parole di Walter abbiamo colto due ragioni di ottimismo, in vista della ricostruzione della città. La prima è la pacatezza a prova anche delle più violente provocazioni come è stata la trasmissione di Forum, mostrata dal nostro interlocutore.
Il secondo motivo è che dopo il terremoto, nonostante tutto, il vacuo chiacchiericcio di certa tv-spazzatura è un lontanissimo brusio di fondo, davanti a cui è di gran lunga preferibile ascoltare la nuda verità delle macerie e della quotidiana fatica del vivere post-sismico.
FT